Corre l’export di grappa italiana nel primo semestre 2022: +9% dei volumi
Caro delle materie prime e dell’energia nonché la crescente inflazione stanno affliggendo anche l’industria dei distillati italiani. Durante la assemblea annuale di AssoDistil – associazione che rappresenta oltre 60 distillerie industriali, pari al 95% della produzione nazionale di acquaviti e di alcol etilico – sono stati presentati alcuni dati di Format Reaserch secondo i quali […]
Caro delle materie prime e dell’energia nonché la crescente inflazione stanno affliggendo anche l’industria dei distillati italiani. Durante la assemblea annuale di AssoDistil – associazione che rappresenta oltre 60 distillerie industriali, pari al 95% della produzione nazionale di acquaviti e di alcol etilico – sono stati presentati alcuni dati di Format Reaserch secondo i quali la metà delle imprese del settore lamenta un incremento dei prezzi di energia e gas superiore al 40%, mentre una su quattro dice di avere avuto rincari superiori al 20% nell’acquisto di materie prime. L’86% del totale ha spiegato di avere rivisto (o di prevedere di rivedere) al rialzo i prezzi, mentre l’80% di queste ha detto di aver valutato o star valutando di servirsi di nuovi fornitori.
In questo scenario molto complesso, uno studio di Nomisma ha evidenziato come il mercato della grappa viva trend differenti fra i diversi canali di consumo.
Tra i segnali positivi l’aumento dei volumi esportati, con un incremento a valore ancora superiore, come conseguenza del miglioramento della percezione del prodotto da parte dei consumatori esteri.
Nel primo semestre del 2022 l’export è stato infatti pari a 28 milioni di euro (contro i 24 dei primi 6 mesi del 2021), per una crescita del 17% in valore e del 9% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa italiana c’è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export (con volumi in crescita del 11%), seguita da Svizzera (quota del 14%, in aumento del 20%) e Austria (5%, +12%). Tra le destinazioni in maggior sviluppo gli Usa (mercato minoritario, con il 3% ma in progressione del 57%) e ancora di più la Spagna (peso del 2%, in aumento del 110%).
“I dati sull’export sono incoraggianti e la testimonianza di un lavoro capace di privilegiare l’eccellenza italiana che sta dando i suoi risultati – ha spiegato Cesare Mazzetti, Presidente del Comitato Nazionale Acquaviti AssoDistil. “Il filo diretto che ci lega ai lavori che sta portando avanti la Commissione europea per riformare il testo unico delle indicazioni geografiche va proprio in questa direzione: rendere la filiera delle nostre aziende sempre più competitiva”. Sul tema Paolo De Castro, Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale Parlamento Europeo, ha ricordato in un intervento che questo “è un momento importante perché per la prima volta la riforma del testo unico delle indicazioni geografiche comprende anche le bevande spiritose e i prodotti alcolici. Gli obiettivi sono quelli di rafforzare sia i consorzi che le tutele ai prodotti. In Italia abbiamo un comparto straordinario nelle indicazioni geografiche per il settore del vino, spirits e food. Ci auguriamo che con questa normativa europea si possano fornire nuove armi non solo di protezione e di tutela, ma anche di sostengo del mercato. Il lavoro è appena iniziato, ma contiamo di avere un nuovo regolamento entro la presidenza spagnola del prossimo anno”.
Passando al mercato nazionale, questo secondo i dati di Assodistil nei primi sei mesi ha visto un calo delle vendite del 7% in valore rispetto al primo semestre del 2021 (fonte: NielsenIQ). La contrazione colpisce anche il canale dell’e-commerce con una diminuzione dei valori venduti del 15%. In entrambi i casi, evidenzia l’associazione, si tratta di dinamiche che sono trasversali all’intero comparto beverage: nel medesimo periodo si riducono infatti anche le vendite in Gdo di vino (-6%) e spirits (-3%).
La riduzione degli acquisti di grappa nel canale retail (fisico ed online), oltre ad esser influenzata all’attuale congiuntura, è da ricondurre alla forte ripresa dei consumi nell’Ho.re.ca, dove prima della pandemia passavano più della metà dei consumi di spirits italiani. A conferma di ciò, nei primi 6 mesi del 2022 le vendite nel canale Cash&Carry – format distributivo nel quale si riforniscono ristoranti e bar e che dunque può esser considerato una proxy delle tendenze del canale Ho.re.ca. – hanno registrato una crescita di ben il +31% rispetto al 2021.
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