“Non è più possibile ribaltare sulla clientela i costi di produzione di rimorchi e semirimorchi “
Milano – Non è più ‘solo’ una tempesta perfetta, ma “ormai uno tsunami” quello che secondo il direttore di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) Gianmarco Giorda si sta abbattendo sulle aziende italiane produttrici di rimorchi e semirimorchi. Dopo un inizio anno contrassegnato da uno sprint degli ordini, il settore – ha spiegato durante un […]
Milano – Non è più ‘solo’ una tempesta perfetta, ma “ormai uno tsunami” quello che secondo il direttore di Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) Gianmarco Giorda si sta abbattendo sulle aziende italiane produttrici di rimorchi e semirimorchi. Dopo un inizio anno contrassegnato da uno sprint degli ordini, il settore – ha spiegato durante un incontro che si è tenuto nel corso della manifestazione Transpotec Logitec, in corso in questi giorni a Milano – è alle prese non solo con un aumento dei costi produttivi che rischia portare le aziende a lavorare in perdita ma, da un mese e mezzo a questa parte, anche con un calo della domanda, che ad aprile è stato del 15% nel confronto anno su anno. “Prevediamo per questo comparto e per altri della produzione automotive una flessione anche nei prossimi mesi” ha aggiunto Giorda.
A pesare diversi fattori: l’aumento dei costi di materie prime come alluminio e acciaio (“a fronte di profitti in crescita per le aziende siderurgiche”, ha sottolineato il direttore di Anfia), di quelli della logistica e dell’energia, la carenza di semiconduttori. Alcuni in particolare sono emersi o si sono aggravati con l’avvio della guerra in Ucraina, come le difficoltà negli approvvigionamenti di materiali quali palladio e nichel o di cablaggi, di cui il paese è esportatore.
Una situazione, quella attuale, riassunta da una frase di Massimo Menci, Direttore Generale di Menci & C. casa produttrice di Castel Fiorentino, intervenuto all’evento: “Da un marzo in cui la nostra azienda lavorava su tre turni, siamo ora passati a ragionare sull’avvio della cassa integrazione dopo l’estate”. Il lavoro al momento c’è ancora, ha aggiunto, ma “stiamo erodendo il portafoglio ordini”.
Gli aumenti nei costi produttivi, che pure si stavano registrando da tempo (ma ora, secondo Anfia, sono quantificabili in un +20-30% rispetto a pochi mesi fa), sono stati finora in parte ribaltati sulla clientela. Questo, ha evidenziato però Andrea Zambon Bertoja, presidente della Sezione Rimorchi Anfia e Ad di Rimorchi Bertoja, di base a Pordenone, “ora non è più possibile”. Anche perché la stessa clientela – le imprese dell’autotrasporto – è a sua volta alle prese con una situazione complicata, tra costi del carburante in aumento e carenza di autisti.
Il tema della crisi nell’offerta di manodopera peraltro, secondo Matteo Pezzaioli, Amministratore Carrozzeria Pezzaioli, si ritrova anche tra gli stessi produttori di rimorchi e semirimorchi. “I dipendenti, che pure devono fronteggiare costi della vita crescenti, ci chiedono aumenti retributivi. Registriamo un aumento delle dimissioni volontarie dell’85% rispetto a un anno fa, frutto di una generale minor propensione per i lavori manuali”. Il rischio è quindi di disperdere competenze e formazione acquisite nel corso di anni.
Quali dunque le proposte di Anfia per permettere al comparto di affrontare la crisi in cui si è trovato immerso?
“Siamo favorevoli a una riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro, come chiesto da Confindustria, anche per compensare inflazione. Per quel che riguarda in particolare il comparto di rimorchi e semirimorchi, nelle prossime settimane avvieremo un tavolo di lavoro con le altre associazioni di categoria per poter ottenere incentivi per favorire le rottamazioni ” ha spiegato Giorda. Pur non potendosi considerare ‘energivore’ anche le aziende del settore, secondo il direttore di Anfia, devono poter usufruire di un calmieramento dei prezzi per non perdere competitività con le imprese straniere che godono di condizioni più favorevoli. Relativamente infine al problema della formazione della manodopera e del mismatch tra domanda e offerta: “Stiamo facendo un ragionamento anche con il Ministero del Lavoro. Secondo noi nell’offerta formativa manca la presenza di Its di medio livello che formi manodopera qualificata anche nell’ambito dei lavori manuali, in particolare per le aziende metalmeccaniche”.
F.M.
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