Come Mondelez Italia ha ridotto le emissioni unificando il flusso snack
Se Barilla è riuscita a snellire la sua supply chain (e allo stesso tempo a ridurre le emissioni inquinanti) eliminando i cosiddetti mix warehouse, Mondelez ha ottenuto un risultato simile seguendo una strategia diversa. La multinazionale statunitense, colosso noto per brand come Fonzies, Cipster, ma anche Philadelphia, Sottilette o Saiwa, ha ottimizzato un pezzo della […]
Se Barilla è riuscita a snellire la sua supply chain (e allo stesso tempo a ridurre le emissioni inquinanti) eliminando i cosiddetti mix warehouse, Mondelez ha ottenuto un risultato simile seguendo una strategia diversa. La multinazionale statunitense, colosso noto per brand come Fonzies, Cipster, ma anche Philadelphia, Sottilette o Saiwa, ha ottimizzato un pezzo della sua catena logistica accorpando due flussi relativi alla divisione snack, e come il gruppo di Parma ha poi verificato la bontà del suo operato in chiave green attraverso il tool Ecologistico2 di GS1 Italia.
A presentare il caso, nel corso di un webinar organizzato dalla stessa associazione, è stata Valentina Cenni, Customer Collaboration Specialist di Mondelez Italia, partendo dallo status quo su cui il gruppo ha deciso di intervenire, che prevedeva due distinti flussi (uno per i prodotti delle categorie Caramelle e Cioccolato, l’altro per i Biscotti), ognuno curato da un operatore logistico, con un magazzino dedicato e con due network di distribuzione separati. La scelta aziendale, ha spiegato Cenni, è andata nella direzione di accorparli, gestendoli quindi insieme, come divisione Snack. Nel dettaglio, si è previsto un “consolidamento delle operazioni di ricevimento, stoccaggio e smistamento dei prodotti ad un unico operatore logistico”, parimenti con “l’affidamento delle consegne per tutta Italia, sia dirette sia tramite la rete di transit point regionali, di tutti i prodotti snack (Caramelle e Cioccolato e Biscotti)”.
Progetto dall’implementazione non banale, perché ha richiesto il coinvolgimento e la collaborazione della clientela, chiamata a unificare i propri ordini, che in precedenza erano separati nelle due categorie.
Nel concreto, ha raccontato ancora Cenni, con la clientela si è partiti dall’allineamento delle anagrafiche e dal dimensionamento degli ordini (ovvero con la revisione del relativo livello minimo) sino ad arrivare all’accorpamento di fatture, ordini e documenti di trasporto. Laddove l’accorpamento ordini non risultava praticabile, si è scelto di procedere unificando per più ordinazioni distinte la data richiesta di consegna. I flussi sono dunque stati accorpati ‘a monte’, ovvero dagli stabilimenti produttivi europei al magazzino centrale per l’Italia, collocato in prossimità del plant produttivo, e soprattutto a valle (nelle spedizioni dirette ai punti di consegna), con un miglioramento che ha interessato in particolare la saturazione degli automezzi, stimato in un +12,5%, e quindi una diminuzione del numero di viaggi.
Nel dettaglio, il ridisegno del network di Mondelez Italia ha comportato una riduzione delle emissioni di trasporto pari a 810,84 ton di CO2e/anno, per il 90% dovuti al calo sui flussi outbound, mentre dal versante della PMx/anno, l’abbattimento è stimato in un ‘risparmio’ di circa 4,58 kg.
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