Cybersecurity: “Le Pmi italiane devono mettersi in sicurezza insieme a fornitori e logistica”
In tema di cybersecurity le piccole e medie imprese italiane pagano un gap culturale in base al quale “il miglior acquisto è quello compiuto al miglior prezzo”, oppure ancora acquistano tecnologia “senza poi avere risorse in grado di applicarla”. In questo ambito il partner migliore è però quello “in grado di fornire la giusta tecnologia […]
In tema di cybersecurity le piccole e medie imprese italiane pagano un gap culturale in base al quale “il miglior acquisto è quello compiuto al miglior prezzo”, oppure ancora acquistano tecnologia “senza poi avere risorse in grado di applicarla”. In questo ambito il partner migliore è però quello “in grado di fornire la giusta tecnologia per quella specifica realtà”. In aggiunta le aziende, anche medie e piccole, devono avere un approccio allargato, che vada cioè a includere anche “tutta la catena di fornitura e metta al riparo la logistica”.
A dirlo è stato Fabio Zonta, Chief Procurement Officer di Engineering Ingegneria Informatica Spa nel corso del convegno “Cyber-risk & PMI, come sfuggire alla morsa” organizzato da Economy insieme a Rodl & Partner.
Tra gli interventi, anche quello del Sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè che ha evidenziato come ogni giorno il suo dicastero subisca “circa 150.000 attacchi da parte di hacker che cercano di penetrare i nostri sistemi. Di questi soltanto 20-40 necessitano un intervento dedicato dei nostri esperti, il che significa che il nostro sistema ha solide mura laddove il 99,9% di questi attacchi viene respinto direttamente dai firewall”.
“Quante imprese in Italia possono dire lo stesso? Quante di queste imprese hanno un responsabile della cybersicurezza dedicato?” si è chiesto, ribadendo come il tema sia centrale per tutto il nostro sistema-Paese, “dal quale dipende non solo la sicurezza, ma la continuità e la stabilità delle nostre imprese”.
Andrea Marchi, esperto di cybersicurezza di Rodl & Partner, dopo aver sottolineato come nelle Pmi spesso il firewall sia ancora considerato “la panacea della sicurezza informatica”, ha infine parlato anche della necessità di un cambio di paradigma, da un approccio basato sulla ‘fiducia, supportata da continue verifiche’, tipico della difesa perimetrale, a quello di una ‘verifica continua senza fidarsi’, noto anche come modello ‘zero-trust’.
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