Black Friday, consegne e logistica: non è tutto oro quello che luccica online
Il Black Friday (26 novembre) e il successivo Cyber Monday (29 novembre), in preparazione del Natale, sono sempre stati molto apprezzati da consumatori e produttori perché rappresentano occasioni uniche per fare affari e, contestualmente, svuotare i magazzini dalle scorte invendute. Quest’anno, però, la situazione è molto differente. Nel 2021, tra i meccanismi meno visibili al […]
Il Black Friday (26 novembre) e il successivo Cyber Monday (29 novembre), in preparazione del Natale, sono sempre stati molto apprezzati da consumatori e produttori perché rappresentano occasioni uniche per fare affari e, contestualmente, svuotare i magazzini dalle scorte invendute. Quest’anno, però, la situazione è molto differente. Nel 2021, tra i meccanismi meno visibili al consumatore finale, i processi logistici avranno un peso rilevante nella determinazione dei prezzi e degli sconti, nei tempi di consegna e nell’impatto sull’ambiente. Nei prossimi giorni milioni di pacchi dovranno raggiungere altrettanti angoli delle nostre città. A quale prezzo? Arriveranno in tempo? Questi sono gli interrogativi che pone il Freight Leaders Council, associazione che riunisce aziende leader della filiera della logistica in Italia.
Prezzi e tempi di consegna a rischio
Secondo Freight Leaders Council di fatto stiamo producendo meno di quello che consumiamo e i costi di trasporto continuano ad aumentare: una condizione che potrebbe frenare i venditori dalla tentazione di tagliare troppo i prezzi dei prodotti o causare forti ritardi nelle consegne, in attesa che le merci raggiungano i magazzini. Due anni di pandemia, la mancanza di materie prime che ha rallentato la produzione e la crisi dello shipping globale hanno avuto e hanno ancora pesanti ripercussioni sul settore della logistica. Il massiccio sbilanciamento dei flussi container, soprattutto quelli via mare da e per l’Asia, ha causato in tutto il mondo una diminuzione nelle scorte del 10-15%.
Nei paesi del G20 l’evoluzione dei costi delle materie prime e dei trasporti avrà un peso sulla crescita dell’inflazione dei prezzi al consumo, che secondo le stime Ocse raggiungerà il 4,5% alla fine del 2021 e il 3,5% alla fine del 2022. Il fenomeno della crisi delle supply chain e i problemi specifici del trasporto via mare dureranno “probabilmente fino all’ingresso di nuova capacità nel 2023”. Dall’altra parte, con la fine del lockdown il boom dell’e-commerce non ha rallentato. I consumatori “online” sono 28,5 milioni. Con Black Friday, Cyber Monday e Natale ci sarà un’ulteriore impennata.
Secondo i dati dell’Osservatorio e-commerce B2c Netcomm–Politecnico di Milano, tra il Black Friday e il Cyber Monday, nel 2021 gli italiani spenderanno circa 1,8 miliardi di euro, il 21% in più rispetto al 2020. Chi deciderà di mettere in campo promozioni particolarmente “aggressive” potrebbe riuscire in questo periodo a moltiplicare per 6/8 volte il fatturato di un giorno medio. Tra i settori più richiesti: abbigliamento, informatica ed elettronica, gioielli, profumi, prodotti per la cura del corpo, oggetti di arredamento e giocattoli, ma anche alimentari e vino. I siti online realizzeranno il 25% circa della spesa online di tutto il 2021.
“Eventi promozionali come il Black Friday innescano un picco enorme della domanda, a cui si aggiunge il flusso dei resi, ma solo per un periodo ristretto, mentre l’effetto di questa attività sulle operazioni logistiche è enorme” dichiara Massimo Marciani, presidente del Freight Leaders Council. “Nei paesi anglosassoni, ad esempio, molte aziende hanno deciso di non aderire alla frenesia promozionale a causa della massiccia inefficienza che questo evento spot provoca alla gestione ordinaria del proprio business, così come all’aumento dei costi per l’assunzione di lavoratori e per l’affitto di attrezzature di magazzino aggiuntive”.
