Le 8 richieste di Fermerci per rilanciare il trasporto ferroviario cargo in Italia
La neonata associazione Fermerci presieduta da Clemente Carta e che rappresenta i principali operatori del trasporto ferroviario merci in Italia ha elaborato un Position Paper che sarà presentato oggi al Green Logistics Expo di Padova al fine di rilanciare il settore. “Il comparto ancora oggi in Italia non esprime tutte le sue potenzialità ed è […]
La neonata associazione Fermerci presieduta da Clemente Carta e che rappresenta i principali operatori del trasporto ferroviario merci in Italia ha elaborato un Position Paper che sarà presentato oggi al Green Logistics Expo di Padova al fine di rilanciare il settore.
“Il comparto ancora oggi in Italia non esprime tutte le sue potenzialità ed è rappresentato da volumi di traffico distanti dalla media Europea: il treno rappresenta una quota modale dell’11,9% rispetto a una media Europea del 16,8% secondo dati Eurostat 2020” ha spiegato a SUPPLY CHAIN ITALY il presidente Clemente Carta, che fra gli associati può vantare anche colossi come Mercitalia (Fs Italiane) e Medway Italia (Msc).
Partendo dagli obiettivi del Green Deal Europeo e dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, sono otto le richieste lanciate da Fermerci al prossimo governo. La prima riguarda il costo dell’energia per la trazione ferroviaria: “Si chiede un incremento ulteriore della dotazione finanziaria riservata dal decreto Aiuti bis al fine di garantire l’effettiva riduzione al 50% della componente B del pedaggio fino a dicembre 2022”.
A proposito dell’infrastruttura la richiesta è di “contemperare le esigenze del trasporto ferroviario delle merci, minimizzando le interruzioni e le sensibili inibizioni della circolazione dei treni”. Oltre a ciò “si propone la costituzione di un fondo, al fine di ristorare le imprese ferroviarie che subiranno danni a causa degli interventi previsti dal Pnrr”.
Un’attenzione particolare viene posta all’ultimo miglio ferroviario poiché “è essenziale che gli standard europei previsti per l’infrastruttura diventino quelli di riferimento per i sistemi dei porti, dei terminal e dei raccordi ferroviari, eliminando definitivamente i colli di bottiglia e aumentando l’efficienza dell’infrastruttura di trasporto”.
Altro capitolo riguarda il ‘Ferrobonus’, la misura di incentivo prorogata fino al 2026 ma con un importo di 20 milioni per gli anni dal 2023 in poi: “Fermerci chiede di impostare il relativo montante su un valore fisso e pari a 50 milioni di euro”.
Oltre a ciò l’associazione chiede un apposito Ferrobonus “per ultimo miglio ferroviario e portuale per compensare i costi generati dai ‘colli di bottiglia’ presenti sulla infrastruttura nell’ultimo miglio e delle operazioni di manovra ferroviaria”. In aggiunta si deve “dare immediata attuazione alla recente norma di incentivo al traffico ferroviario delle merci nei porti nazionali”.
Carta sottolinea poi come serva “superare tutti i vincoli tecnici e normativi in modo da rendere possibile la digitalizzazione di tutti i procedimenti del settore” e, in materia di formazione del personale di esercizio, evidenzia come le risorse umane oggi disponibili siano “insufficienti per soddisfare l’attuale domanda di traffico e soprattutto per sostenere la crescita auspicata dagli obiettivi fissati dal legislatore europeo”. Il comparto ha bisogno di circa 3 mila addetti alla circolazione ferroviaria nel prossimo triennio.
Maggiori incentivi sono richiesti anche per l’acquisto di locomotori e materiale rotabile poiché “il Pnrr prevede per le imprese ferroviarie merci un contributo ad oggi insufficiente per promuovere il rilancio del settore (60 e 55 milioni di euro rispettivamente per le locomotive e per i carri), che necessitano invece complessivamente di ulteriori 500 milioni”.
Fermerci nel suo paper reclama infine sostegno economico alle imprese per le spese che dovranno sostenere al fine di aggiornare i propri asset al sistema di segnalamento unico europeo (European Rail Traffic Management System), una revisione dei procedimenti attuativi di sostegno al settore e una revisione del processo di riallocazione delle tracce ferroviarie (con l’istituzione di un tavolo permanente Rfi – imprese ferroviarie).
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