“Sui prezzi di grano e soia i primi forti rialzi causati dal conflitto”
Quali saranno le conseguenze del conflitto Ucraina-Russia sugli scambi commerciali e sulle economie internazionali? A provare a dare una risposta a questo quesito è stato tra gli altri Paolo Massari, esperto di questioni doganali e commercio internazionale, già direttore dell’Ufficio delle Dogane di Genova e cofondatore delle società di consulenza C-Trade e Overy. “L’inizio della […]
Quali saranno le conseguenze del conflitto Ucraina-Russia sugli scambi commerciali e sulle economie internazionali? A provare a dare una risposta a questo quesito è stato tra gli altri Paolo Massari, esperto di questioni doganali e commercio internazionale, già direttore dell’Ufficio delle Dogane di Genova e cofondatore delle società di consulenza C-Trade e Overy.
“L’inizio della guerra – ha evidenziato in una nota – ha determinato un immediato innalzamento dei prezzi di grano e soia, ai massimi dal 2012. Ricordiamo che l’Italia importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l’alimentazione del bestiame. Inoltre, ha già causato l’innalzamento del prezzo del gas ai massimi di scambio dal 2014 – l’impatto sull’economia italiana è quantificato dagli analisti in circa € 20 miliardi/anno – per l’alluminio ai massimi dal 2008, del nichel dal 2011”, evidenzia co-fondatore delle società di consulenza doganali C-Trade e Overy.
L’Ucraina, ricorda C-Trade, è tra i primi dieci paesi al mondo produttori ed esportatori di metalli: possiede i più grandi giacimenti di uranio in Europa, in cui è il quarto paese per riserve di gas e petrolio e il primo produttore di carbone; detiene l’unico deposito europeo di sabbie minerali e ingenti quantità di caolino e argille. Dall’altra parte, la Russia è il primo produttore al mondo di palladio, il secondo di gas, petrolio e cobalto, il terzo di nichel, alluminio e oro.
Le misure già messe in atto o in via di attuazione contro il paese – blocco dello spazio aereo, eventuale anche divieto di attracco alle navi russe nei porti Ue – unite alle difficoltà sul campo (difficoltà di movimento dei
mezzi ucraini nel Mar Nero, condizioni difficili dei trasporti ferroviari e disastrose di quelli terrestri) potrebbero portare a un “innalzamento senza precedenti dei prezzi delle commodities, soprattutto se accompagnato da una ritorsione russa all’esportazione di materie prime verso l’Europa in risposta alle misure
restrittive imposte dalla Ue. Per tale ragione, società di analisi USA vedono questo come l’elemento più delicato, in grado di destabilizzare le transazioni finanziarie”.
Una valutazione delle conseguenze del conflitto sugli scambi commerciali secondo Massari potrà però arrivare quando anche “Sud America, Africa, Far East” avranno preso le loro decisioni in merito a eventuali sanzioni, “anche per comprendere fino a dove possa spingersi l’influenza della Cina, paese vicino alle posizioni russe e già corso in soccorso dell’amico Putin comprando gas e grano”.
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