Indagine ‘su Amazon’ e la consegna pacchi: anche l’Agcom prende tempo
L’indagine dell’Agcom sul mercato della consegna pacchi in Italia, che lo scorso maggio aveva rilevato in via provvisoria una posizione dominante di Amazon, proseguirà per altri tre mesi. La stessa authority ha stabilito infatti con una delibera di spostare in avanti di altri 90 giorni la scadenza, fissata inizialmente al 31 dicembre 2020. La decisione […]
L’indagine dell’Agcom sul mercato della consegna pacchi in Italia, che lo scorso maggio aveva rilevato in via provvisoria una posizione dominante di Amazon, proseguirà per altri tre mesi. La stessa authority ha stabilito infatti con una delibera di spostare in avanti di altri 90 giorni la scadenza, fissata inizialmente al 31 dicembre 2020.
La decisione è stata motivata con la necessità di avere più tempo per l’analisi dei dati pervenuti, dato che “alcuni operatori” li hanno forniti “solo a fine novembre”, nonostante la richiesta gli fosse stata inviata già a settembre.
L’inchiesta, avviata nel 2018 precisamente con l’obiettivo di individuare i mercati rilevanti dei servizi di consegna pacchi e valutare il livello di concorrenzialità in ciascuno di essi, era pervenuta tramite un interim report (cui, si preannunciava, sarebbero seguiti ulteriori approfondimenti) a concludere lo scorso maggio che Amazon tra 2016 e 2019 nella Penisola avesse raggiunto una posizione di forza in particolare nel segmento B2C, diventando il primo operatore nelle consegne e-commerce nazionali deferred (cioè non urgenti) ed il secondo in quelle espresse. Non destavano preoccupazione invece le situazioni dei mercati B2B e C2X (quest’ultimo comprendendo i sotto-segmenti C2C e C2B, ovvero rispettivamente gli scambi tra consumatori e i resi dai clienti alle aziende, sebbene quest’ultimo in forte aumento).
Nelle consegne deferred in particolare, dal punto di vista dei ricavi, la quota di mercato del gruppo di Seattle era arrivata nel 2019 a raggiungere il 59% del totale (contro il 36% del secondo classificato, ovvero Poste Italiane). Nel segmento espresso (che nell’e-commerce predomina, pesando per l’84% del totale in termini di volumi e il 90% in ricavi), la concentrazione risultava invece minore, con quote significative (in ricavi) anche per GLS (in prima posizione, con il 40%) e BRT (17% nel 2019). Anche questo ambito, Amazon secondo l’Agcom si era però fatta largo in modo significativo, raggiungendo in breve una fetta pari al 24% (che appunto le garantiva il secondo posto nella lista).
Data la sua evoluzione estremamente rapida, il quadro faceva temere all’authority che il gruppo di Jeff Bezos potesse diventare l’unico operatore in grado di avvantaggiarsi della crescita del mercato delle consegne di pacchi che deriverà dall’atteso boom dell’e-commerce. Rischio che in parte si è poi già concretizzato durante le fasi più acute dell’emergenza coronavirus, dato che durante i primi 4 mesi del 2020 ricavi e volumi del gruppo di Seattle hanno registrato aumenti rispettivamente del 73% e 76%, a fronte di una media dei colleghi (altri operatori attivi nelle consegne e-commerce nazionali) che è stata del 4,4% per i ricavi e del 12% per i volumi.
Proprio sulla base di questi dati l’Agcom aveva chiarito che l’istruttoria sarebbe proseguita e l’authority che si sarebbe riservata di valutare “l’introduzione di eventuali obblighi specifici, in virtù dell’obiettivo di promozione della concorrenza” così come di “vigilare sul corretto funzionamento del mercato per accertare la sussistenza di situazioni anomale o distorsive”.
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