L’Antitrust dice sì al takeover di Ups su Bomi
L’acquisizione di Bomi da parte di Ups non deve preoccupare, sia perché il mercato italiano della logistica sanitaria mostra una certa dinamicità, sia perché il soggetto risultante arriverà a detenere nello stesso una fetta pari al massimo del 10% del totale. Lo afferma l’AUtorità Garante della Concorrenza e del Mercato nella delibera con cui ha […]
L’acquisizione di Bomi da parte di Ups non deve preoccupare, sia perché il mercato italiano della logistica sanitaria mostra una certa dinamicità, sia perché il soggetto risultante arriverà a detenere nello stesso una fetta pari al massimo del 10% del totale.
Lo afferma l’AUtorità Garante della Concorrenza e del Mercato nella delibera con cui ha dato il suo benestare all’operazione, non ritenendo necessario l’avvio di una istruttoria più approfondita.
A queste conclusioni l’antitrust arriva ricordando innanzitutto l’architettura della acquisizione, che vedrà Ups rilevare il controllo esclusivo di Bomi Holding, di Bomi Italia (ad oggi per il 94,41% di proprietà della prima, per il 5% di Exential Consulting Srl e per il restante di altri investitori) e delle controllate di questa. Precisamente, in base all’accordo stipulato lo scorso agosto, Ups acquisirà il 100% del capitale sociale di Bomi Holding e il 5,58% del capitale di Bomi Italia. Valutando poi il contesto in cui questa avrà luogo, l’authority evidenzia che non solo nell’ambito della logistica integrata, ma anche in quello più ristretto dei servizi per il segmento sanitario non si creerà una concentrazione preoccupante. In particolare la quota nazionale attualmente in mano a Ups è compresa nell’intervallo 1-5% (la società, rileva l’authority, in ambito e in Italia “opera in otto regioni e possiede solamente due magazzini attivi nel comparto sanitario, nonché una piccola flotta di veicoli per le consegne (che si avvale in buona parte di soggetti terzi”), mentre quella di Bomi è compresa tra il 5 e il 10%. La fetta di mercato nazionale aggregata post merger sarà quindi compresa tra i 5 e il 10%. In aggiunta secondo l’Agcm “il mercato esaminato presenta una chiara dinamicità in ragione della presenza di numerosi e qualificati concorrenti, che vi continueranno ad operare”. Esclusa infine anche “qualsiasi rilevanza dal punto di vista concorrenziale di una relazione di tipo verticale tra UPps e il Gruppo Bomi, non sussistendo alcuna relazione verticale tra le attività svolte dai medesimi. Da qui la conclusione per cui la “concentrazione in esame non appare quindi idonea a ostacolare in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e a determinare la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante”.
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