Per la logistica pharma in Italia “servono recepimento delle Gdp e infrastrutture”
Infrastrutture adeguate e recepimento con un decreto delle Gdp (Good Distribuition Practices) nella normativa italiana. Questi, a sentire gli addetti ai lavori, sono i principali nodi da sciogliere per garantire un pieno sviluppo al settore della logistica farmaceutica in Italia, venuti ancora di più alla luce con le necessità legate al piano vaccinale. A indicarli […]
Infrastrutture adeguate e recepimento con un decreto delle Gdp (Good Distribuition Practices) nella normativa italiana. Questi, a sentire gli addetti ai lavori, sono i principali nodi da sciogliere per garantire un pieno sviluppo al settore della logistica farmaceutica in Italia, venuti ancora di più alla luce con le necessità legate al piano vaccinale.
A indicarli come centrali sono stati diversi operatori intervenuti quest’oggi al convegno ‘La logistica dei farmaci’ che si è tenuto nell’ambito dell’evento on line Shipping, Forwarding and Logistics Meet Industry, con la moderazione di Carlo Vaghi, Scientific Advisor di Fit Consulting.
Prima di entrare nel vivo dei due temi, un ritratto dello stato del comparto è stato tracciato da Pierluigi Petrone, nelle vesti di membro del comitato di Farmaindustria, e da Alessandro Rossetti, General Manager di Columbus Pharma. Petrone ha illustrato al crescita vissuta dal comparto pharma negli ultimi anni, che lo ha portato a contare oggi nella Penisola circa 70mila gli addetti (cifra che sale a 80mila considerando anche l’indotto, che include un ampio insieme di attività, dalla ricerca&sviluppo alla logistica), con un valore del fatturato che raggiunge i 34 miliardi, il 90% del quale destinato all’export. Una produzione diffusa sull’intero territorio nazionale (dunque non solo nelle aree di Milano e Roma, dove pure la presenza è primaria, ma anche in regioni come Puglia o Toscana) e che colloca l’Italia al primo posto come produttore in Europa. Rossetti ha ‘fotografato’ invece più nel dettaglio l’evoluzione delle attività e degli operatori della distribuzione. In Italia la logistica farmaceutica e healthcare – ha spiegato – si è modificata a seguito di inasprimenti normativi, operazioni di M&A che, insieme alla delocalizzazione della produzione da parte delle case farmaceutiche, hanno ridotto il numero degli attori, ma anche con l’ingresso di nuovi player come trader, parafarmacie e Gdo e così via. Gli stessi ‘depositari’ hanno mutato pelle e oggi sempre più sono operatori 3pl cui si chiede di gestire un numero crescente di attività, da call center dedicati alla consegna dei resi. Allo stesso tempo, il panorama italiano continua però a essere composto da numerosi piccoli operatori locali.
Uno scenario insomma sempre più parcellizzato, ma anche in cui sono fortissime le necessità di “specializzazione e standardizzazione”, come evidenziato da Fabrizio Iacobacci di Pharmacom Italia, che ha parlato della necessità di creare una “filiera unica e integrata” che deve esistere non solo nella teoria delle analisi del rischio ma anche nelle successive validazioni sul campo.
Iacobacci ha poi evidenziato come in Italia i due principali scali aeroportuali – Malpensa e Fiumicino – hanno mostrato di avere forti competenze tecniche in materia di gestione di prodotti farmaceutici grazie agli investimenti degli operatori privati che vi sono insediati, che si sono dotati di adeguate certificazioni. Certificazioni che però – come rimarcato anche da Vincenzo Salvatore di BonelliErede a chiusura del convegno – mancano però agli altri scali italiani.
Il nodo delle Gdp è stato poi affrontato di petto da Mila de Iure, Direttore Generale di Assoram, che ha ricordato come queste siano state adottate dalla Ue nel 2013. “La buona notizia è che in Italia le Gdp sono state recepite dal mercato (cioè dagli operatori, che vi si adeguano su base volontaria, ndr), la pessima è che ancora non lo sono nella normativa italiana perché non è mai stato predisposto il relativo decreto” ha evidenziato De Iure, per la quale questo vuoto normativo ha effetti concreti come l’assenza degli operatori logistici italiani del pharma nella banca dati dell’Ema, e quindi in un ultima battuta crea lentezza e poca fluidità nelle procedure con committenti esteri.
Un vuoto normativo in cui, come illustrato da Daniela Asero, ha trovato spazio il Rina con la sua società di servizi di certificazione. Rina Service – ha evidenziato la responsabile dell’Health & Well-Being Certification Strategic Center – ha infatti elaborato una nuova certificazione volontaria per dimostrare la compliance alle Gdp, con revisione indipendente di un organismo accreditato, la quale attesta appunto che l’organizzazione sia ‘complian’t, uno strumento che può servire alle aziende per evidenziare i propri standard di qualità agli occhi di committenti e stakeholder.
F.M.
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