Almeno sei mesi per vedere la fine delle congestioni portuali
Le congestioni portuali hanno tenuto bloccato ad agosto il 12,5% della capacità della flotta globale, ovvero circa 3,1 milioni di Teu, una ‘quantità’ pari a quella fornita da compagnie come Cma Cgm o Cosco. Lo sostiene una analisi di Sea-Intelligence, la quale evidenzia anche come il fenomeno si sia aggravato nel corso degli ultimi mesi […]
Le congestioni portuali hanno tenuto bloccato ad agosto il 12,5% della capacità della flotta globale, ovvero circa 3,1 milioni di Teu, una ‘quantità’ pari a quella fornita da compagnie come Cma Cgm o Cosco. Lo sostiene una analisi di Sea-Intelligence, la quale evidenzia anche come il fenomeno si sia aggravato nel corso degli ultimi mesi nonostante molte navi nello stesso tempo siano state riportate in attività.
Secondo la società di consulenza più nel dettaglio l’entità della ‘stiva bloccata’ ha raggiunto un picco (dell’11,3%) in febbraio, per poi calare (all’8,8%) in aprile e peggiorare appunto di nuovo in agosto, toccando un record negativo che non si vedeva dal 2015 (anno in cui i porti statunitensi si fermarono a lungo per gli scioperi dei lavoratori).
Per fare un raffronto, Sea-Intelligence ricorda anche come il crack di Hanjin nel 2016 avesse messo fuori gioco ‘solo’ il 3,5% della flotta globale ed evidenzia che quindi il ‘fermo’ attuale, peraltro decisamente più lungo per durata, equivalga a 3 volte e mezzo quello provocato dal fallimento della compagnia coreana
I paragoni con questo evento però devono però fermarsi qui. Gli analisti infatti sottolineano come nella situazione attuale l’immissione in acqua di nuova capacità non può rappresentare una soluzione, perché la presenza di altre navi in servizio potrebbe anzi aggravare ulteriormente i problemi di congestione portuale (per non parlare del fatto che comunque il tempo medio che intercorre tra un ordine e una consegna è di 2-3 anni). Volendo invece fare un parallelismo con la congestione provocata dagli scioperi del 2015, Sea-Intelligence stima quindi un tempo per il ritorno alla normalità di “almeno sei mesi”, anche se più realisticamente, considerato che il fenomeno questa volta è globale e non limitato agli Usa, ha infine detto di ritenere più probabile che i problemi permarranno “almeno fino alla fine del 2022”.
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