La logistica italiana del colosso farmaceutico Bayer raccontata dal supply chain manager Michele Palumbo
Con oltre 390 controllate in 87 paesi, il Gruppo Bayer è senza dubbio uno degli attori chiave del settore delle Life Sciences a livello globale e tra quelli più vocati anche allo sviluppo di innovazioni. Questo non soltanto nella ricerca relativa a preparati medico-farmaceutici per uso umano e a prodotti chimici e biologici innovativi e […]
Con oltre 390 controllate in 87 paesi, il Gruppo Bayer è senza dubbio uno degli attori chiave del settore delle Life Sciences a livello globale e tra quelli più vocati anche allo sviluppo di innovazioni.
Questo non soltanto nella ricerca relativa a preparati medico-farmaceutici per uso umano e a prodotti chimici e biologici innovativi e soluzioni digitali per la protezione delle colture e per un’agricoltura sostenibile (nell’ambito della cosiddetta Animal Health non è più presente, dopo la cessione delle relative attività ad Elanco avvenuta lo scorso agosto), ma anche in quello relativo all’approntamento di nuove soluzioni logistiche, come ha avuto modo di illustrare a SUPPLY CHAIN ITALY Michele Palumbo, Head of Supply Chain Management Italy di Bayer Spa, entità nella quale ricadono le attività legate al settore farmaceutico.
“Insieme a Intesa, società del gruppo Ibm, stiamo studiando le potenzialità della tecnologia Blockchain, che andrebbe ad attingere le informazioni raccolte dai sensori Rfid. Entro la fine dell’anno concluderemo la verifica di fattibilità e vedremo se procedere”.
Nell’ultima decina di anni sono state diverse e molto significative le innovazioni introdotte nella supply chain italiana del gruppo, tanto che, parlando della trasformazione che questa ha avuto, Palumbo usa non a caso il termine “metamorfosi”.
L’introduzione della tecnologia Rfid (ovvero di identificazione a radiofrequenza, tramite l’inserimento di apposite etichette elettroniche o tag) è stata senz’altro uno dei pilastri di questo percorso sviluppato in collaborazione con l’Università di Parma e Murata Id Solutions che hanno assicurato la tracciabilità di prodotti e di pallet. Nel prossimo futuro l’adozione di sensoristica IoT sarà in grado di fornire informazioni chiave su temperature, geolocalizzazione, sostenibilità, tempi di transito, compliance, safety & security.
La chiave di volta della ‘rivoluzione’ introdotta nella supply chain di Bayer in Italia nell’ultimo decennio – si percepisce dalle parole di chi l’ha ‘guidata’ – è stata però l’introduzione di una piattaforma informatica integrata, sviluppata con la società TesiSquare, che opera proprio nella progettazione e implementazione di ecosistemi digitali collaborativi.
“Puntavamo a superare i problemi di interfaccia di Sap, con una soluzione in grado di calcolare in modo completamente automatico i costi da pre-fatturare mensilmente mediante un avanzato Transport Management System, in grado anche di tracciare in tempo reale i livelli di servizio e gestire resi e reclami, così come di simulare l’assetto distributivo ottimale a fronte di cambiamenti di scenario” spiega Palumbo.
“Abbiamo messo insieme per la prima volta, in un’unica piattaforma on the cloud, anche i nostri fornitori di servizi logistici, i trasportatori e il customer service. Tutti loro possono accedere al sistema e gestire le informazioni di loro competenza. In questo modo possiamo tracciare i prodotti lungo tutto l’iter distributivo”. Tra i vantaggi offerti dalla piattaforma, evidenzia il manager, ci sono sicuramente il fatto che il sistema ‘parli’ diversi linguaggi (doc, Xml, Java, etc.) così come la possibilità di poter caricare dati in diversi formati (Fax, edi, SMS, GPS, email, e così via). Tra i benefici, l’automazione del calcolo dei costi di trasporto (l’intervento umano è solo per gestire le eccezioni) mentre, a livello di contract management, la piattaforma permette di fronteggiare un’ampia gamma di variabili (ADR, fuel surcharge, contrassegno, telefonata, sponda idraulica, facchinaggio, giacenza, isole, riconsegne).
Oltre ad avere un pannello di controllo per gli indicatori Kpi, uno dei punti di forza più apprezzati dall’ “utilizzatore” è poi anche la presenza di un motore di simulazione, che permette quindi di immaginare e studiare l’efficienza di network distributivi alternativi.
Il progetto è stato avviato nel 2010, mentre la sua implementazione è stata completata nel 2012. Da quel momento – spiega Palumbo – la piattaforma ha rappresentato un punto di riferimento per l’intera industria pharma, tanto da essere poi stata utilizzata per dar vita ad un nuovo contesto collaborativo nell’ambito della supply chain di settore, grazie al coinvolgimento del Consorzio Dafne, comunità di aziende farmaceutiche e distributori intermedi che si propone di favorire la diffusione di soluzioni digitali nella filiera healthcare.
In questo quadro, altro elemento di innovazione introdotto da Bayer in Italia nella gestione logistica è stato il Green Pallet, ovvero un pallet realizzato utilizzando plastica poliaccoppiata, dal 2019 dotato anche di sistemi RFiD. “Stiamo testando una versione 4.0, dotata anche di sensoristica IoT (internet of Things). Saremo presto in grado di dialogare con ogni singolo pallet e raccogliere le informazioni essenziali per certificare che il trasporto sia stato effettuato nelle migliori condizioni (temperatura, umidità, urti, geo-localizzazione, luce/ombra, ecc.) sia durante le fasi di manipolazione in magazzino, che durante il trasporto”.
