Ennesima proroga dell’Antitrust su Amazon e il suo possibile abuso di posizione dominante
Per poter conoscere le conclusioni dell’Antitrust sull’eventuale abuso di posizione dominante perpetrato da Amazon nella vendita dei suoi servizi di logistica bisognerà aspettare (almeno) fino al prossimo 19 novembre. A stabilirlo è stata la stessa authority, che con il provvedimento n. 29674 ha deciso di prorogare i termini dell’indagine – che ruota attorno alle condotte […]
Per poter conoscere le conclusioni dell’Antitrust sull’eventuale abuso di posizione dominante perpetrato da Amazon nella vendita dei suoi servizi di logistica bisognerà aspettare (almeno) fino al prossimo 19 novembre.
A stabilirlo è stata la stessa authority, che con il provvedimento n. 29674 ha deciso di prorogare i termini dell’indagine – che ruota attorno alle condotte messe in atto in particolare da Amazon EU Sarl, Amazon Services Europe Sarl, Amazon Europe Core Sarl, Amazon Italia Services Srl e Amazon Italia Logistica Srl – appunto al prossimo autunno.
Ancora diverse le ragioni che secondo l’Agcm portano alla necessità di un nuovo slittamento dei termini, il quarto da quando l’istruttoria era stata avviata più di due anni fa, ovvero nell’aprile del 2019.
Questa volta nella delibera dell’antitrust si prende atto infatti dei passaggi precedenti dell’indagine, inclusa la preparazione delle memorie difensive da parte delle società italiane del gruppo di Jeff Bezos, che risultano essere state presentate nel corso di un’audizione lo scorso 19 aprile. Proprio le “considerazioni ed eccezioni” sollevate da Amazon in quella sede hanno portato però ora la Direzione Manifatturiero e Servizi – Concorrenza dell’authority a ritenere di dover “acquisire ulteriori elementi informativi essenziali alla comprensione del funzionamento del programma Seller Fulfilled Prime e a chiarire la sua idoneità a influire sulla sussistenza delle condotte contestate”, tenuto conto “delle sue attuali caratteristiche” e dell’organizzazione dell’offerta dei servizi di logistica del gruppo in Italia. Analisi ulteriori che permetteranno poi alla stessa divisione di integrare le sue “risultanze istruttorie”, a cui quindi si deduce sia (almeno provvisoriamente) giunta nel frattempo.
Come già ricordato più volte su SUPPLY CHAIN ITALY, il procedimento dell’Agcm mette sotto osservazione in particolare cinque società italiane del gruppo, ovvero Amazon Services Europe Sàrl, Amazon Europe Core Sàrl, Amazon EU Sàrl, Amazon Italia Services Srl e Amazon Italia Logistica Srl.
Al centro dell’indagine ci sono le condizioni di favore che il big dell’e-commerce avrebbe garantito sul suo marketplace ai venditori che si avvalgono anche dei suoi servizi di logistica e che in sintesi si tradurrebbero in una maggiore visibilità della loro offerta, con conseguente miglioramento delle vendite, a discapito di quelle degli operatori che si affidano a terzi.
Nel provvedimento con cui aveva dato origine all’istruttoria, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato entrava nel merito del funzionamento dello stesso marketplace e dei meccanismi che ne regolano l’offerta, a partire dall’algoritmo che stabilisce il ranking dei risultati delle ricerche della clientela sul sito, elemento che veniva considerato “il fattore di maggiore influenza sulle vendite di un prodotto”.
Secondo quanto spiegato all’epoca del suo avvio, l’indagine si sta concentrando sull’ipotesi che i venditori che si affidano per la logistica direttamente ad Amazon (aderendo al programma Fba, ovvero Fulfillment by Amazon) ottengano visibilità e posizionamento migliori rispetto a quelli che possono essere raggiunti da chi gestisce le spedizioni in proprio o affidandosi a terzi. In aggiunta, secondo l’Agcm la stessa Amazon evidenzierebbe nella sua offerta ai seller che l’avvalersi dei suoi servizi di logistica costituisce “un’efficace soluzione in caso il venditore non mostri buone performance di vendita sul sito”, poiché l’adesione al servizio consente la “cancellazione di recensioni negative su consegna/servizio clienti”. L’adesione al programma FBA garantirebbe inoltre – scriveva l’Agcm – di “ottenere vantaggi di prezzo”, la “protezione dai feedback negativi” e una “indicizzazione migliorata”.
Tutti elementi che – considerando l’innegabile posizione dominante dell’operatore, già definita come certa dall’authority, che scriveva nel suo report: “più della metà degli utenti italiani che cercano un bene da acquistare inizia la propria ricerca su Amazon.it” – portavano l’Antitrust a concludere che queste condotte apparivano “idonee a consentire ad Amazon di ottenere significativi vantaggi competitivi nel mercato della logistica, a svantaggio in particolare di operatori specializzati nella logistica per e-commerce” e che “la scelta di affidare la gestione del proprio magazzino ad un operatore di logistica terzo per le vendite realizzate su Amazon.com, infatti, causerebbe la perdita per un seller dei vantaggi sopra elencati, non necessariamente legati ad efficienza e qualità del servizio”.
F.M.
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