Per la logistica di veicoli finiti la carenza di autisti è un “problema esistenziale”
Il settore della logistica automotive, in particolare quella dei veicoli finiti, teme per il suo futuro per via dell’aumento dei costi “a un ritmo senza precedenti” e per la carenza di materiali, che ha depresso la produzione di mezzi. È quanto si legge in una nota della Ecg, associazione che rappresenta gli operatori del settore […]
Il settore della logistica automotive, in particolare quella dei veicoli finiti, teme per il suo futuro per via dell’aumento dei costi “a un ritmo senza precedenti” e per la carenza di materiali, che ha depresso la produzione di mezzi.
È quanto si legge in una nota della Ecg, associazione che rappresenta gli operatori del settore a livello europeo, secondo la quale i contratti fissi siglati dalle stesse realtà logistiche, che non tengono conto di queste circostanze eccezionali, hanno determinato ingenti perdite di denaro per ogni auto trasportata, mentre parallelamente gli investimenti in beni delle stesse imprese si sono quasi esauriti.
Nel settore marittimo, evidenzia Ecg, le rate di nolo per unità Pure Car & Truck Carriers (Pctc) sono triplicate in poco più di un anno, segno evidente di una riduzione della capacità che non accenna a rallentare. Guardando al futuro, “il ridottissimo portafoglio di ordini indica che le tariffe non faranno che aumentare, mentre la ripresa dei volumi renderà ancora più critica la mancanza di capacità, già limitata da nuove norme”.
Non va meglio al trasporto su strada. Il settore secondo l’associazione sta sperimentando tempi di consegna di nuovi camion estremamente lunghi e soffre per la carenza di autisti, un problema che secondo Ecg è diventato “esistenziale” anche perché “molti conducenti hanno trovato un impiego in altri settori e non torneranno indietro”.
A supporto di queste considerazioni l’associazione ha anche pubblicato i risultati di una indagine condotta tra i suoi membri. Più della metà degli interpellati, riferisce, ha evidenziato che la capacità di trasporto è diminuita negli ultimi due anni. Per le società di autotrasporto il calo risulta essere nel dettaglio del 21% negli ultimi due anni: in altre parole, questi vettori hanno ‘perso’ in questo intervallo di tempo circa 1.200 camion. Per gli operatori marittimi la diminuzione è in media del 6%, con risposte individuali che però indicano riduzioni comprese tra il 2% e il 50%.
Il 91% degli intervistati, inoltre, indica la causa della contrazione nella carenza di materiali (soprattutto microchip) e quindi alle conseguenti riduzioni di volume nel settore automobilistico, più che al Covid o al lockdown.
Dall’indagine emerge anche che i costi sono tutti aumentati in modo significativo da gennaio 2020. Per le compagnie di navigazione, quelli per l’acquisto di carburante sono cresciuti del 60%, mentre alcune le società di autotrasporto hanno evidenziato di avere concessi anche 2 o anche 3 aumenti di stipendio in un anno nel tentativo di trattenere il personale.
“Mentre il settore auspica la ripresa dei volumi, gli operatori, che in molti casi hanno visto spazzate via le proprie riserve, si chiedono come potranno investire in nuova capacità in un contesto di inflazione e tassi di interesse in aumento” conclude Ecg, invitando nuovamente ad adottare il suo piano d’azione in cinque punti per salvaguardare la logistica automotive presentato lo scorso ottobre.
Mike Sturgeon, Direttore Esecutivo di Ecg, ha concluso: “Nemmeno dopo la crisi finanziaria, ho sentito feedback così negativi dagli operatori come oggi. Fortunatamente, anche le case automobilistiche si stanno rendendo conto che non vi è più capacità disponibile per spostare i loro veicoli e l’industria dovrà ora collaborare per costruire un futuro sostenibile”.