Veicoli lunghi 18 metri & co.: le proposte di Anfia, Federauto e Unrae per la transizione verde dell’autotrasporto
Tra le proposte avanzate da Anfia, Federauto e Unrae (rispettivamente Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Federazione Italiana Concessionari Auto) e Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) per promuovere la transizione energetica del settore dell’autotrasporto – e presentate ieri nel corso di una conferenza stampa congiunta delle tre associazioni che si è svolta a Milano – ce […]
Tra le proposte avanzate da Anfia, Federauto e Unrae (rispettivamente Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, Federazione Italiana Concessionari Auto) e Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) per promuovere la transizione energetica del settore dell’autotrasporto – e presentate ieri nel corso di una conferenza stampa congiunta delle tre associazioni che si è svolta a Milano – ce n’è anche una di particolare interesse per i suoi diretti (e positivi) risvolti logistici.
Si tratta della richiesta di varare la norma per autorizzare la libera circolazione degli autoarticolati di lunghezza fino a 18 metri (ovvero 1,5 metri in più della lunghezza massima attuale). Veicoli – ricorda una nota delle tre associazioni – che, a massa invariata, consentono un carico di pallet superiore andando potenzialmente a ridurre il numero dei mezzi in circolazione e ad efficientare i flussi logistici.
Nel dettaglio, questa ‘evoluzione tecnologica’ è quella già ideata dal cosiddetto Progetto Diciotto, una sperimentazione promossa da Anfia presso l’allora Ministero dei Trasporti a partire dal 2009 per aumentare “la lunghezza del piano di carico dei veicoli combinati entro i limiti stabiliti dalla direttiva 96/53/CE”.
Nel corso degli anni la sperimentazione ha coinvolto 330 i mezzi di questo tipo prodotti da associati Anfia, che sono stati utilizzati dalle aziende di autotrasporto che hanno aderito alla all’iniziativa (tra loro Smet Logistics), le quali hanno concluso in particolare la seconda fase di test dicendosene soddisfatti ed evidenziando di avere trovato i veicoli in media adatti al trasporto di merce voluminosa leggera caricata su pallet o sfusa.
“Oltre all’aspetto normativo, sarebbero però necessari anche incentivi all’adozione di questi mezzi da parte degli operatori, altrimenti non sostenibile economicamente” spiega a SUPPLY CHAIN ITALY Luca Sra, delegato di Anfia per il Trasporto merci.
Oltre alla implementazione della libera circolazione degli autoarticolati lunghi fino a 18 metri, la roadmap per il rilancio del trasporto merci di Anfia, Federauto e Unrae si compone poi naturalmente di molti altri punti.
Innanzitutto dalle tre associazioni arriva la richiesta di incentivi fiscali e di mercato per gli Euro VI e le alimentazioni alternative, che come detto dovranno però accompagnarsi a disincentivi per i veicoli ante Euro IV. Riguardo quest’ultimo punto, Anfia, Unrae e Federauto chiedono di intervenire in particolare con queste azioni: escludere l’’ammortamento in bilancio per gli interventi di manutenzione su mezzi di questo tipo, aumentare il costo per i relativi assaggio di proprietà, rimodulare la possibilità di ottenere rimborsi per pedaggi e accise e, per quel che riguarda le revisioni, renderle più ravvicinate sulla falsariga di quanto già avviene per i mezzi a temperatura controllata.
Per quel che riguarda gli incentivi al rinnovo dei veicoli, la richiesta è di proseguire e rafforzare le politiche di sostegno al rinnovo del parco con le tecnologie di ultima generazione (Euro VI) e crescente spinta verso le alimentazioni alternative, di poter disporre degli incentivi autotrasporto 2021-2022 già dopo l’estate, di rifinanziare fino a dicembre 2021l’ecobonus Vcl, e infine di favorire anche la rottamazione e incentivazione per rimorchi e semirimorchi di tutte le categorie. Altre azioni in questa direzione potranno essere fatte intervenendo sulla fiscalità fiscali: ad esempio prorogando e incrementando la percentuale di credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali materiali, rendendo operativo il sistema dei certificati bianchi per il rinnovo delle flotte e rimodulando il bollo dei veicoli industriali sulla base del criterio ‘chi inquina paga’.
Molto dovrà inoltre essere fatto sul lato infrastrutturale, con il potenziamento rete biocarburanti e lo sviluppo rete di ricarica elettrica e a idrogeno.
Un’altra forma di intervento sarà infine quella per rendere effettiva la possibilità di compiere la revisione obbligatoria anche presso officine private, sgravando dunque le motorizzazioni. Questa eventualità è stata prevista dalla legge di bilancio 2019, che in particolare ha esteso la competenza delle revisioni dei veicoli sopra le 3,5 tonnellate (esclusi mezzi Adr e Atp) appunto anche ai privati. Dopo due anni – lamentano però Anfia, Federauto e Unrae, la riforma non è ancora stata attuata perché mancano i decreti attuativi del Mims. Altre criticità sono infine legate al fatto che la norma non menziona i trainati oltre 3,5 tonnellate e che per la sua entrata in vigore dovranno essere stabiliti degli standard (elevati) per i centri privati.
F.M.
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