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Torna a crescere nel 2021 il mercato italiano del supply chain finance

Dopo il calo del 2020, che aveva visto una riduzione del valore dei crediti commerciali del 3,1%, nel 2021 il mercato potenziale del supply chain finance è tornato a crescere e si è attestato tra 457 e i 495 miliardi di euro. A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management […]

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10 Marzo 2022
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McGarlet logistica

Dopo il calo del 2020, che aveva visto una riduzione del valore dei crediti commerciali del 3,1%, nel 2021 il mercato potenziale del supply chain finance è tornato a crescere e si è attestato tra 457 e i 495 miliardi di euro.

A dirlo è la ricerca dell’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi al Convegno Supply Chain Finance: prove di sostenibilità.

Secondo lo studio, lo scorso anno è cresciuto in maniera decisa (+5%) il mercato già servito con soluzioni di supply chain finance, ovvero che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, per un valore di circa 121 miliardi di euro. L’analisi ha anche evidenziato l’incremento di pressoché l’intero ventaglio delle soluzioni.
Nel dettaglio, il factoring (cessione di crediti commerciali) è tornato su volumi quasi pari a quelli del pre-pandemia (+5% sul 2020, per un valore di 57,4 miliardi di euro), mentre il reverse factoring si è assestato su 7,2 miliardi di euro (+14%) e l’invoice trading (marketplace per l’anticipo fattura che consente a terzi di investire con un meccanismo di asta) su 0,3 miliardi di euro (+7%). Crescono anche il purchase order finance (1 miliardo, +21%) e la carta di credito (2,3 miliardi di euro, +23%), così come soluzioni innovative quali dynamic discounting (0,3 miliardi, +200%) e confirming (in cui il debitore autorizza il factor a pagare i propri fornitori e a gestire i debiti commerciali,1,2 miliardi, +58%). Stabile invece l’anticipo fattura, comunque pari a una fetta importante, di 42 miliardi di euro.

“A seguito della crisi Covid19, il supply chain finance è diventato uno strumento fondamentale di finanziamento addizionale per le imprese italiane – ha commentato Federico Caniato, direttore dell’Osservatorio, per il quale “oggi, in una situazione macroeconomica di ripresa dopo il 2020 caratterizzato da forti immissioni di liquidità nel sistema, incentivi e cambiamenti normativi come il nuovo codice della crisi, gioca ancora un ruolo rilevante”. A contare anche la diffusione della digitalizzazione e la maggiore consapevolezza della necessità di una gestione oculata della liquidità lungo tutta la filiera.

“Il mercato del supply chain finance – ha aggiunto Antonella Moretto, pure direttore dell’Osservatorio – è trainato soprattutto dalle soluzioni innovative, cresciute in modo rilevante a discapito di quelle tradizionali, in particolare grazie al sempre maggiore utilizzo di piattaforme che permettono l’offerta di molteplici soluzioni da un unico strumento”. Moretto ha anche evidenziato come nel 2021 si sia assistito “alle prime soluzioni SCF basate sui principi ESG e la volontà dei vari attori di rendere trasparenti le operazioni”.

Passando all’analisi del 2020, secondo la ricerca in Italia si è assistito a una netta riduzione del mercato potenziale, con un calo del -3,1% del valore dei crediti commerciali delle imprese italiane, che si è attestato sui 424 miliardi di euro. Il ciclo di cassa è stato in leggera crescita rispetto al 2019 (+4,3%) assestandosi a 24 giorni. Gli aumenti congiunti dei tempi di incasso (73 giorni; +7,4%) e dei tempi di copertura del magazzino (51 giorni; +6,3%) hanno inciso maggiormente rispetto all’estensione dei tempi di pagamento, anch’essi in aumento (100 giorni; +7,5%).

Nel 2020, evidenzia la ricerca, anche il mercato servito è risultato in leggero calo, con una sensibile diminuzione dell’anticipo fattura (-34% sul 2019) e di tutte le soluzioni più tradizionali, per via principalmente dal ricorso a finanziamenti e prestiti garantiti per far fronte alle esigenze di breve e lungo periodo, determinando così un ingente aumento della liquidità (+33% sul 2019). Tuttavia, nel marzo 2020 si è comunque registrato un picco di utilizzo, in particolare per il factoring e il reverse factoring, cosa che evidenzia come questi strumenti si siano rivelati molto utili per affrontare la crisi.

La ricerca ha evidenziato infine come, su 216 imprese quotate sull’indice azionario italiano Ftse Mib a giugno 2021, almeno 37 avevano un programma di Scf, ma solo 23 ne dichiaravano l’utilizzo.

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