Capillare, omnicanale, automatizzato e sostenibile: come sarà il magazzino del domani
Sempre meno simile al tradizionale ‘box’ non riscaldato dall’altezza sotto trave di 12 metri, sempre più alto, interconnesso, automatizzato, moderno e, in varia misura, green. All’evoluzione dei magazzini, spinta anche dagli effetti della pandemia da Covid-19, è stato dedicato oggi un convegno dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano dal titolo “Immobili Logistici: asset strategici […]
Sempre meno simile al tradizionale ‘box’ non riscaldato dall’altezza sotto trave di 12 metri, sempre più alto, interconnesso, automatizzato, moderno e, in varia misura, green. All’evoluzione dei magazzini, spinta anche dagli effetti della pandemia da Covid-19, è stato dedicato oggi un convegno dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano dal titolo “Immobili Logistici: asset strategici al servizio delle moderne Supply Chain”.
“Sostenibilità, logistica 4.0 e omnicanalità stanno profondamente cambiando l’impostazione dei network logistici e dei singoli nodi, i magazzini, con un impatto sulle scelte di localizzazione e di impiego delle diverse tipologie di immobili, la nascita di nuovi concept di magazzino e la riqualificazione degli immobili in un’ottica di efficienza energetica e minor impatto ambientale” ha spiegato Marco Melacini, Direttore scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics presentando l’evento. “Sono trend che erano già in atto prima che scoppiasse la pandemia e a cui l’emergenza ha dato ulteriore visibilità e accelerazione, soprattutto per quanto riguarda la riprogettazione delle singole aree funzionali e l’automazione delle attività per garantire la sicurezza dei lavoratori”.
Introdotta da Elena Tappia – direttrice dell’Osservatorio e responsabile del tavolo di lavoro Logistics Real Estate – la ricerca su cui è stato centrato il convegno (basata sulle risposte di 99 intervistati, produttori, retailer o fornitori logistici) ha messo in luce innanzitutto come i network logistici degli operatori stiano andando verso una sempre maggiore complessità, intesa innanzitutto come mix di strutture dalle funzioni diverse tra magazzino di stoccaggio, di prossimità con e senza stock e fulfillment center. Solo il 14% del campione ha detto di servirsi di un solo tipo, mentre il 22% ne impiega due, il 17% tre e il 47% le utilizza addirittura tutte e quattro.
Ma anche nel senso della capillarità. L’omnicanalità (cioè la scelta di ‘stare’ su più canali di vendita, spesso intesa come l’affiancamento tra negozio ed e-commerce) porta le aziende alla ricerca di una presenza più diffusa sul territorio e quindi a un maggior interesse per magazzini di prossimità e fulfillment center nelle aree urbane. E sta portando alla nascita anche del nuovo modello dei ‘micro-fulfillment center’, magazzini impiegati per soddisfare le esigenze del commercio elettronico in cui le operazioni di prelievo sono spesso automatizzate e integrate con il trasporto nell’ultimo miglio. Una tendenza che si traduce (e si tradurrà sempre più, in futuro, secondo gli intervistati) anche nella trasformazione dei negozi tradizionali, che tenderanno a diminuire la gamma di prodotti e a diventare in parte anche hub logistici per l’omnicanalità.
In base alla fotografia scattata dalla ricerca, come punto di allestimento prevale comunque il magazzino di stoccaggio, indicato dal 90% del campione, seguito dal magazzino di prossimità (65%), dal negozio (56%) e dal fulfillment center (35%), ma appunto quest’ultimo e il magazzino di prossimità sono le tipologie con le prospettive di crescita più interessanti (rispettivamente saranno utilizzati dal 56% e dall’88% del campione).
Dal punto di vista della localizzazione, la ricerca ha evidenziato come la quasi totalità delle aziende coinvolte preferisca ad oggi collocare il magazzino in una location dedicata (92%), anche se in prospettiva cresce l’interesse per l’opzione parco logistico (il 41% degli intervistati lo considererà nel futuro). Tra le ragioni principali che fanno propendere per la prima scelta sono indicate la disponibilità dell’area, la vicinanza ai punti di consegna, i minori costi di locazione, la vicinanza ai siti dei fornitori o ad altri siti dell’azienda e la qualità della manodopera, ma il parco ha dalla sua come punti forti la maggiore flessibilità degli spazi in caso di crescita delle operazioni, l’offerta di servizi di facility management e la connessione alla rete ferroviaria, elemento verso il quale è cresciuto l’interesse durante la pandemia.
Relativamente alle scelte di progettazione, il trend che più di altre le sta guidando è quello già visto sopra dell’omnicanalità, che ha impatto nell’ordine sulle attività di allestimento ordini, spedizione, smistamento in entrata e in uscita, cross-docking e sui servizi a valore aggiunto. Più nel concreto questa tendenza richiede una revisione del layout di magazzino e una riprogettazione dei processi di evasione ordini, dato che questi possono avere diversi lead time, dimensioni, unità di carico ed esigenze di consolidamento. Necessità che possono essere gestite tramite l’impiego di tecnologie flessibili e di sistemi informativi integrati.
