Brexit, pandemia e logistica spingono le gallerie d’arte italiane a Londra verso la chiusura
Il Financial Times ha dedicato un articolo alla descrizione del fenomeno, evidentemente ormai frequente, dei galleristi d’arte, in particolare italiani, che stanno lasciando Londra a seguito della Brexit e dell’impatto del Covid-19. Anche se le cause sembrano piuttosto articolate (mercato non florido, scarsa presenza di potenziali acquirenti per via delle restrizioni causate dalla pandemia), tra […]
Il Financial Times ha dedicato un articolo alla descrizione del fenomeno, evidentemente ormai frequente, dei galleristi d’arte, in particolare italiani, che stanno lasciando Londra a seguito della Brexit e dell’impatto del Covid-19.
Anche se le cause sembrano piuttosto articolate (mercato non florido, scarsa presenza di potenziali acquirenti per via delle restrizioni causate dalla pandemia), tra queste sono evidenziate da alcuni operatori anche fattori legati alle più difficili operazioni logistiche.
In particolare Matteo Lampertico, proprietario di Ml Fine Art che ha il suo quartier generale a Milano, ha indicato “i maggiori costi doganali, i maggiori costi del trasporto, ma soprattutto le complicazioni, la burocrazia e i ritardi” come le ragioni alla base della sua decisione di lasciare la capitale britannica, in cui aveva aperto nel 2015.
Lampertico ha spiegato al Financial Times che si concentrerà sulla sua galleria di Milano, dicendosi però intenzionato a tornare a Londra nel caso in cui il commercio d’arte fosse incentivato. Rilocalizzazioni delle attività dalla capitale britannica sono state annunciate, nello stesso articolo, anche da Tornabuoni Arte, che si concentrerà su Italia, Francia e Svizzera, e da Cortesi Gallery, che pure era presente nel quartiere di Mayfair e che ora si focalizzerà sugli spazi di Milano e Lugano.