I nodi della logistica a -70° del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech
La somministrazione del vaccino di Pfizer (che lo sta sviluppando in collaborazione con BioNTech), se e quando potrà avvenire, rischia di porre un dilemma logistico-gestionale ai soggetti che saranno incaricati di somministrarlo. Come noto il preparato – del quale ieri è stata annunciata l’efficacia su oltre il 90% dei casi, nell’ambito della fase 3 della […]
La somministrazione del vaccino di Pfizer (che lo sta sviluppando in collaborazione con BioNTech), se e quando potrà avvenire, rischia di porre un dilemma logistico-gestionale ai soggetti che saranno incaricati di somministrarlo.
Come noto il preparato – del quale ieri è stata annunciata l’efficacia su oltre il 90% dei casi, nell’ambito della fase 3 della sua sperimentazione – si basa su mRNA sintetico e deve essere conservato a temperature rigide (-70° circa). Lo stoccaggio a temperature più elevate (il range standard 2-8°) è possibile ma ne accorcia sensibilmente la vita a un massimo di cinque giorni.
Si tratta di caratteristiche che, come già rilevato, renderanno più difficoltosa la sua distribuzione alla larga maggioranza della popolazione (attività che comunque non avverrà a breve) e che limiteranno anche i possibili punti di somministrazione.
Considerata la catena del freddo necessaria, il preparato secondo alcuni operatori non potrà essere somministrato nelle farmacie (come auspicato ad esempio anche da Assoram). Ma, come evidenziato da un ricercatore del Johns Hopkins Center for Health Security interpellato da Reuters “renderà complicata anche la somministrazione da parte degli ospedali, anche nelle grandi città”, perché questi “non dispongono di strutture di stoccaggio per un vaccino a quella temperatura estremamente bassa”. La valutazione è stata confermata all’agenzia di stampa da alcuni responsabili di grandi aziende ospedaliere negli Usa.
Pfizer, a cui ovviamente il problema è noto, ha cercato una soluzione ideando e facendo produrre speciali cool box riutilizzabili che impiegano ghiaccio secco, in grado di conservare tra 1.000 e 5.000 dosi di vaccino a temperature di congelamento per un massimo di 10 giorni.
L’amministratore delegato di BioNTech, Ugur Sahin, ha anche aggiunto a Reuters che le due aziende partner stanno analizzando se è possibile estendere la sua durata a 2 settimane nel caso di conservazione a temperature tra i 2-8°C.
Secondo Claire Hannan, direttore esecutivo della statunitense Association of Immunization Managers, in assenza di strutture per lo stoccaggio a -70°C medici e direttori sanitari potranno trovarsi di fronte a questo dilemma: decidere di utilizzare in blocco tutte le migliaia di dosi contenute in una cool box in meno di 5 giorni o in alternativa aprire le ‘scatole’ solo due volte al giorno, sostituendo il ghiaccio secco in scadenza in modo da allungare la vita dei vaccini contenuti.
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