Quanto e perché a Lavazza è convenuto puntare su trasporto ferroviario e marittimo rispetto alla strada
L’utilizzo del trasporto intermodale per le consegne in Italia e all’estero, introdotto da Lavazza a partire dal 2000, ha permesso nel 2020 all’azienda di gestire il 43% delle distanze coperte in Europa via ferro e nave. Quote particolarmente elevate sono quelle toccate nei viaggi verso Scandinavia (100%), Gran Bretagna (97%), Germania/Danimarca (93%) e Spagna/Portogallo (90%). […]
L’utilizzo del trasporto intermodale per le consegne in Italia e all’estero, introdotto da Lavazza a partire dal 2000, ha permesso nel 2020 all’azienda di gestire il 43% delle distanze coperte in Europa via ferro e nave. Quote particolarmente elevate sono quelle toccate nei viaggi verso Scandinavia (100%), Gran Bretagna (97%), Germania/Danimarca (93%) e Spagna/Portogallo (90%).
Per misurare quanto questa scelta abbia contribuito al miglioramento dell’impronta climatica aziendale, Lavazza ha confrontato le emissioni realizzate nell’ultimo quinquennio dai trasporti verso Gran Bretagna, Germania e Danimarca con quelle che avrebbe ottenuto usando solo il trasporto su gomma. Il calcolo è stato effettuato tramite Ecologistico, il tool realizzato da Gs1 utilizzato per queste simulazioni anche da Barilla, Mondelez Italia e L’Oreal. Dall’elaborazione è emerso che il trasporto intermodale, ha permesso all’azienda tra 2016 e 2020 di risparmiare oltre 9 mila tonnellate di CO2 equivalente (WtW, dal pozzo alla ruota), pari al 46% delle emissioni, riducendo anche del 67% le polveri sottili (pari a 508 kg) rispetto allo scenario “100% gomma”.
L’analisi ha anche evidenziato che l’utilizzo del trasporto intermodale ha portato benefici anche di efficienza. In particolare quello ferroviario si è dimostrato meno sensibile alle variazioni stagionali del traffico e più resiliente rispetto a blocchi o congestioni dettati da particolari contingenze come la pandemia di Covid-19.
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