Carbon tax e trasporto via mare: i caricatori temono l’effetto sui prezzi delle spedizioni
Il Global Shippers Forum – che riunisce a livello globale i cosiddetti cargo owner, cioè i caricatori che muovono le loro merci lungo le supply chain mondiali – si è detto preoccupato per l’eventuale introduzione sui noli marittimi di una carbon tax sui combustibili. La proposta è una delle varie iniziative che saranno discusse nel […]
Il Global Shippers Forum – che riunisce a livello globale i cosiddetti cargo owner, cioè i caricatori che muovono le loro merci lungo le supply chain mondiali – si è detto preoccupato per l’eventuale introduzione sui noli marittimi di una carbon tax sui combustibili.
La proposta è una delle varie iniziative che saranno discusse nel corso della 78a riunione del Marine Environment Protection Committee dell’Imo, l’agenzia delle Nazione Unite che si occupa di navigazione internazionale, che si è aperta lunedì 6 giugno.
Secondo il Gsf, la ‘tassa’ allo studio – la cui introduzione avrebbe lo scopo di incentivare il passaggio ai combustibili che generino minori emissioni di Co2, addirittura secondo l’associazione anche a duplicare il costo di quelli tradizionali – rischia infatti di essere ribaltata direttamente sul valore dei noli marittimi e quindi sul costo delle spedizioni.
“Il settore marittimo ha un meccanismo molto efficiente per ribaltare i costi del carburante più elevati sotto forma di Baf (Bunker Adjustement Factor, ndr), un supplemento per coprire le variazioni del prezzo del carburante. Ci sono poche rassicurazioni nelle proposte esistenti sul fatto che una tassa sulla Co2 non diventerà solo un costo aggiuntivo per i caricatori” ha commentato il direttore del forum, James Hookham.
“Se l’industria marittima prende sul serio i ‘meccanismi flessibili (i Market Based Mechanism, ndr) come via per la decarbonizzazione, allora deve proteggere i suoi clienti da questi effetti inflazionistici, altrimenti le emissioni verranno ridotte sopprimendo la domanda di commercio mondiale”.
Il presidente del Gsf ha quindi invitato il Mepc a riflettere sugli effetti dell’applicazione di queste misure, anche evitando paragoni con le esperienze avviate in altri settori.
Tra i temi sul tavolo della 78esima negoziazione del Mepc, va ricordato, c’è anche quello della possibile introduzione nel Mediterraneo di un’area Seca (Sulphur Emission Control Area), ovvero con un più stringente limite alle emissioni di ossidi di zolfo (lo 0,1% rispetto all’attuale 0,5%). Ad oggi il Mar Baltico e il Mare del Nord, oltre alle acque costiere del Nord America, sono aree Seca, con limiti sulle emissioni di SOx così come di NOx.
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