Per le supply chain globali nuovi guai in arrivo dal Vietnam
Tra spedizionieri e operatori logistici sta crescendo la preoccupazione per le conseguenze che il duro lockdown disposto dalle autorità vietnamite potrà avere sulle attività di movimentazioni di merci gestite nel paese. Dopo la scoperta di un focolaio di Covid-19, variante Delta, a Ho Chi Minh City, nella ex Saigon e in alcune aree vicine è […]
Tra spedizionieri e operatori logistici sta crescendo la preoccupazione per le conseguenze che il duro lockdown disposto dalle autorità vietnamite potrà avere sulle attività di movimentazioni di merci gestite nel paese.
Dopo la scoperta di un focolaio di Covid-19, variante Delta, a Ho Chi Minh City, nella ex Saigon e in alcune aree vicine è arrivato addirittura l’esercito ad assicurare il mantenimento delle misure di contenimento, che da lunedì saranno inasprite con l’obbligo per i cittadini di non lasciare le proprie case nemmeno per procurarsi il cibo, necessità a cui nel caso provvederanno gli stessi militari. Il lockdown continuerà nei prossimi giorni, fino al 6 settembre secondo la testata Vietnam News, anche se il governo del paese ha indicato la metà di settembre come limite per il contenimento del virus a Ho Chi Minh City.
Stando a quanto riferito da alcuni operatori, tra cui Db Group, le operazioni logistiche nel paese potranno continuare ma con molte restrizioni e solo dopo un’autorizzazione rilasciata dalla Polizia o dall’Esercito. Di conseguenza “sono attesi enormi ritardi sia nei porti e negli aeroporti a causa della presenza ridotta di personale” nelle località interessate da queste misure; parallelamente, la casa di spedizioni di Treviso ha messo in guardia rispetto al fatto che sono pochi i tir autorizzati a circolare.
Indicazioni simili sono arrivate anche da Geodis, che pure ha evidenziato la necessità di autorizzazioni specifiche per le attività logistiche. Più nel dettaglio la società relativamente alle attività aeroportuali ha spiegato che per il suo staff impegnato nelle attività di handling è in attesa di un via libera, che però dovrebbe essere arrivato ieri (24 agosto 2021, ndr), senza il quale non potrà gestire merci in export. Anche la clientela e gli autotrasportatori dovranno ottenere il permesso (travel permit) per poter consegnare carichi nello scalo. Anche se le attività portuali al momento procedono normalmente, Geodis ha segnalato inoltre la presenza di una gran quantità di container stoccati nel porto fluviale cittadino di Cat Lai, come effetto dello stop delle attività di diverse società per la presenza di casi di Covid. Di conseguenza le merci in arrivo nel porto di Cai Mep (circa 50 km a sud di Ho Chi Minh City) saranno trasportate via barge a Cat Lai solo se il destinatario confermerà di poterle ricevere entro due giorni. Oltre a dare queste indicazioni, Geodis ha anche comunicato che il suo magazzino situato nella provincia di Binh Duong è chiuso dal 20 agosto e lo resterà per circa due settimane.
Secondo quanto riportato da Loadstar, l’associazione Vietnam Textile & Apparel avrebbe riferito della chiusura di circa il 30%-50% degli stabilimenti tessili, cosa che ha spinto i clienti a rivolgersi a concorrenti di altri stati (curiosamente, lo stesso fenomeno si era verificato, a vantaggio delle fabbriche vietnamite, lo scorso anno, con la chiusura di molte attività in Cina nelle prime fasi dell’emergenza sanitaria). Altre aziende in Viet Nam avrebbero rallentato le attività per la mancanza di forniture causata dalla congestione portuale e dai ritardi nei controlli doganali.
Un operatore logistico ha parlato inoltre alla testata britannica delle complicazioni burocratiche e della mancanza di un approccio coordinato da parte delle autorità vietnamite nella gestione del lockdown, con la necessità di dover presentare la richiesta di autorizzazione al transito per gli autotrasportatori a diversi ministeri.
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