Nuove abitudini d’acquisto
Le modalità di acquisto del consumatore italiano stanno rapidamente cambiando, un trend accelerato anche dall’emergenza pandemica. Stiamo velocemente passando dal canale di acquisto fisico, con circa 1 milione di esercizi commerciali serviti da approvvigionamenti periodici, pianificati e razionali verso indirizzi conosciuti, a un canale online che interessa circa 28,5 milioni di persone e quindi 28,5 milioni di indirizzi (spesso sconosciuti) con ordini casuali, generalmente per il giorno dopo e, in alcuni casi, per il giorno stesso. Semroe secondo quanto spiega Freight Leaders Council sono 9mila i negozi che hanno chiuso i battenti lo scorso anno e, allo stesso tempo, le vendite al dettaglio su internet sono cresciute dell’85% rispetto al 2019 e del 38% rispetto al 2020. Il settore vale oggi 40 miliardi di euro con una penetrazione del 10% sul totale.
“Non possiamo assolutamente pensare di contrastare questo trend – commenta Marciani – ma piuttosto dobbiamo aiutare i consumatori a spingere i brand ad adottare principi di sostenibilità (non solo ambientale) in modo chiaro e aperto. Se un cliente online su tre sceglie la piattaforma dove operare gli acquisti in base alle opzioni di consegna/ritiro, allora vuol dire che la vera leva di marketing dei prossimi anni sarà la logistica”.
La consegna non è mai gratis
A caratterizzare i giorni dello shopping del 2021, tra i consumatori sta emergendo anche una marcata tendenza nelle scelte d’acquisto “green”, verso prodotti più sostenibili, valorizzazione del second hand e iniziative di social responsibility ideate per scoraggiare il consumismo estremo e dannoso per l’ambiente. “La corsa allo shopping online alimenta la logistica del capriccio, mettendo sotto stress l’intero sistema distributivo, costretto a rispondere a tempi di consegna ridotti, spesso non necessari, che generano un aumento dei livelli di inquinamento, del consumo di imballaggi, di congestione e di incidentalità urbane” prosegue sottolineando il presidente del Freight Leaders Council. “I consumatori dovrebbero conoscere anche le conseguenze del richiedere ritmi veloci, sarebbe opportuno considerare modelli di consegne più sostenibili per il sistema economico e per l’ambiente”.
I consumatori ordinano spesso piccole quantità di merce, che richiedono comunque un viaggio e una consegna ad hoc. Il costo ambientale della singola consegna è più alto, a causa degli imballaggi aggiuntivi e della movimentazione dei furgoni nei centri urbani, costretti a fare molte più soste. Nei periodi di picco, un corriere, in un turno, può arrivare anche a 190 fermate contro le 90-100 dei periodi standard. Secondo vari studi americani, nelle zone dove l’online raggiunge il 50% delle vendite complessive, la congestione urbana aumenta del 34%. L’impronta ambientale dell’acquisto online è doppia rispetto al canale tradizionale; se si chiede la consegna rapida, diventa addirittura tripla.
“Occorre rendere i consumatori consapevoli dell’impatto che generano con l’acquisto compulsivo online, con la consegna istantanea e con i resi” conclude Marciani. “Tutto questo non è mai gratis né ininfluente in termini di inquinamento delle nostre città e del nostro pianeta. Una soluzione intermedia potrebbe essere quella di tornare a consolidare gli ordini, se non in partenza, almeno in consegna, tramite l’utilizzo di punti di consegna/ritiro di prossimità. Inoltre, è assolutamente necessario sensibilizzare i consumatori, metterli nella condizione di svolgere una scelta consapevole utilizzando gli operatori logistici onesti, etici e attenti all’ambiente, retribuiti il giusto prezzo per il servizio reso. Solo così il futuro del canale di vendita online potrà essere sostenibile”.