Quello che ancora manca alla logistica collaborativa: dal trasporto intermodale diffuso alla ritrosia nel lavorare insieme
Massima collaborazione fra stakeholder, più coordinamento all’interno della logistica e un’attenzione particolare da parte del trasporto ferroviario per il traffico diffuso di merci al fine di rendere maggiormente appetibile l’intermodalità. Sono queste le priorità emerse dal dibattito intitolato ‘Supply chain green e collaborativa: pronti alla sfida?’ organizzato da Il Giornale della Logistica e al quale […]
Massima collaborazione fra stakeholder, più coordinamento all’interno della logistica e un’attenzione particolare da parte del trasporto ferroviario per il traffico diffuso di merci al fine di rendere maggiormente appetibile l’intermodalità. Sono queste le priorità emerse dal dibattito intitolato ‘Supply chain green e collaborativa: pronti alla sfida?’ organizzato da Il Giornale della Logistica e al quale hanno partecipato Marco Albino (Direttore Supply Chain di Granarolo), Sergio Barbarino (R&D Research Fellow Procter&Gamble) e Vicepresidente Alice, Pietro D’Arpa, Vice Presidente Supply Chain Europe Procter&Gamble, Ugo Lemorini, Direttore Generale di FM Italia e socio di BeveRete Network e Paolo Tassinari, Direttore delle Operations di Pastificio Andriani.
Partendo dall’esperienza sul campo delle aziende attive in settori come food&beverage, personal care, home care e logistica, sono stati esaminati percorsi differenti ma tuti rivolti all’obiettivo comune di una sempre maggior sostenibilità. “La sostenibilità non è solo un qualcosa che va moda in questo momento ma sta diventando un modo integrante di condurre il business nonché un parametro anche per la valutazione del management” ha sottolineato Pietro D’Arpa (P&G). Per ottenere risultati efficaci è indispensabile “lavorare con altri key player del settore. Lavorare congiuntamente non dev’essere un’attività sporadica ma la nuova base sostanziale per fare business”.
I programmi futuri di Procter & Gamble nella logistica sono contraddistinti dalla sostenibilità, che D’Arpa definisce “una rivoluzione a 360° in atto già da alcuni anni nella nostra azienda” e ribattezzata “Ambition 2030, un programma a lungo termine con l’obiettivo di ridurre del 50% le emissioni prodotte. Una vera e propria rivoluzione nel trasporto dei nostri prodotti”. Alcuni casi concreti avviati dalla multinazionale del largo consumo in Europa hanno portato alla nascita di una collaborazione con Carrefour in Spagna per la realizzazione di un camion extra-large in grado di trasportare fino a 54 pallet (ottimizzando i carichi trasportati e i viaggi effettuati) e del progetto ‘smarter box’ in Germania (vedi articolo a parte sempre su SUPPLY CHAIN ITALY dedicato alla logistica di Procter & Gamble). “Non si vince la sfida della sostenibilità nella logistica se non si lavora insieme” sono state le parole di D’Arpa che ha anche aggiunto però come “la complessità più grande sia quella di superare la tradizionale ritrosia a lavorare insieme nella logistica”.
La sostenibilità sia nella fase di produzione che nella logistica è al centro delle strategia anche di Granarolo come raccontato dal direttore della logistica Marco Albino secondo il quale, “così com’è stato per l’ecommerce, anche la sostenibilità esalta le potenzialità della logistica”. In Granarolo stanno dedicando particolare attenzione a questo tema lavorando su progetti che riguardano lungo tutta la catena di produzione, dalla fase di approvvigionamenti fino al packaging (meno plastica e più materiali riciclabili) e alla distribuzione finale. L’azienda si è posta l’obiettivo della carbon neutrality su alcuni prodotti entro il 2025.
Anche Albino ha posto l’accento però sul fatto che, “per rendere l’intermodalità maggiormente appetibile, l’offerta di trasporto ferroviario dev’essere rivolta anche a un mercato più frammentato” e ha poi aggiunto che “tutti devono pensare alla sostenibilità in maniera coordinata” per sperare di produrre risultati tangibili.
Prima di lui era stato Barbarino (Procter & Gamble) a sottolineare che “fino a quando le imprese ferroviarie si concentreranno a vendere solo treni blocco potranno attirare solo l’interesse delle grandi case automobilistiche per spedizioni automotive”. Un’estremizzazione per dire che l’intermodalità, per potersi sviluppare, ha necessariamente bisogno che le aziende possano contare su un’offerta di trasporti più frammentata e rivolta anche al cosiddetto traffico diffuso. “Devono iniziare a rivolgere l’offerta a prezzi digeribili anche verso le aziende medio-piccole” ha aggiunto Barbarino.
L’utilizzo del treno per i trasporti dalla Puglia al Nord Italia è uno dei sogni nel cassetti di Pastificio Andriani, il cui direttore operations Paolo Tassinari ha svelato che fra meno di due mesi avvieranno una nuova collaborazione con un operatore logistico per la distribuzione sia alle industrie (B2b), al retail e alle farmacie così come ai negozio di prossimità. Se per quest’ultimo canale e in generale per la distribuzione nei centri urbani saranno utilizzati mezzi elettrici, da Bari al Settentrione i prodotti viaggeranno sul treno fino a Piacenza e da lì poi distribuiti via strada verso il cliente finale. La logistica collaborativa, però, secondo tassinari deve iniziare dalle piccole cose: a partire dalle consegne di merce con full pallet invece che carichi parziali ma per questo serve anche il coordinamento e il desiderio di chi compra. A dimostrazione che per fare logistica collaborativa è indispensabile un’unione d’intenti collettiva fra gli stakeholder.
Il direttore di Pastificio Andriani, azienda che ha sede a Gravina in Puglia, a dimostrazione di come servano soluzioni pratiche anche a questioni piccole, ha raccontato di come, semplicemente ridisegnando la sagoma dei pallet che spedivano, sono riusciti a migliorare l’efficienza dei pallet del 28% e questo si è tradotto in maggiore spazio disponibile per caricare e trasportare altra merce (dunque una massimizzazione degli spazi disponibili per le spedizioni merci).
Il Piano Carbon Neutrality 2025 di Andriani prevede entro il 2025 l’azzeramento delle emissioni di gas climalteranti dello stabilimento. Il progetto è composto da una serie di investimenti: a un sistema di trigenerazione, seguiranno impianti fotovoltaici sulle coperture degli stabilimenti e progetti di economia circolare per il riuso di sottoprodotti di filiera sia per la produzione di energia termica da biomassa che per la produzione di Alga Spirulina, per la cui coltivazione saranno reimpiegate le acque reflue di lavaggio delle trafile, e, infine, per la produzione di biometano da utilizzare come combustibile per il trasporto delle merci (nascerà un apposito distributore presso lo stabilimento).
Nicola Capuzzo
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