“I regali di Natale non sono a rischio per la logistica”
Il Natale – con il suo carico di giochi e regali vari – arriverà anche quest’anno, e questo nonostante i timori (o in certi casi le minacce, come nel caso dei portuali no Green Pass di Trieste) di consumatori e operatori logistici. Ne è convinta anche la British International Freight Association, che dalle pagine di […]
Il Natale – con il suo carico di giochi e regali vari – arriverà anche quest’anno, e questo nonostante i timori (o in certi casi le minacce, come nel caso dei portuali no Green Pass di Trieste) di consumatori e operatori logistici. Ne è convinta anche la British International Freight Association, che dalle pagine di Lloyds’ Loading List ha spiegato di considerare “allarmistiche” certe previsioni sullo stato della catena logistica del prossimo inverno espresse da alcuni osservatori, sempre però a patto che tra i consumatori non si scateni il panico e non si inneschi un caso da manuale di ‘profezia che si autoavvera’.
Il ragionamento dell’associazione naturalmente è riferito in particolare al Regno Unito, ma a maggior ragione può essere ritenuto valido per paesi che non si trovano a gestire le difficoltà aggiuntive causate dal post-Brexit.
A portare la Bifa a queste conclusioni è innanzitutto il pensiero che molti prodotti di cui i consumatori temono l’assenza sugli scaffali sono probabilmente ora già stati spediti e giacciono nei magazzini delle grandi catene. “Dopo tutto, ha aggiunto in particolare il direttore generale dell’associazione Robert Keen, dobbiamo ricordare che sono stati spediti più Teu nell’agosto del 2021 che in quello del 2019″.
La posizione di Keen è condivisa anche dall’analista marittimo Lars Jensen, amministratore delegato di Vespucci Maritime, che pure ha descritto i timori come esagerati. Riprendendo le osservazioni del presidente di Bifa, Jensen ha evidenziato come in totale i Teu in più movimentati globalmente in agosto siano stati 620mila. Più nel dettaglio:” In Nord America le importazioni sono state pari a 2,9 milioni di Teu” (+340mila), ovvero lo stesso volume che in Europa (+50mila). L’analista sui suoi profili social ha poi proposto un esempio, riferito in particolare al caso delle scarpe (forse scelto proprio pensando alle dichiarazioni di produttori come Nike, che prevedono di non riuscire a tenere testa alla domanda). “Vai nel negozio e improvvisamente il 10% degli scaffali è vuoto”. A meno che non manchi proprio l’unico paio di scarpe che si desideri comprare, questo genere di carenze (o meglio, di ritardo nelle consegne) di alcuni prodotti sarà un fenomeno dall’impatto molto limitato e non “una catastrofe”. Tuttavia anche Jensen ha poi ammesso che se il genere di regalo che si desidera per Natale fosse una automobile, il rischio di non riceverlo sarebbe ovviamente maggiore, ma evidenziando infine che in quel caso l’origine del problema sarebbe nella carenza di semiconduttori e non nella stessa catena logistica.
Il tema dei ritardi nelle consegne dei regali di Natale è però, come prevedibile, molto in particolare dall’industria dei giocattoli, che più di altre dipende dalla produzione cinese.
Sulla gestione di questo fenomeno si segnala anche il caso interessante evidenziato dalla Cnn delle aziende produttrici statunitensi che, considerata la carenza di spazio container, stanno concentrando i loro approvvigionamenti su prodotti più piccoli, comprimibili e costosi, che richiedono anche meno packaging. Jay Foreman, Ceo di Basic Fun, ha spiegato in particolare di star preferendo ora l’import di Mash’ems (pupazzi di personaggi famosi, da Spiderman a Harry Potter) ai Tonka Trucks (trattori e autocarri giocattolo), dato che in un container può stipare una quantità dei primi del valore di 150mila dollari e dei secondi di solo 40mila dollari. “Preferisco vendere meno camion e non dover aumentare il loro prezzo in modo esponenziale, perché poi venderò di nuovo altri camion l’anno prossimo”, ha detto.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY