Container: spedizionieri in lotta con le compagnie di navigazione (VIDEO)
Intervenendo a un convegno di Port & Shipping Tech nell’ambito della Naples Shipping Week il vicepresidente della federazione nazionale degli spedizionieri Fedespedi, Andrea Scarpa, ha fatto il punto sullo ‘stato di salute’ della categoria stretta fra emergenza Covid e noli marittimi alle stelle nel trasporto container. “Per quanto riguarda la parola ‘resilienza’, che ormai è […]
Intervenendo a un convegno di Port & Shipping Tech nell’ambito della Naples Shipping Week il vicepresidente della federazione nazionale degli spedizionieri Fedespedi, Andrea Scarpa, ha fatto il punto sullo ‘stato di salute’ della categoria stretta fra emergenza Covid e noli marittimi alle stelle nel trasporto container.
“Per quanto riguarda la parola ‘resilienza’, che ormai è sulla bocca di tutti e continua a essere sempre più pronunciata, per noi è stato un must da sempre. Nel senso che la nostra categoria è inserita nel cluster marittimo ma è abituata ad avere questo tipo di approccio da sempre. Perché noi siamo, in particolare qui in Italia, il vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro. Abbiamo questa funzione di ammortizzatori fra i clienti, che in genere sono più grossi di noi, e dall’altra parte le compagnie di navigazione o le compagnie aeree. Noi siamo abituati a fare da tramite fra questi due soggetti. Dobbiamo essere resilienti e flessibili per antonomasia perché le situazioni mondiali cambiano in continuazione. La resilienza è nel nostro Dna da sempre e qui in Italia è il nostro punto di forza” ha detto l’esperto spedizionieri veneziano.
Scarpa, analizzando lo scenario di mercato nazionale, ha aggiunto: “L’Italia, rispetto ad altri paesi europei, ad esempio la Germania, è un mercato molto diverso. Nel nostro Paese gli spedizionieri sono medio-piccoli mentre in Germania ci sono dei colossi. Il fatto di essere così piccoli ci consente di essere ancora più flessibili rispetto ai colossi mondiali e questo nel mercato italiano ci dà ancora qualche possibilità maggiore di sopravvivenza e di riuscire a seguire le necessità delle aziende che sono anch’esse Pmi spesso”.
Non potrà però essere così ancora a lungo per alcune ragioni precise. “Quello che, anche come Fedespedi, abbiamo sempre cercato di dire agli associati è che, nell’ambito delle possibilità che ci sono, bisogna pensare ad aggregazioni, a diventare un po’ più grandi, a pensare anche un po’ più in grande. Perché il futuro è quello di confrontarsi con i grandi gruppi mondiali. Piccolo era bello una volta ma più avanti si va ed è sempre meno bello. Purtroppo in Italia abbiamo tante parrocchie e tante piccole aziende che credono di essere le migliori del mondo”.
Scarpa è poi passato ad analizzare le criticità che sta incontrando in questo particolare momento storico chi deve spedire merci: “Grazie ai blank sailing (cancellazioni di partenze, ndr) che hanno messo in atto, le compagnie di navigazione sono riuscite, pur in un momento di contrazione dei traffici mondiali nei container nell’ordine dell’11-12% a livello mondiale, a fare salire i noli. Certe compagnia addirittura hanno cancellato i contratti che avevano in atto e non solamente alle aziende di spedizioni medio-piccole. Cancellazioni di contratti in essere per cercare di spostarci tutti verso lo spot booking, il sistema di prenotazione dei container al nolo che trovi in quel momento sul portale. Quindi senza avere la prospettiva di un contratto che possa durare un mese, due mesi, cinque mesi o un anno”.
Il sistema di prenotazione che avviene per i passeggeri nel trasporto aereo, dove uno vede il prezzo disponibile quel giorno e accetta se acquistarlo per viaggiare o meno. “Nel nostro lavoro questo sistema però non è possibile perché le aziende hanno bisogno di ricevere i loro materiali per produrre o per vendere, non possono attendere mesi” (nella speranza di noli migliori). Scarpa sferra poi un attacco ai vettori marittimi: “Stiamo subendo questa situazione da parte delle compagnie di navigazione che sappiamo hanno anche l’esenzione da certe questioni di antitrust (Block exemption regulation, ndr). Si sono messi assieme inconsorzi, alcuni vettori hanno sovvenzioni da parte dei rispettivi Stati che la nostra categoria non ha. Ci troviamo dunque in una posizione di svantaggio sempre più acuta per cui la necessità di mettersi assieme diventerà un obbligo per gli spedizionieri”.
Nel lavoro quotidiano di chi spedisce e ricevere merci via aerea o via mare rimangono poi alcuni scogli da superare. “La burocrazia dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ma più in generale la burocrazia che ci assilla e ci fa diventare anche meno competitivi rispetto ad altri paesi europei” è quello più sentito. “Se riuscissimo a togliere buona parte della burocrazia che incombe su importatori ed esportatori direi che faremmo giù un grandissimo passo avanti. Basterebbe essere messi nelle condizioni degli altri Paesi europei che ci fanno una concorrenza sleale; buona parte, diciamo un 20-25%, della merce che arriva nel Triveneto non passa attraverso i porti italiani ma da quelli del Nord Europa. Avviene perché là le procedure sono molto diverse rispetto a quelle che abbiamo in Italia. Lo sportello unico dei controlli alle merci, se funzionasse, consentirebbe all’Italia di riacquisire quei traffici dirottati. Ci vorrebbe un unico interlocutore in grado di dire in tempi ragionevoli sì o no allo sdoganamento della merce”.
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