Bankitalia: il costo del trasporto pesa sempre di più su import ed export italiani
Secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia sui trasporti internazionali di merci dell’Italia, nel 2021 l’incidenza dei costi di trasporto sul valore delle merci esportate e importate dall’Italia ha continuato a crescere ed è ora pari nell’ordine al 3,3% e al 4,9% (contro il 3,1% e il 4,3% del 2020). Condotta coinvolgendo 180 imprese operanti in […]
Secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia sui trasporti internazionali di merci dell’Italia, nel 2021 l’incidenza dei costi di trasporto sul valore delle merci esportate e importate dall’Italia ha continuato a crescere ed è ora pari nell’ordine al 3,3% e al 4,9% (contro il 3,1% e il 4,3% del 2020).
Condotta coinvolgendo 180 imprese operanti in Italia, delle quali sono state analizzate circa 5.500 spedizioni tipo, l’analisi ha riscontrato nel trasporto via mare rincari di “di entità eccezionale” in particolare nel segmento container, un calo di quello liquid bulk per l’eccesso di offerta di stiva, e un aumento in quelli dry e general cargo a causa della maggiore domanda di materie prime e beni intermedi legata alla ripresa economica mondiale. Stabili invece i costi nel comparto ro-ro. Nel settore aereo i noli sono rimasti elevati come già nel 2020 per la ridotta offerta di voli di linea e quindi di stiva belly cargo. Nei trasporti terrestri l’aumento dei costi medi ha riguardato soprattutto il comparto stradale, per via della crescita dei prezzi del carburante.
Le basse quote di mercato detenute dai vettori italiani, i volumi in aumento e l’esplosione dei costi (in particolare dei noli marittimi) hanno fatto sì che nel 2021, nella bilancia dei trasporti mercantili, il deficit strutturale che tra il 2002 e il 2020 si era collocato tra i 3 e 7 miliardi di euro all’anno nel 2021 si sia approfondito, andando a raggiungere i 10,9 miliardi. Si tratta del “valore più ampio − sia in termini assoluti sia in rapporto al Pil − registrato da almeno quarant’anni”, sottolinea il report. L’incidenza del deficit dei trasporti mercantili su quello complessivo dei servizi di trasporto, che nell’ultimo decennio è stato solitamente pari a oltre due terzi, lo scorso anno ha superato il 90%.
Più nel dettaglio nel trasporto stradale nel 2021 si è registrato un incremento dei costi medi che ha interessato sia i carichi completi sia quelli parziali, in un contesto di significativo aumento dei volumi movimentati. Il rialzo dei noli ha riguardato tutte le aree geografiche di destinazione e provenienza e deriva principalmente da un aumento dei costi operativi, in particolare per i prezzi carburante. I traffici con il Regno Unito inoltre hanno continuato a risentire della Brexit per la maggiore incidenza dei ritorni a vuoto. In termini reali (ovvero in rapporto agli indici dei prezzi dei beni esportati o importati), i costi medi stradali per tonnellata sono rimasti pressoché invariati.
Nel trasporto ferroviario i costi medi nominali sono rimasti sostanzialmente stabili all’esportazione, mentre quelli all’importazione sono diminuiti. Questo calo ha riguardato il settore bulk (che con il venire meno delle restrizioni legate alla pandemia ha perso il suo ruolo di alternativa alla strada) mentre quello container ha registrato un moderato rialzo dei costi medi. Rialzi si sono registrati in particolare nei confronti dell’Europa centrale e della penisola iberica, mentre i noli da e per l’Europa orientale, le economie balcaniche e i paesi alpini sono diminuiti. In termini reali i costi medi ferroviari sono scesi, rimanendo su livelli di poco superiori al minimo registrato nel 2012).
Dopo gli eccezionali rincari registrati nel 2020, lo scorso anno i costi del trasporto aereo sono rimasti su livelli elevati, a causa del recupero solo parziale dei voli di linea. In termini nominali i prezzi medi all’importazione si sono mantenuti stazionari, mentre quelli all’esportazione sono cresciuti del 7%. L’andamento è stato però molto eterogeneo tra le rotte: il nolo verso la Cina è aumentato di oltre il 90%, a fronte di una riduzione di oltre il 20% nei flussi da e per l’Europa. Anche in termini reali i costi medi sono rimasti sui livelli massimi degli ultimi venti anni.
Guardando più nel dettaglio al trasporto marittimo, l’analisi mostra che nel segmento container i costi sono “più che raddoppiati all’esportazione” (in particolare nel flusso col Nord America, “il più rilevante, sono aumentati del 180%”) e “più che triplicati all’importazione”, in particolare negli scambi con Cina, altri paesi asiatici e Sud America, per via di fattori quali le limitazioni dal lato dell’offerta (difficoltà nel reperimento container, congestione nei porti), squilibri geografici della domanda e, in misura minore, le misure di contenimento della pandemia. Poiché però gli altri fattori di costo (i “servizi ausiliari”) hanno subito variazioni più contenute, i noli complessivi in euro/ton hanno segnato incrementi di minore entità ma comunque elevati (+48% all’esportazione e +116% all’export).
Passando al segmento dry bulk, l’indagine riscontra un aumento marcato dei costi per il trasporto di granaglie e soprattutto carbone e minerali, nonché per via di episodi di congestione portuale e della forte polarizzazione della domanda nell’area Cina – Sud Est asiatico. Nel segmento liquid sono diminuiti i costi medi per il trasporto di petrolio e derivati, che hanno risentito dell’eccesso di stiva, e sono rimasti stabili quelli per la movimentazione dei prodotti chimici (Gnl incluso). In termini reali i costi medi navali bulk (inclusi i servizi ausiliari) all’importazione relativi ai carichi solidi rimangono su livelli elevati, anche se ancora inferiori ai massimi storici registrati nel 2008; quelli relativi ai bulk liquidi sono scesi verso il livello medio degli ultimi venti anni.
Nel 2021 i costi medi in euro/ton sono aumentati del 23,7% nella categoria general cargo che riguarda nello specifico il trasporto di impianti, macchinari e mezzi di trasporto, per effetto del “contesto di forte ripresa del commercio internazionale”, che ha riportato i costi medi (comprensivi dei servizi ausiliari e in euro/tonnellata) vicino ai livelli prevalenti all’inizio dello scorso decennio, in termini sia nominali sia reali. Simile (+18,8%) l’aumento per tubi e materiali metallici e invece superiore al 35% quello relativo al trasporto di prodotti chimici, materiali da costruzione, prodotti forestali.
Infine nel trasporto via mare ro-ro, che per lo più si dispiega nell’area mediterranea, nel 2021 i costi medi sono lievemente scesi (-1,7%) dopo l’incremento registrato l’anno precedente legato all’aggravio dei costi operativi dovuto all’introduzione obbligatoria di carburanti meno inquinanti. Il ribasso ha riguardato la maggior parte delle aree geografiche, a eccezione della tratta da e per la Turchia, che ha registrato una crescita del 16,4% del nolo medio.
Guardando al settore dei trasporti nel suo complesso, si nota inoltre come la fetta dei vettori italiani sia scesa rispetto all’anno precedente al 14,4% (dal 15,7% del 2020 e dal 24,1% del 2002), segnando nel settore marittimo il suo minimo storico dal 2002 (7,1%). Nel trasporto stradale il peso dei vettori italiani è invece risalito al 22,5% dopo il minimo toccato nel 2020 (19,1%), mentre nel comparto aereo la quota è ulteriormente scesa (14,3%), in relazione, scrive Banca d’Italia, alle “continue difficoltà del principale vettore italiano”.
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