L’Austria chiude il Brennero al traffico notturno di tir italiani
Con la fine dell’anno torna ad alzarsi la tensione sul Brennero. Da una nota di Conftrasporto si apprende infatti che l’Austria ha introdotto delle nuove restrizioni al traffico stradale che, a partire dal 1 gennaio 2021, “di fatto vietano il transito notturno dei Tir italiani al Brennero, compresi quelli meno inquinanti in assoluto (gli Euro6)”. […]
Con la fine dell’anno torna ad alzarsi la tensione sul Brennero.
Da una nota di Conftrasporto si apprende infatti che l’Austria ha introdotto delle nuove restrizioni al traffico stradale che, a partire dal 1 gennaio 2021, “di fatto vietano il transito notturno dei Tir italiani al Brennero, compresi quelli meno inquinanti in assoluto (gli Euro6)”.
Una manovra che ricorda quella introdotta dal paese in corrispondenza della fine dello scorso anno, quando l’Austria aveva aggiunto un nuovo elenco di categorie merceologiche alla lista di prodotti a cui era precluso il traffico via gomma lungo l’asse stradale.
““Da oggi – ha tuonato ora presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè – finisce la libertà di circolazione in Europa. I falsi mujahidin ambientalisti austriaci, in tema di frontiere chiuse, ‘possono’ più del covid”. Nella nota Uggé evidenzia che il divieto di circolazione varrà per i mezzi pesanti italiani senza colpire quelli austriaci e ironizza quindi sui presunti scopi di protezione ambientale utilizzati da Vienna per giustificare l’introduzione di queste misure. Già in passato le associazioni italiane dell’autotrasporti si erano schierate contro queste tesi, sostenendo che in realtà a guidare le decisioni austriache fosse principalmente la volontà di favorire i propri autotrasportatori e ‘spingere’ quelli italiani a salire a bordo della Rola, l’autostrada viaggiante delle ferrovie del paese.
La nota di Conftrasporto si chiude con la richiesta al presidente del consiglio di intervenire “direttamente a difendere gli interessi nazionali. Con i fatti, non con le parole”.
L’asse del Brennero, ricorda l’associazione, è il principale valico alpino per volumi di merci in transito (oltre 40 milioni di tonnellate nel 2018) ed è percorso da 4,5 milioni di Tir all’anno che non hanno come origine né destinazione l’Austria. Secondo le sue stime per ogni ora di ritardo nell’attraversamento del valico l’economia italiana paga già più di 370 milioni di euro su base annua.
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