Franceschelli (One Express): “Non c’è più alternativa alla ferrovia”
L’intermodalità non è solo una scelta sostenibile, ma è ormai uno sbocco obbligato per un settore, quello dell’autotrasporto, alle prese con problemi come quelli della carenza di autisti o della congestione stradale. Lo ha affermato con forza Claudio Franceschelli, imprenditore a capo di One Express (e tramite la famiglia presente anche in Due Torri Spa), […]
L’intermodalità non è solo una scelta sostenibile, ma è ormai uno sbocco obbligato per un settore, quello dell’autotrasporto, alle prese con problemi come quelli della carenza di autisti o della congestione stradale. Lo ha affermato con forza Claudio Franceschelli, imprenditore a capo di One Express (e tramite la famiglia presente anche in Due Torri Spa), in una tavola rotonda dal titolo ‘Camion e treno viaggiano insieme’, organizzata dentro l’Interporto di Bologna da EvenT, TrasportareOggi e Vado e Torno, che si è svolta proprio nella sede della società di pallet network.
“One Express cresce a 2 cifre, movimentiamo ogni notte 14mila bancali, ormai dobbiamo diventare intermodali. Non siamo più in grado di trasportare merce su gomma, non si gira più” ha affermato Franceschelli, evidenziando come per i tragitti su tratte lunghe, verso le destinazioni europee (che generano l’8% del fatturato del network) la via del ferro sia quasi d’obbligo, nonostante anche all’estero non manchino i problemi, ben visibili ad esempio in caso di incidenti.
L’alternativa intermodale, perlomeno in Italia, è però in parte ancora da costruire, e su questo si sono trovati d’accordo i relatori del convegno, che ha messo attorno al tavolo – in un campo neutro come appunto quello dell’interporto di Bentivoglio – sia operatori del mondo ferroviario sia quelli del trasporto stradale (che comunque hanno sottolineato di non vedere nei binari una minaccia alla loro attività ma un elemento complementare).
Uno dei punti dolenti dei collegamenti inter o multimodali è però quello della velocità offerta, particolarmente sentito da una azienda come One Express che punta a offrire servizi espressi con tempi al pari di quelli di Dhl o Ups.
Una debolezza cui Interporto Bologna ha tentato di rispondere approntando il servizio Mercitalia Fast, ovvero il treno merci ad alta velocità che connette lo scalo con il terminal di Marcianise. “La reazione è stata importante a livello di mercato? La risposta è no” ha ammesso però senza giri di parole Sergio Crespi, direttore generale dello scalo di Bentivoglio, per il quale “un trasportatore ha bisogno di più relazioni ferroviarie e una singola connessione non è sufficiente”. La strada da percorrere deve quindi essere quella del “miglioramento della rete, con servizi per profili alti (P/C80 o P400), nonché dei terminal e delle manovre di primo e ultimo miglio”. Da questo punto di vista, ha ricordato Crespi, l’interporto di Bologna sta facendo la sua parte con interventi per migliorare il terminal Rfi dotandolo di due binari da 750 metri e un piazzale da 750 metri per 50 che potrà ospitare una gru a portale, grazie anche a un bando di 4,5 milioni di euro che si è aggiudicato dal Ministero.
Restando nel tema degli interventi previsti nello scalo, dal lato dell’autotrasporto va citata la realizzazione, entro il prossimo 31 dicembre, di una stazione di carburante Gnl, mentre per il futuro si punta alla creazione di un’area di parcheggio assistita e di una officina di manutenzione per veicoli pesanti.
In entrambi i casi di tratta comunque di opere che rispondono all’esigenza, esposta da vari relatori durante l’incontro, di rendere gli interporti sempre più luoghi in cui vengono offerti servizi a valore aggiunto.
A ragionare sui loro ruoli e funzioni è stato anche Giuseppe Acquaro, presidente e Ceo di Terminali Italia (la controllata di Rfi che gestisce 15 scali – non tutti presenti dentro interporti – per la maggior parte situati in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – per circa 24mila treni e 780mila unità di carico movimentate ogni anno). Il manager ha invitato gli operatori ad adottare un “approccio olistico”, ribadendo la necessità che negli scali siano garantiti anche i servizi accessori richiesti dalle imprese.
Passando infine al fronte politico-associativo-istituzionale, dalla tavola rotonda è emerso con evidenza il buon feeling che si creato il mondo dell’intermodalità e il governo, o più precisamente tra quella parte rappresentata da Alis e dall’altro lato da quella incarnata dal viceministro leghista alle Infrastrutture e alla Mobilità sostenibili Alessandro Morelli (che ha anche rivendicato la paternità della modifica al Codice della Strada introdotta dal DL Infrastrutture che prevede la possibilità anche per rimorchi e semirimorchi di poter essere revisionati presso officine private, molto invocata dalle imprese e associazioni di categoria dell’autotrasporto).
Nel corso dell’incontro Morelli ha detto di essere al lavoro per “rendere strutturali nella Legge di Bilancio Ferrobonus e Marebonus”, operazione che non può non trovare d’accordo Alis, la quale, tramite il vicepresidente Marcello Di Caterina, ha ribadito la richiesta dell’associazione di aumentare la dotazione di ognuna delle due misure a 100 milioni l’anno.
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