Piccola rivoluzione per le istanze di imbarco di merce pericolosa in container
Una piccola rivoluzione che semplificherà la vita agli operatori: così un post curato da Mto, società del gruppo genovese Finsea, ha illustrato la portata di un recente aggiornamento introdotto nella procedura di istanza di imbarco delle merci pericolose in colli sul sistema Pmis della Capitaneria di Porto, che gestisce le procedure amministrative per l’arrivo e […]
Una piccola rivoluzione che semplificherà la vita agli operatori: così un post curato da Mto, società del gruppo genovese Finsea, ha illustrato la portata di un recente aggiornamento introdotto nella procedura di istanza di imbarco delle merci pericolose in colli sul sistema Pmis della Capitaneria di Porto, che gestisce le procedure amministrative per l’arrivo e la partenza delle navi.
In sintesi si tratta di una modifica al decreto dirigenziale (n. 565/2019 del 25/06/2019 art.2) che regola la disciplina dell’imbarco di colli pericolosi, il quale nella sua nuova veste offre ora la possibilità di inserire il numero di booking (reference number) per l’autorizzazione qualora il numero del container non fosse ancora disponibile, fatto salvo il fatto che questo sia poi comunicato e inserito dal raccomandatario marittimo all’interno del sistema Pmis prima dell’ingresso in area portuale per chiudere la pratica e autorizzare l’autotrasportatore allo scarico del container al terminal e l’imbarco dello stesso a bordo nave.
Come ricorda Mto, la procedura di autorizzazione per le merci pericolose è lunga e complessa e riguarda tutti gli attori coinvolti nella spedizione. “Lo spedizioniere comunica le partite di merce pericolosa all’agenzia, che crea un booking e chiede all’armatore l’autorizzazione a poter imbarcare sulla nave prescelta. Successivamente, lo spedizioniere/transitario, una volta ottenuto il numero di contenitore, chiede all’Autorità di Sistema Portuale l’ok all’ingresso in area portuale e contemporaneamente l’agenzia, tramite il proprio raccomandatario marittimo, invia alla Capitaneria di porto la richiesta di autorizzazione all’imbarco dei container che trasportano merce pericolosa per tutte le procedure di safety e security, attraverso il sistema Pmis”. In questo contesto, “l’Italia era ancora uno dei Paesi europei in cui la Capitaneria di Porto chiedeva all’agente marittimo, almeno 24 ore prima dell’arrivo della nave, di comunicare il numero di contenitore nell’istanza per ottenere l’autorizzazione allo sbarco, all’imbarco e al trasbordo di contenitori pericolosi. Deadline spesso anticipata a 48 ore prima da ordinanze locali delle autorità marittime”.
Eventuali intoppi finivano con il ripercuotersi sull’intera catena logistica: il numero di container infatti “può variare fino all’ultimo momento per molti motivi strettamente operativi come nel caso di un container sotto stivato nel deposito di ritiro a causa del rientro di un elevato numero di vuoti (mancato ritiro del cosiddetto numero fisso), oppure nel caso di equipment non idoneo al carico, o ancora nell’eventualità di incidente stradale durante il trasporto o di una congestione stradale tale da rendere difficile raggiungere il deposito interno prescelto e necessario il ritiro del contenitore altrove”. Senza contare “i problemi legati alla sicurezza delle soste lungo il tragitto dei camion che, trasportando un container con diverso numero rispetto a quello comunicato in precedenza, non venivano autorizzati allo scarico e dovevano fermarsi una settimana in attesa della nave successiva”.
Problemi che non dovrebbero più riproporsi con la nuova procedura, per l’introduzione della quale Mto ha ringraziato Federagenti, e in particolare il presidente Alessandro Santi e il Segretario Marco Paifelman “che hanno lavorato per due anni insieme al Comando Generale delle Capitanerie di porto”.
Per quel che riguarda in particolare Genova, dove è anche l’Autorità di Sistema Portuale a dare l’autorizzazione all’ingresso in area portuale su richiesta dello spedizioniere/transitario, con problematiche relative anche all’apertura degli uffici non compatibili con i tempi operativi – spiega ancora Mto – “si sta lavorando per uniformare la procedura e permettere l’utilizzo del numero di booking se non in possesso del numero di container”.
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