Detto dei progetti innovativi su cui ha lavorato (e sta lavorando) Bayer in Italia per la sua logistica, Palumbo – in azienda dal 2010 e dal 2017 nel ruolo di Head of Supply Chain Management Italy – ha poi illustrato nel dettaglio come è articolata la distribuzione dei prodotti delle due divisioni Pharmaceutical e Consumer Health (cioè rispettivamente farmaci etici e da banco) destinati alla Penisola, realizzati nei circa 30 stabilimenti che il gruppo ha in giro per il mondo.
Per inciso, l’approccio aziendale prevede che la funzione Supply Chain affianchi quella commerciale nelle previsioni delle vendite, con tecniche non basate solo sull’analisi storica (sempre meno in grado di aiutare nelle previsioni) ma su modelli di calcolo predittivi, ed è in questo modo che vengono decise le quantità di prodotto da realizzare nei vari impianti. Dato che la funzione Supply Chain si occupa anche di fornire il materiale necessario a ‘bollinare’ i prodotti – ovvero ad apporre l’apposito adesivo anticontraffazione, seguendo le relazioni con il Poligrafico di Stato e il Ministero della Salute – tra le sue attività rientra anche la spedizione degli stessi ‘bollini’, necessari per la vendita in Italia, agli stabilimenti sparsi per il mondo.
Una volta realizzati, i prodotti tendenzialmente arrivano in Italia via gomma e per via aerea (la nave viene utilizzata per lo più per materiali che non hanno esigenze di conservazione a temperatura controllata) e confluiscono poi nell’hub logistico principale dell’azienda, situato a Livraga (in provincia di Lodi). Il centro è uno dei due magazzini di cui si serve Bayer Spa: il secondo, per la distribuzione nelle Regioni del Centro-Sud, è ad Anagni, ed entrambi sono di Silvano Chiapparoli Logistica Spa. Nelle due strutture, naturalmente, arrivano anche i prodotti farmaceutici realizzati nello stabilimento di Garbagnate, uno dei centri produttivi più importanti e innovativi a livello mondiale per il gruppo. Il valore dello stock di magazzino, spiega Palumbo, è di circa “un centinaio di milioni di euro”.
Nel complesso, spiega il manager, “parliamo della gestione di circa 300 referenze tra prodotti Pharma (120) e Consumer (180), cui si aggiungono circa 6mila dispositivi medici e mezzi di contrasto per la divisione Radiologia“.
“Il magazzino principale è quello di Livraga, che riassortisce quello di Anagni. Questo assetto distributivo ha rivelato più volte la sua validità, ad esempio durante le fasi acute dell’emergenza Covid, e la ragione è semplice: Livraga è a pochi km di distanza da Codogno, e gran parte del suo personale abita in quella che all’epoca venne indicata come la prima zona rossa. Durante l’emergenza abbiamo quindi ribaltato la gerarchia dei due magazzini rendendo temporaneamente principale quello di Anagni, questo ci ha permesso di non avere discontinuità nella supply chain”.
Per la distribuzione verso i punti consegna finale, Bayer Spa si avvale poi principalmente di Eurodifarm, società di trasporto del gruppo Dhl, e di PHSE per quel che riguarda specificamente i servizi espressi a temperatura 2-8 gradi destinati agli ospedali. Le consegne dei prodotti radioattivi della linea Xofigo, destinati perlopiù ai pazienti oncologici in cura nelle aziende ospedaliere, circa 10 mila ogni anno, sono effettuate dall’operatore specializzato MIT Safetrans (pure, dal 2016, sotto il controllo di Dhl).
Nel complesso, nel 2019 Bayer Spa – anche grazie alle migliorie introdotte negli anni precedenti – ha speso per le attività di trasporto e consegna sul territorio nazionale circa 5 milioni di euro, e un importo analogo per la gestione delle attività di magazzino.
Per fornire una panoramica dei volumi: “Gestiamo ogni anno circa 75.000 pallet in ingresso a Livraga, una parte dei quali come detto viene rilanciata ad Anagni per la distribuzione nell’Italia centro-meridionale, con una giacenza media cumulata di 15mila pallet”. La distribuzione in Italia comprende ogni anno 15 milioni di confezioni che confluiscono in un milione di colli misti, cui va sommato un milione di colli standard e ulteriori 25mila pallet monoreferenza. Quindi parliamo di circa 100mila pallet ogni anno“. Nel 2019, quando era dunque ancora pienamente attiva nel segmento Animal Health, Bayer Spa ha effettuato in Italia circa 200mila consegne, verso complessivi 20mila punti di destinazione finale, tra cui 11mila farmacie e parafarmacie, 3.500 ospedali e case di cura, 3.000 centri della GDO e 2.000 pet shop.
Relativamente alle stime di vendita del 2020, e di conseguenza sulle consegne, per Palumbo è impossibile fare previsioni, anche relativamente a quello che sarà l’impatto del Covid. Da un lato il fatto che, durante il lockdown, certi centri medici abbiano diradato o ritardato le visite già pianificate per altre patologie, ha infatti provocato un calo nell’acquisto di alcuni farmaci, poi in parte recuperato. “La stessa adozione di misure di distanziamento sociale e l’utilizzo di Dpi potrebbe aver limitato la diffusione di alcune patologie, mentre dall’altra parte la malattia causata da Covid-19 ha accresciuto la richiesta di altri farmaci utilizzati nei cocktail impiegati nella cura, così come quella di prodotti per il rafforzamento delle difese immunitarie o di integratori: ma la situazione, come ovvio, è estremamente volatile”.
Francesca Marchesi
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