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Fino a quando durerà la crisi delle supply chain globali

Alle prese da mesi con carenza di componentistica, noli marittimi a livelli record, congestioni portuali, scarsa capacità del trasporto aereo e altro ancora, dopo qualche timido segnale d’inversione di tendenza operatori e analisti stanno iniziando a chiedersi quando potranno vedere la fine della crisi delle supply chain globali. Il tema è in questi giorni al […]

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8 Novembre 2021
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Alle prese da mesi con carenza di componentistica, noli marittimi a livelli record, congestioni portuali, scarsa capacità del trasporto aereo e altro ancora, dopo qualche timido segnale d’inversione di tendenza operatori e analisti stanno iniziando a chiedersi quando potranno vedere la fine della crisi delle supply chain globali.

Il tema è in questi giorni al centro di due approfondimenti di Reuters e del Wall Street Journal che, pur senza fornire come è ovvio una risposta netta al quesito, hanno però provato la prima ad analizzare l’andamento di diversi fattori che hanno contribuito alla situazione attuale e il secondo a raccogliere le valutazioni di alcune aziende.

Partendo con il trasporto marittimo, l’agenzia di stampa invita a considerare alcuni segnali positivi come il calo del Baltic Dry Index (che traccia l’andamento dei noli di navi rinfusiere sulle principali rotte ed è considerato predittivo dell’andamento della produzione globale), sceso di oltre un terzo dopo il record toccato lo scorso ottobre. In discesa, come già osservato nei giorni scorsi su SUPPLY CHAIN ITALY, sono anche i noli delle spedizioni via mare di container, che però in media restano ancora superiori del 252% a quelli di un anno fa. Un andamento simile, aggiunge Reuters, riguarda la congestione portuale, in calo nei porti cinesi e attesa per il 2022 a livelli inferiori rispetto a quelli di quest’anno. Su questo punto va però anche ricordato che solo il mese scorso un’analisi di Sea-Intelligence aveva stimato che il problema sarebbe durato “almeno sei mesi” e più probabilmente fino alla fine del 2022.

Riguardo l’andamento delle scorte, Reuters rileva come le aziende manufatturiere stiano riscontrando tempi di consegna in peggioramento. Una tendenza in linea con quella rilevata dalla società di analisi Jefferies, secondo la quale le carenze di prodotti dureranno fino alla fine del 2021, quando la domanda dei consumatori si sposterà dalle merci verso i servizi, con un effetto di fluidificazione delle catene di approvvigionamento che potrà essere osservato nel primo trimestre 2022. Un paragrafo a parte, data la sua rilevanza, è dedicato al tema dei semiconduttori, su cui i pareri sono contrastanti. Se i vertici di Toyota ritengono che ormai il peggio sia passato, Ihs Markit stima che il problema persisterà per gran parte del 2022, mentre l’asset manager Capital Group ipotizza una correzione verso la fine di quest’anno e i produttori malesi parlano invece di due o tre anni come tempo necessario per una normalizzazione.

Tra i fattori analizzati c’è poi direttamente quello delle vaccinazioni. Ubs, riferisce Reuters, prevede infatti che in Vietnam, a Taiwan e in Malesia si raggiunga un tasso dell’80% entro il prossimo gennaio, rendendo meno probabili interruzioni della produzione come quelle che si sono verificate in questi mesi.

Messe in luce le diverse forze che spingono a favore o contro il miglioramento delle supply chain globali, è poi il Wall Street Journal a passare la parola agli operatori, i quali con varie sfumature hanno detto di aspettarsi un perdurare della crisi almeno fino al 2022. Tra gli interpellati ci sono Under Armour (abbigliamento sportivo), che per voce del suo responsabile finanziario David Bergman ha spiegato di avere anticipato i suoi ordini per la primavera ed estate 2022 perché si aspetta che la crisi continui nella prima metà del prossimo anno.  Più pessimista il responsabile finanziario di Hewlett Packard Enterprise, Tarek A. Robbiati, che ha affermato di stimare che le condizioni attuali continuino fino alla seconda metà del 2022, così come la responsabile dell’area merci e logistica di Accenture, Sarah Banks, che ancora più esplicitamente ha detto di non aspttarsi alcun miglioramento fino alla fine del prossimo anno. Quest’ultima però ha anche invitato a inquadrare il tema in uno scenario più ampio: “Solo quando sarà chiaro come vivremo le nostre vite” in questa nuova era, ha evidenziato, “sapremo cosa succederà alle supply chain”.

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