Coca-Cola Italia avvia un tavolo con i fornitori per decarbonizzare il trasporto su strada
Decarbonizzare il proprio trasporto stradale entro il 2040, anche attraverso la creazione di hub multicarburante lungo la Penisola. È questo l’obiettivo a cui punta il gruppo di lavoro avviato da Coca-Cola Hbc Italia, che opera come imbottigliatore e distributore della famosa bevanda a livello nazionale. Nell’iniziativa sono state coinvolte le aziende di autotrasporto e logistica […]
Decarbonizzare il proprio trasporto stradale entro il 2040, anche attraverso la creazione di hub multicarburante lungo la Penisola.
È questo l’obiettivo a cui punta il gruppo di lavoro avviato da Coca-Cola Hbc Italia, che opera come imbottigliatore e distributore della famosa bevanda a livello nazionale. Nell’iniziativa sono state coinvolte le aziende di autotrasporto e logistica Italtrans, Number1, Casilli Enterprise e Favaro Servizi, così come Ikigai Capital, società di consulenza per la transizione ecologica e Nva, che realizza soluzioni per l’impiego di energie rinnovabili.
Il progetto, spiega la società, prevede diversi passi. Il primo è la realizzazione di uno studio di fattibilità “per comprendere le dinamiche del trasporto su strada per Coca-Cola Hbc Italia” e “creare una rete a impatto zero attraverso soluzioni alternative, compreso l’ecosistema infrastrutturale a monte e a valle necessario per decarbonizzare l’area interessata”.
Ikigai e Nva realizzeranno quindi un progetto pilota che includerà la creazione di hub multi fuel per la fornitura di combustibili verdi (elettricità, biometano e idrogeno) e un ecosistema per la fornitura di veicoli a impatto zero.
“Crediamo che non esista una soluzione unica per decarbonizzare il settore dei trasporti, ma che esistano soluzioni diverse per applicazioni diverse” ha spiegato Roberto Castiglioni, co-fondatore e Amministratore Delegato di Ikigai Capital. “Ecco perché abbiamo iniziato a sviluppare degli hub multi-carburante nel Regno Unito e ora vorremmo esportare il nostro modello in Italia con un cliente così lungimirante come Coca-Cola Hbc Italia. Si tratta di comprendere le sfide della vita reale attraverso l’analisi dei dati, mantenendo un approccio tecnologicamente olistico e indipendente”.
“Sappiamo che ci sono importanti sfide da affrontare per raggiungere le zero emissioni nette in questo ambito, ma sappiamo anche che un cambiamento è urgente e vogliamo guidarlo” ha aggiunto Manuel Biella, Direttore Supply Chain Coca-Cola Hbc Italia. L’azienda ha spiegato di vedere il trasporto pesante su strada come uno di quelli in cui le emissioni sono più difficili da abbattere e di considerare il carbon offsetting come l’ultima risorsa per compensare quelle aree che non possono essere decarbonizzate. A rendere più difficile la sfida la disponibilità e il costo di veicoli e del carburante, nonché la mancanza di reti infrastrutturali per supportare il rifornimento dei veicoli.
Attiva in tutto il territorio nazionale a eccezione della Sicilia, Coca Cola Hbc ha sede centrale a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. La società conta tre stabilimenti produttivi situati Nogara (Verona), Oricola (Aquila), Marcianise (Caserta) e due siti di imbottigliamento di acque minerali, per Fonti del Vulture a Rionero in Vulture (Potenza) e per Lurisia a Roccaforte Mondovì (Cuneo).
Nel suo report di sostenibilità 2020, Coca Cola Hbc Italia spiegava come, spinta anche dalle esigenze legate alla pandemia, in quell’anno avesse migliorato la sua efficienza distributiva incrementando le modalità round trip, rivedendo le giornate distributive delle consegne in funzione del calo dei volumi e dell’allocazione degli stock nei magazzini nonché operando una assegnazione differente delle tratte. Rispetto alle tematiche più specificamente ambientali, Coca Cola citava anche l’impiego di mezzi a Gnl sulla tratta Nogara – Marcianise, la reingegnerizzazione in chiave full green di quella Nogara-Molfetta (tramite impiego di mezzi a Gnl per il primo e ultimo miglio e di trasporto ferroviario). Oltre a queste iniziative, spiegava inoltre di avere avviato una revisione delle pallettizzazioni di alcuni prodotti e a una ridefinizione degli ingombri delle bottiglie che nello stesso anno aveva permesso di trasportare 26.342 pallet in meno.
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