L’assenza di un terminal container a Cagliari costa cara all’industria sarda
Confindustria Sardegna Meridionale ha inviato una nota al presidente della Autorità di Sistema Portuale del Mar di Sardegna Massimo Deiana per esprimere “la fortissima preoccupazione del mondo produttivo locale per l’oramai lungo periodo trascorso dalla decadenza della concessione” di Cagliari International Container Terminal. Sono passati infatti ormai tre mesi dalla chiusura della gara internazionale nella […]
Confindustria Sardegna Meridionale ha inviato una nota al presidente della Autorità di Sistema Portuale del Mar di Sardegna Massimo Deiana per esprimere “la fortissima preoccupazione del mondo produttivo locale per l’oramai lungo periodo trascorso dalla decadenza della concessione” di Cagliari International Container Terminal.
Sono passati infatti ormai tre mesi dalla chiusura della gara internazionale nella quale si era fatta avanti la società di diritto inglese Pifim, in avvalimento con la Port of Amsterdam International. In questo periodo la commissione incaricata ha valutato il piano industriale messo sul tavolo dagli investitori e proprio oggi, secondo quanto riportato da SHIPPING ITALY, è in programma un nuovo incontro tra questi e la port authority. Per una parte della struttura, va ricordato, era stata peraltro già presentata un’istanza di concessione da parte del gruppo Grendi.
“Il ritardo nell’adeguata ripresa operativa del porto – spiegano gli industriali – sta comportando per le imprese sarde, soprattutto industriali e a vocazione internazionale, un ulteriore insostenibile incremento del costo del trasporto (in termini di tariffe, qualità del servizio, tempi e tratte di collegamento, ecc.) delle merci containerizzate”.
Secondo Confindustria Sardegna Meridionale, i sovraccosti generati dall’assenza di un terminal sarebbero stimabili in un +10% medio, che diventa un +30% per particolari produzioni e destinazioni. Esborsi che vanno a sommarsi a quelli già pagati per via dell’insularità e anche a quelli legati all’introduzione della normativa Imo 2020 che dal 1 gennaio impone alle navi l’impiego di combustibili a minori emissioni di zolfo.
Il rischio, secondo Confindustria, è quello di “uno spiazzamento irreversibile di molte importanti produzioni e attività economiche” per le quali, “essendo il trasporto una delle componenti rilevanti dei costi, diviene sempre più arduo competere con realtà che si avvalgono di sistemi e servizi infrastrutturali efficienti”.
Per questi motivi, l’organizzazione ha spiegato di avere già “chiesto un incontro urgente al presidente Deiana per un aggiornamento sui tempi e sulle soluzioni”, con lo scopo di “scongiurare un’ulteriore inaccettabile perdita di valore economico e occupazione per la Sardegna”.
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