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“Serve un Piano di intervento a beneficio della Rete degli interporti italiani”
Contributo a cura di Marcello Mariani * * segretario generale Unione Interporti Riuniti L’economia italiana e il suo sistema logistico possono beneficiare di una rete nazionale di interporti che registra continui incrementi di quantità di merci stoccate e movimentate, insieme essa registra, soprattutto, incrementi di flussi intermodali (acqua-ferro-gomma). È ormai consolidato il ruolo strategico […]
Contributo a cura di Marcello Mariani *
* segretario generale Unione Interporti Riuniti
L’economia italiana e il suo sistema logistico possono beneficiare di una rete nazionale di interporti che registra continui incrementi di quantità di merci stoccate e movimentate, insieme essa registra, soprattutto, incrementi di flussi intermodali (acqua-ferro-gomma).
È ormai consolidato il ruolo strategico ricoperto della Rete degli interporti italiani nel perseguire politiche di sviluppo e modernizzazione del Paese e quindi nel promuovere interessi pubblici di livello generale.
Il portato della legislazione vigente, come derivato delle normative che in anni diversi hanno interessato gli interporti, sommato alla realtà delle attività che oggi da essi vengono svolte, ci pone di fronte ad un elenco di funzioni che distinguono ed insieme definiscono lo “status” di “interporto italiano”.
Ecco l’elenco di funzioni e finalità che sono di ciascun interporto ed ancor più contraddistinguono e sono proprie della Rete interportuale italiana nel suo insieme:
- Favorire il processo di decarbonizzazone, diminuendo l’impatto ambientale delle attività di trasporto e logistica, promuovendo la sostenibilità economica, sociale e ambientale delle attività di trasporto di merci e di logistica attraverso lo sviluppo della intermodalità;
- razionalizzare l’utilizzazione del territorio destinato alla logistica e funzionale alle attività del trasporto e distribuzione delle merci;
- Incrementare le quote di intermodalità terrestre e l’efficienza dei flussi logistici, svolgendo funzioni connettive di valore strategico per l’intero territorio nazionale e valorizzando la rete esistente degli interporti di cui alla Legge 9 agosto 1990 n. 240 e successive modifiche ed integrazioni;
- migliorare e incrementare l’efficienza e la sostenibilità dei flussi di trasporto in una prospettiva di sviluppo e di connessione tra le reti infrastrutturali in ambito nazionale ed europeo;
- sostenere, di intesa e nel rispetto del piano nazionale della portualità e della logistica, la realizzazione coordinata dei corridoi intermodali che costituiscono l’asse portante della Trans European Network – Transport (TEN – T), così come definita dal Regolamento Europeo 1315/2013 e s.m.;
In conclusione, quindi possiamo ben dire che ciascun interporto, prima di essere un attore industriale nel settore della logistica integrata, è innanzitutto una infrastruttura di interesse pubblico.
Per questo anche la sua Rete non è solo la sommatoria dei nodi che la costituiscono ma soprattutto un asset strategico a sostegno e incremento di interessi pubblici primari del Paese.
Da questo deriva la richiesta di un Piano di interventi a beneficio della Rete nazionale degli interporti
Sottolineiamo che sin dagli anni ’90 con la legge 240 sino ad oggi con il Bando MIT del 21.06.2020,
i benefici destinati agli interporti sono stati sempre vincolati a percentuali elevate di coinvestimenti
ad esempio, 60% e 40%, oppure 50% e 50%, con vincolo di parallelo avanzamento ed altre condizioni che nel loro insieme sono state cause di:
- ritardi nella utilizzazione delle risorse;
- problemi economici e differimenti per molti soggetti economici gestori degli interporti;
- ritardi nella realizzazione delle opere per iter di rendicontazione insufficienti nella quota cofinanziata;
- perenzione di fondi rimasti per anni non utilizzati.
Riteniamo quindi si debba procedere ad interventi, meglio ancora se con vero e proprio “Piano di intervento a beneficio della Rete degli interporti italiani” con fondi che vadano interamente a beneficio delle infrastrutture interportuali al 100%.
Ad esempio, si potrebbe integrare, attingendo ad altri fondi, gli investimenti ed opere avviate a seguito del bando soprarichiamato (Bando MIT del 21.06.2020 per il completamento della rete nazionale degli Interporti). Esso richiama fondi relativi alla Legge di Bilancio 2018 per circa 45 milioni. Utilizzando gli stessi fondi per gli anni successivi (2019, 2020 e 2021) si potrebbe arrivare a coprire per intero gli interventi, già presentati, e la cui ultimazione è prevista nel termine di tre anni.
Ad esso dobbiamo senz’altro poi aggiungere un Piano straordinario a beneficio della digitalizzazione della Rete nazionale degli Interporti:
Piano straordinario che finanzi per intero opere di implementazione della digitalizzazione attraverso un robusto ed efficiente Sistema operativo e di comunicazione, Freight Village System (FVS), prevedendone la realizzazione, gestione e diffusione. Finanziando infine tutti gli investimenti e le opere necessari a realizzare una rete di cablaggio banda larga e prestazioni con standard minimi garantiti in tutti i nodi interportuali italiani. Di tutto questo parleremo a breve alla prossima edizione di Agorà a Roma.