Sull’autotrasporto sta per abbattersi la crisi da carenza di AdBlue
Dopo i problemi legati al Green Pass, alla carenza di autisti o ai cantieri sulle autostrade, per l’autotrasporto, e in particolare quello più green, è in arrivo ora nuova crisi globale, generata questa volta dalla carenza di AdBlue, un additivo utilizzato insieme al diesel nei motori dei mezzi Euro5 ed Euro6 per abbattere le emissioni […]
Dopo i problemi legati al Green Pass, alla carenza di autisti o ai cantieri sulle autostrade, per l’autotrasporto, e in particolare quello più green, è in arrivo ora nuova crisi globale, generata questa volta dalla carenza di AdBlue, un additivo utilizzato insieme al diesel nei motori dei mezzi Euro5 ed Euro6 per abbattere le emissioni di ossido di azoto e Nox.
A lanciare l’allarme è TrasportoUnito, che spiega come le scorte del materiale si stiano infatti “rapidamente esaurendo per una reazione a catena che riguarda ormai tutte le regioni italiane”, a causa dell’aumento del prezzo del metano, necessario per la produzione di ammoniaca e quindi di urea, impiegata per fertilizzare i campi e solo in minima parte convertita in Adblue.
Significativo il caso, raccontato da Il Resto del Carlino, dello stop della produzione per 4 settimane di Yara. L’azienda di Ferrara, che alla testata ha spiegato di essere l’unico produttore italiano di AdBlue e di servire il 60% del mercato, ha anche riferito di situazioni analoghe in tutta Europa: “Ha chiuso la metà dei produttori” quindi “l’alternativa sarebbe importare il prodotto dall’estero […] ma con le limitate capacità logistiche che ci sono, il sistema Italia non è in grado di sostituire Ferrara in breve tempo”.
Tra le conseguenze già visibili ci sarebbero secondo TrasportoUnito anche accaparramenti e speculazioni, che hanno portato al momento il costo dell’Adblue a salire da 250 a 500 euro per 1.000 litri. Nel complesso in Italia secondo l’associazione il fenomeno riguarda 1,5 milioni di veicoli immatricolati e adibiti al trasporto delle merci, di cui oltre 300 mila con portata superiore a 35 quintali.
“Chi non ha cambiato camion e si è tenuto in flotta i vecchissimi e inquinanti euro 0-1-2-3-4 si ritrova, a breve, a godere di una posizione di vantaggio competitivo” ha commentato Maurizio Longo, presidente di TrasportoUnito. “Chi ha investito su mezzi a metano si trova con un costo di oltre 2 euro/litro senza la possibilità di recuperare una parte delle accise. Il fermo dei mezzi più moderni, renderà obbligatorio l’utilizzo dei Tir vecchi, con una esplosione di prezzi gonfiati e con un incremento record delle emissioni. Il tutto nel totale disinteresse delle Autorità di vigilanza sul mercato e delle istituzioni competenti”.
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