“Perché la ‘filiera corta’ non può funzionare per l’industria dell’elettronica”
La crisi sanitaria ha evidenziato come varie industrie dell’Unione Europea dipendano fortemente dai fornitori asiatici e in particolare da quelli cinesi. Una situazione ancora più vera per il settore dell’elettronica, che sotto emergenza si è trovato ad affrontare la carenza di componenti come sensori, Ic, circuiti stampati o Led. La regionalizzazione della filiera – una […]
La crisi sanitaria ha evidenziato come varie industrie dell’Unione Europea dipendano fortemente dai fornitori asiatici e in particolare da quelli cinesi. Una situazione ancora più vera per il settore dell’elettronica, che sotto emergenza si è trovato ad affrontare la carenza di componenti come sensori, Ic, circuiti stampati o Led.
La regionalizzazione della filiera – una soluzione che vari operatori hanno indicato come la strada da percorrere per evitare anche in futuro situazioni di discontinuità produttiva – non è però una strada percorribile dall’industria elettronica.
A pensarla così è Christian Reinwald, responsabile Product Management & Marketing di reichelt elektronik, azienda tedesca che commercializza prodotti elettronici di vario genere. Secondo il manager, sulla carta l’approvvigionamento di componenti a livello regionale può offrire alcuni vantaggi, come appunto la minore dipendenza da superpotenze mondiali quali la Cina o gli Stati Uniti, oltre a benefici ambientali legati alla riduzione delle emissioni di CO2 per il loro trasporto.
Lo stato attuale dell’industria elettronica vede però i prodotti high-tech diventare sempre più complessi e potenti, ma con prezzi sempre più bassi. In particolare nei settori dell’elettronica di consumo e dell’informatica secondo Reinwald i clienti finali si aspettano “prodotti di alta qualità disponibili sin da subito”, anche nel caso in cui per la loro produzione siano necessari materiali e metalli preziosi come il litio o l’oro.
Queste circostanze, secondo il responsabile Product Management & Marketing di reichelt elektronik, rendono molto impegnativo un eventuale processo di regionalizzazione.
Oltre a un certo tempo, per la loro produzione si renderebbe necessario allineare know-how, politiche ambientali e fattori di costo (come i contributi sociali, i prezzi dell’energia e i livelli salariali) asiatici a quelli europei. Senza contare che frattempo i produttori orientali verosimilmente avvierebbero delle azioni per mantenere il loro vantaggio competitivo.
Per queste ragioni secondo Reinwald l’elettronica globale potrebbe gestire meglio le eventuali nuove (e probabili) fasi di criticità degli approvvigionamenti dovute alla pandemia con altre soluzioni.
Una gestione intelligente del rischio, secondo il manager tedesco, dovrebbe basarsi innanzitutto sull’identificazione di componenti critici, inventario e scorte indispensabili. Certamente potrebbe poi essere utile fare affidamento su più fornitori anziché uno solo. In aggiunta secondo Reinwald, considerando i tassi di interesse, per il settore dell’elettronica è “altrettanto importante” gestire “uno stock più grande di componenti e avere in magazzino i prodotti più indispensabili“, anche in vista di un possibile aumento significativo dei prezzi a medio termine.
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