L’acciaio di Liguria e Piemonte cresce meno di quello italiano
La filiera dell’acciaio della Liguria e del Piemonte nel 2021 ha visto una crescita di fatturato, valore aggiunto ed Ebitda inferiore a quello della media nazionale. Lo ha rilevato siderweb nella sua analisi Bilanci d’Acciaio 2022, in cui la testata ha analizzato i conti di oltre 5mila imprese dell’acciaio (dalla produzione all’utilizzo). Le risultanze relative […]
La filiera dell’acciaio della Liguria e del Piemonte nel 2021 ha visto una crescita di fatturato, valore aggiunto ed Ebitda inferiore a quello della media nazionale. Lo ha rilevato siderweb nella sua analisi Bilanci d’Acciaio 2022, in cui la testata ha analizzato i conti di oltre 5mila imprese dell’acciaio (dalla produzione all’utilizzo). Le risultanze relative alle due regioni sono state presentate durante il convegno “Acciaio & logistica: un binomio indissolubile”, che si è svolto a Genova lo scorso 1 dicembre.
In particolare, ha evidenziato lo studio, le 202 imprese del Nord-Ovest, l’11% del totale nazionale, nel 2021 hanno prodotto un fatturato di 5,821 miliardi di euro, equivalente solo al 7% del totale, con un fatturato medio di 28,5 milioni a fronte di una media italiana delle imprese di settore di 44 milioni. Rispetto al 2020 la crescita è stata del 55%, a fronte del 62% dell’Italia. Nel dettaglio, i segmenti di produzione e rottame sono risultati in linea con la popolazione nazionale, mentre distribuzione e centri servizio sono cresciuti di 20-25 punti in meno della media italiana.
Passando all’Ebitda, quello delle imprese del Nord Ovest è stato di 510 milioni di euro, rappresentando ora l’8,8% del fatturato (contro il 6,7% del 2020), mentre a livello nazionale l’incremento è stato dal 5,4 al 9,0%. I risultati migliori in termini relativi sono quelli di produzione e lavorazione delle lamiere.
Il reddito netto delle imprese invece è stato di 229 milioni di euro, ora al 3,9% del fatturato (contro una media nazionale del 4,5%). Il valore aggiunto del Nord-Ovest (890 milioni di euro) è cresciuto del 61% rispetto al 2020, contro il 70% dell’Italia, con quindi una dinamica peggiore. Ad aumentare di meno sono stati in particolare i cluster di produzione, rottame e lavorazione lamiere, tendenza che vale come elemento negativo dal punto della redditività industriale. La redditività operativa complessiva (Roa) è stata del 7,7% (a livello nazionale del 7,0%), con risultati di molto migliori anche rispetto al 2019. Infine il rapporto di indebitamento complessivo del Nord-Ovest è passato da 2,0 nel 2019 a 1,8 nel 2021, avvicinandosi a quello medio nazionale (1,5).
“Anche se c’è stato un discreto calo – ha sottolineato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, i centri servizio sono fortemente indebitati rispetto alla media italiana. Il cluster del rottame è l’unico ad aver fatto registrare un incremento del debito”. È migliorata nel triennio la sostenibilità economica del debito “grazie alle marginalità. In prospettiva, però, potrebbero esserci problemi, a causa dell’aumento del costo del denaro”.
Guardando alla congiuntura, siderweb evidenzia un contesto difficile, con prezzi dell’acciaio in calo e settori utilizzatori in rallentamento, a eccezione di automotive e costruzioni. La produzione italiana di acciaio grezzo, secondo Federacciai, è scesa del 10,8% tra gennaio e ottobre 2022, mentre da giugno a oggi il calo è stato per quattro volte superiore al 10%.
Tra gennaio e agosto 2022 l’export italiano di acciaio (sulla base degli ultimi dati Istat disponibili, materie prime e tubi compresi) è calato del 4,2% su base tendenziale (12 milioni di tonnellate, circa 522mila tonnellate in meno), mentre l’import (20,5 milioni di tonnellate) nello stesso periodo è aumentato di circa 757mila tonnellate rispetto al corrispondente intervallo del 2021 (+3,8%). Il deficit commerciale è salito a 8,6 milioni di tonnellate. Tuttavia, sul mercato internazionale “l’onda negativa vissuta da fine maggio forse sta giungendo alla fine” ha spiegato Emanuele Norsa, analista di Kallanish e collaboratore siderweb, per il quale si potrebbe arrivare al 2023 con una situazione in miglioramento grazie a una stabilizzazione a livello internazionale e in particolare della Cina, che ha visto una leggera ripresa, soprattutto delle costruzioni.
Commentando risultati e tendenze Gian Enzo Duci, amministratore delegato di Esa Group e docente di Economia marittima all’Università degli studi di Genova, ha ricordato come nel 2021 i noli nel settore container abbiano raggiunto costi stratosferici mentre il livello qualitativo del servizio sia crollato. “L’acciaio non è più stato in grado di sostenere quel tipo di trasporto. Poi nel 2022 abbiamo avuto circa 40 settimane consecutive di riduzione di questi noli, anche se siamo ancora a livelli alti, 2-3 volte quelli pre-pandemia. Oggi però da un lato l’arrivo di navi più grandi da maggiori distanze, dopo la chiusura del canale ucraino, e dall’altro l’allungamento dei tempi di ritiro di maggiori quantitativi di merce per slot da parte dei ricevitori stanno creando colli di bottiglia significativi per la logistica”.
Sull’andamento del settore si è espresso anche Augusto Cosulich, presidente e ad di Fratelli Cosulich, che ha affermato: “Ritengo che anche il 2023 non sarà. Può essere che ci sarà un riassestamento, ma l’inflazione verrà tenuta sotto controllo e il gas, sono convinto, scenderà. Come gruppo movimentiamo circa 1 milione di contenitori l’anno e abbiamo una visione mondiale del traffico marittimo. Il traffico c’è, le richieste ci sono, le navi sono piene. I noli stanno avendo delle fluttuazioni ma, a parte i contenitori che sono un mondo a parte, il resto sta avendo un andamento abbastanza buono”.
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