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Nuova proroga dei termini per l’indagine Antitrust ‘contro’ Amazon
Slitta nuovamente la scadenza dell’indagine dell’Agcm sul possibile abuso di posizione dominante messo in atto da Amazon nella vendita dei suoi servizi di logistica. Questa volta non è stata solo la “la complessità della fattispecie oggetto di analisi” ad avere indotto i membri dell’authority a un rinvio (ora fissato al prossimo 31 maggio 2021), ma […]
Slitta nuovamente la scadenza dell’indagine dell’Agcm sul possibile abuso di posizione dominante messo in atto da Amazon nella vendita dei suoi servizi di logistica.
Questa volta non è stata solo la “la complessità della fattispecie oggetto di analisi” ad avere indotto i membri dell’authority a un rinvio (ora fissato al prossimo 31 maggio 2021), ma anche una richiesta avanzata dalle stesse società coinvolte (Amazon Services Europe Sàrl, Amazon Europe Core Sàrl, Amazon EU Sàrl, Amazon Italia Services Srl e Amazon Italia Logistica Srl), che lo scorso 18 febbraio avevano evidenziato di avere bisogno di due settimane aggiuntive per “completare utilmente la risposta alla comunicazione delle risultanze istruttorie e preparare adeguatamente la partecipazione all’audizione finale”.
Complessivamente il ritardo, complice anche la pandemia, ammonta ora a più di un anno, considerato che il procedimento era stato avviato nel 2019 e il termine fissato inizialmente dall’Agcm per la conclusione della fase istruttoria era il 15 aprile 2020.
L’indagine, va ricordato, mette sotto osservazione in particolare le cinque società italiane del gruppo sopra citate. Al centro del caso ci sono le condizioni di favore che il big dell’e-commerce avrebbe garantito sul suo marketplace ai venditori che si avvalgono anche dei suoi servizi di logistica e che in sintesi si tradurrebbero in una maggiore visibilità della loro offerta, con conseguente miglioramento delle vendite, a discapito di quelle degli operatori che si affidano a terzi.
Più nel dettaglio, secondo quanto spiegato all’epoca del suo avvio, l’indagine si sta concentrando sull’ipotesi che i venditori che si affidano per la logistica direttamente ad Amazon (aderendo al programma Fba, ovvero Fulfillment by Amazon) ottengano visibilità e posizionamento migliori rispetto a quelli che possono essere raggiunti da chi gestisce le spedizioni in proprio o affidandosi a terzi. In aggiunta, secondo l’Agcm la stessa Amazon evidenzierebbe nella sua offerta ai seller che l’avvalersi dei suoi servizi di logistica costituisce “un’efficace soluzione in caso il venditore non mostri buone performance di vendita sul sito”, poiché l’adesione al servizio consente la “cancellazione di recensioni negative su consegna/servizio clienti”. L’adesione al programma FBA garantirebbe inoltre – scriveva l’Agcm – di “ottenere vantaggi di prezzo”, la “protezione dai feedback negativi” e una “indicizzazione migliorata”.
Tutti elementi che – considerando l’innegabile posizione dominante dell’operatore, già definita come certa dall’authority, che scriveva nel suo report: “più della metà degli utenti italiani che cercano un bene da acquistare inizia la propria ricerca su Amazon.it” – portavano l’Antitrust a concludere che queste condotte “appaiono idonee a consentire ad Amazon di ottenere significativi vantaggi competitivi nel mercato della logistica, a svantaggio in particolare di operatori specializzati nella logistica per e-commerce” e che “la scelta di affidare la gestione del proprio magazzino ad un operatore di logistica terzo per le vendite realizzate su Amazon.com, infatti, causerebbe la perdita per un seller dei vantaggi sopra elencati, non necessariamente legati ad efficienza e qualità del servizio”.
F.M.