Smet rilancia: “Dopo l’ok agli autoarticolati da 18 metri, ora puntiamo a quelli da 25,5”
La liberalizzazione del transito di autoarticolati lunghi fino a 18 metri, stabilita dal Dl infrastrutture, per Smet “non è un punto di arrivo ma di partenza. Contiamo entro la fine di quest’anno di comprendere le reali possibilità di un progetto con cui testare l’impiego di mezzi da 25,5 metri (anche chiamati Ems o Ecocombi, ndr)”. […]
La liberalizzazione del transito di autoarticolati lunghi fino a 18 metri, stabilita dal Dl infrastrutture, per Smet “non è un punto di arrivo ma di partenza. Contiamo entro la fine di quest’anno di comprendere le reali possibilità di un progetto con cui testare l’impiego di mezzi da 25,5 metri (anche chiamati Ems o Ecocombi, ndr)”.
A dirlo è Domenico De Rosa, amministratore delegato dell’azienda salernitana specialista della logistica intermodale che è stata tra i principali sperimentatori del cosiddetto Progetto Diciotto, promosso da Anfia e patrocinato dall’allora Mit per testare l’impiego dei ‘semirimorchi lunghi’, i quali a parità di peso trasportato permettono di incrementare le capacità del pianale da 33 a 37 posti pallet, rivelandosi quindi particolarmente adatti alla merce voluminosa.
Una sperimentazione decisamente lunga, ricorda De Rosa, avviata nel 2009 e durata quindi 12 anni, che ha portato all’utilizzo sulle strade italiane di 30 semirimorchi (centinati, frigo, bisarche) in una prima fase e di ulteriori 300 nella seconda, per un totale di 330 mezzi sperimentali che hanno potuto viaggiare grazie a una speciale deroga rilasciata dal Ministero.
Del totale di mezzi, continua De Rosa, “diverse decine” (nonché la quota prevalente se si guarda ai soli centinati) sono stati quelli acquistati “da diversi costruttori italia” da Smet, con un investimento di “alcuni milioni di euro”.
I semirimorchi sono stati impiegati in uno dei segmenti di attività ‘storici’ dell’azienda, ovvero quello dell’automotive, in accordo – o meglio sulla base di una condivisione di intenti – con i partner industriali cui la società offre i propri servizi e soluzioni logistici, tra cui Iveco e Fca, “che sono sempre alla ricerca di soluzioni che portino un miglior efficientamento e una maggior caricabilità”.
Obiettivi centrati ovviamente dal lungo test del ‘progetto Diciotto’, insieme naturalmente a quello di una miglior sostenibilità ambientale. “Negli ultimi 5 anni della sperimentazione, possiamo stimare un risparmio di km percorsi di circa 5 milioni”. Di rimando, dall’utilizzo dei ‘semirimorchi lunghi’ non sono emerse particolari criticità – “peraltro la stessa rete stradale italiane nel corso di questi 12 anni è migliorata” – e l’impiego di mezzi di questo tipo non ha nemmeno richiesto adeguamenti infrastrutturali (per adattare piazzali o altro), mentre ha reso necessaria una formazione ad hoc per i conducenti.
La liberalizzazione degli autoarticolati da 18 metri, in conclusione, non potrà che portare benefici per le aziende che se ne serviranno – naturalmente considerando che si tratta di “veicoli adatti a taluni traffici nazionali” e non a tutti – e potrà rappresentare secondo l’amministratore delegato di Smet anche un’arma per contrastare i problemi legati alla sempre maggiore carenza di autisti.
Tutte considerazioni però, quelle sopra esposte, che dopo 12 anni di test conclusi con successo De Rosa considera ormai assodate e non più in discussione. Tanto da voler rilanciare con l’idea di una sperimentazione per l’impiego di semirimorchi da 25,5 metri (i cosiddetti Ems o Ecocombi), ad oggi già regolarmente utilizzati sulle reti stradali di diversi paesi scandinavi nonché nei Paesi Bassi, in Belgio “Contiamo entro la fine di quest’anno di comprendere le reali possibilità di un progetto con cui testare l’impiego di mezzi da 25,5 metri”, anche in relazione alla risposta che darà il Ministero, spiega De Rosa. “Si tratta comunque di un utilizzo che dovrà avere qualche limitazione. Noi li vedremmo bene in particolare per collegare tra loro gli interporti nazionali”.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY