Amazon vista dagli operatori logistici concorrenti (tra timori di ritorsioni)
Per ‘studiare’ la struttura della offerta logistica di Amazon (e decidere così in merito al suo possibile abuso di posizione dominante), l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si è avvalsa della raccolta di diversi contributi: quelli di svariati marketplace e società che operano nel commercio elettronico, di una survey commissionata ad hoc (alla società […]
Per ‘studiare’ la struttura della offerta logistica di Amazon (e decidere così in merito al suo possibile abuso di posizione dominante), l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si è avvalsa della raccolta di diversi contributi: quelli di svariati marketplace e società che operano nel commercio elettronico, di una survey commissionata ad hoc (alla società Format Research Srl), e naturalmente anche di quelli di operatori logistici e vettori concorrenti.
Operazione non facilissima perché, scrive l’authority nelle note a margine del provvedimento con cui ha poi scelto di sanzionare pesantemente l’azienda, “tutti i retailer (i venditori, ndr) terzi contattati hanno espresso forti resistenze a rilasciare dichiarazioni […] nel timore di ritorsioni commerciali” e hanno preteso l’anonimato, e una cosa simile è avvenuta anche con i fornitori di servizi logistici e corrieri. Tra i primi, l’Agcm elenca circa una trentina di realtà cui ha inviato richieste di informazioni (tra loro tutti i nomi di punta del settore in Italia) e spiega di avere poi svolto audizioni con Connecthub Srl, Olimpia Spedizioni Srl e un altro “operatore di logistica” non specificato. Anche per questa categoria di mercato e persino per soggetti che “non sono né clienti né fornitori” di Amazon, l’authority rimarcato le “notevoli difficoltà incontrate nella verbalizzazione delle dichiarazioni rese in audizione, ancora una volta motivate sulla base dei timori di ritorsioni di carattere commerciale”.
Al di là delle difficoltà nell’ottenerle, le considerazioni dei ‘logistici’ però sono utili per inquadrare meglio l’attività della multinazionale statunitense e i suoi punti critici, ovviamente secondo il punto di vista dei concorrenti. Ad esempio Ups ha evidenziato che le sue attività in Italia sono sovrapponibili a quelle dell’azienda di Jeff Bezos “principalmente per quanto riguarda l’ultimo miglio”, mentre Kuehne Nagel ha rilevato che l’offerta di Amazon sia più ampia della sua perché “offre anche dei servizi di supporto alla vendita dei prodotti (Amazon Prime, MarketPlace)”.
Il cuore delle considerazioni fornite dagli operatori logistici sta però nelle risposte che hanno dato quando è stato chiesto loro di indicare gli standard di servizio che sono in grado di fornire alla propria clientela.
I tre auditi hanno detto di disporre di “risorse, mezzi e organizzazione” che consentono loro di replicare gli standard raggiunti da Amazon nella gestione di magazzino ma hanno altresì evidenziato che a loro avviso questi livelli poggiano “su un modello organizzativo basato su turni continui di lavoro (7 giorni su 7, 24 ore su 24)” e “di standardizzazione del servizio elevatissimo”, frutto della dimensione raggiunta dalla società e dalla sua “filosofia di business“, e che pertanto sarebbero in grado di replicare i medesimi standard (anche se su scala più contenuta) “solo a patto di una compressione molto significativa dei propri margini”.
A latere di queste osservazioni, alcune realtà intervistate hanno anche chiarito che la loro diversa organizzazione del lavoro è in grado di offrire ai clienti-venditori un maggior grado di personalizzazione (di cui esiste una domanda che non soddisfatta da Amazon), mentre gli stessi retailer hanno lamentato che l’azienda scarichi su di loro ” i costi del livello di servizio che sceglie di fornire al consumatore finale” (ad esempio quelli per danni, resi o sostituzione).
Tornando al punto di vista degli operatori logistici, questi hanno evidenziato la presenza di punti critici che rendono difficile l’integrazione con Amazon in quanto marketplace. Il primo riguarda l’interfaccia software: gli operatori lamentano di dover investire risorse rilevanti per programmi che ‘parlino’ con la piattaforma e tutti quelli auditi hanno riferito che aver riscontrato problemi nel realizzare questo ‘collegamento’ (come il cambio costante dei codici necessari per l’integrazione). In secondo luogo coloro che offrono la logistica di magazzino insieme a servizi di consegna finale grazie ad accordi con i corrieri hanno detto di avere difficoltà nel replicare gli stessi standard in termini di tempi di consegna dell’ordine (dal momento del ritiro presso i magazzini al recapito al cliente finale) “poiché i vettori concedono priorità ad Amazon”.
Anche rispetto alle tariffe, gli operatori logistici hanno aggiunto di poter offrire ai venditori costi inferiori a quelli di Amazon per lo stoccaggio delle merci ma che il gruppo di Seattle può garantire ai venditori prezzi più bassi per la consegna dei pacchi, nell’ambito del programma Fba, in virtù del potere negoziale esercitato nei confronti dei corrieri, con la conseguenza che i venditori clienti tendono comunque a utilizzare Fba per i prodotti ad alta rotazione.
F.M.