L’altra tendenza è quella all’automazione, accelerata anche dall’emergenza sanitaria perché vista anche come un elemento per aumentare la sicurezza per le persone (uno degli elementi della sostenibilità sociale). Ad oggi il suo impiego riguarda prevalentemente lo stoccaggio degli ordini ma si sta diffondendo anche nelle fasi di allestimento, di smistamento degli ordini in entrata e in uscita, oltre che nelle attività di ricevimento, spedizione. In questo senso vanno l’utilizzo di sistemi di sensoristica su carrelli e scaffalature per la prevenzione di incidenti, per la sicurezza in baia e per l’ergonomia degli addetti.
Restando nell’ambito della progettazione, l’influsso del covid è stato anche quello di spingere verso una maggiore separazione delle aree, con l’obiettivo di evitare la creazione di assembramenti (tendenza – ha confermato Antonio Schinardi di E2K Enginnering, che ha anche spinto alcuni clienti a chiedere nei mesi passati di rimettere mano a progetti già definiti). Così come, anche se in misura minore, al ricorso ai sistemi Rfid sui prodotti.
Altra tendenza già in atto da tempo è quella verso una maggiore sostenibilità ambientale, che spesso si realizza con la scelta delle aziende di dotare i magazzini di pannelli fotovoltaici, illuminazione a led o attraverso l’utilizzo di soluzioni di handling/picking a basso consumo energetico.
Diversi in questo senso i casi presentati durante le tavole rotonde che si sono susseguite durante la giornata.
Andrea Amadori, responsabile delle piattaforme logistiche dell’omonimo gruppo del settore avicolo, ha parlato della scelta di Amadori di dotare i suoi centri logistici di 300 carrelli elevatori con tecnologia a ioni di litio, che hanno permesso una riduzione dei consumi del 30%. Antonio Aitoro, direttore centrale Operations del Gruppo Farvima, del progetto aziendale elaborato con Nhp per collocare pannelli fotovoltaici sulle strutture dell’azienda in particolare al Sud e di arrivare a illuminare a Led il 100% dei magazzini nei prossimi due anni. Anche Angelo Loffredo, direttore logistica di Penny Market, ha illustrato il progetto con cui l’azienda, similmente, si è dotata di pannelli fotovoltaici e di carrelli a ioni di litio, convenendo però come alcuni colleghi e come Schinardi di E2K che ad oggi la tecnologia dei sistemi di accumulo energetico (che permetterebbero cioè di conservare l’eventuale energia prodotta in eccesso dagli stabilimenti) sono ancora troppo costosi e non è ancora conveniente la loro implementazione. Efrem Terraneo, Project Manager di Brivio&Viganò, si è invece concentrato sul progetto di efficientamento dei consumi sviluppato dall’azienda nel polo del freddo di Pozzuolo Martesana.
Tornando al tema dell’automazione, l’indagine ha anche rilevato che se in passato questa poteva essere guardata con diffidenza, ad oggi alcuni dei nodi “si possono sciogliere”. Gli intervistati hanno rilevato con interesse il fatto che ad oggi le tecnologie siano scalabili, adattabili a diverse unità di carico e possano essere impiegate anche e soprattutto in strutture più basse di 15 metri. Meno convinti si sono detti del fatto che sia utile automatizzare strutture già esistenti.
Oltre agli operatori già citati, il punto di vista delle aziende è stato poi fornito nelle tavole rotonde, tra gli altri, da Nicoletta Basile, Ceo di Ikea Italia Distribution, che s è concentrata sul tema dell’omnicanalità. In particolare per l’azienda svedese questo si declinando nel passaggio dal modello retail cash&carry a quello multicanale, con una presenza sempre più forte del commercio elettronico che sta trasformando i negozi in parte in magazzini logistici. Parallelamente, ha spiegato Basile, questa dinamica in Italia ha portato l’azienda ad aprire il suo hub logistico di Piacenza al consumatore finale, che può quindi recarvisi per ritirare di persona ordini fatti on line.
Massimo Castellari, responsabile Planning, Program and Digitalization Supply Chain di Stone Island, ha raccontato infine come la società si stia concentrando sui temi della flessibilità, digitalizzazione e sostenibilità, utilizzando come elemento cardine di queste innovazioni il sistema Rfid (introdotta sui prodotti sin dalla fase della cucitura) che potrà integrarsi con la tecnologia blockchain, permettere di calcolare la CO2 prodotta per singolo capo o anche essere utilizzata per migliorare i processi di circolarità dei capi (dai resi al second hand, fino alla gestione degli scarti di lavorazione).
Interessante infine anche il punto di vista degli esperti di immobiliare logistico (tra loro Roberto Martinelli, Business Development Logistic & Industrial Department di World Capital Real Estate Group, Gianluca Sinisi, License Partner di Engel & Völkers, Sandro Innocenti, Country Manager per l’Italia di Prologis e Mario Costa, Country Director Italia di Mileaway) che hanno tratteggiato così l’identikit del magazzino del domani: di prossimità, customizzato, versatile, avanzato, vicino al consumatore e green.
F.M.
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