Broglio: “Autisti e stipendi da 2.000 euro rifiutati? Cambiare la narrazione”
Dopo l’ennesimo articolo dedicato a un imprenditore che pur offrendo uno stipendio da 2.000 euro al mese non riesce a trovare lavoratori (nello specifico, autisti), la “camionista & test driver” Laura Broglio ha voluto dire la sua sulla polemica e sugli errori di comunicazione del settore. Innanzitutto chiarendo come – date le condizioni di lavoro, […]
Dopo l’ennesimo articolo dedicato a un imprenditore che pur offrendo uno stipendio da 2.000 euro al mese non riesce a trovare lavoratori (nello specifico, autisti), la “camionista & test driver” Laura Broglio ha voluto dire la sua sulla polemica e sugli errori di comunicazione del settore.
Innanzitutto chiarendo come – date le condizioni di lavoro, ma soprattutto i vari costi che i conducenti di mezzi pesanti devono sostenere durante le loro giornate – anche secondo la valutazione di non addetti ai lavori una retribuzione più adeguata dovrebbe aggirarsi intorno ai 2.500-2.700 euro mensili (oltre alla copertura di trasferte e straordinari, tredicesima e quattordicesima).
Ma poi anche rivolgendo la sua attenzione a quella che ha chiamato la narrazione del settore, che a suo avviso dovrebbe essere “onesta sì, ma propositiva”. “Abbiamo bisogno di una narrazione che non si limiti ad elencare i problemi (peraltro superficiali come in questo caso), ma che sia spunto di riflessione per soluzioni reali ed efficaci e, soprattutto, fonte di ispirazione per nuovi cuori”.
Riferendosi verosimilmente ai mezzi di informazione generalisti (su quelli specialistici il tema è analizzato e descritto da tempo e con toni diversi), Broglio in particolare ha parlato di “diffamazione accompagnata all’ignoranza” che accompagna il mestiere degli autisti, spesso oggetto anche di “titoli poco onorevoli, anche quando sono vittime e non carnefici”, dell’assenza del tema nella scuole e della “(labile) formazione” degli addetti. Un cambio di prospettiva sarebbe secondo Broglio necessario anche per attirare giovani nel settore, “non per sfruttarli come risorse inesauribili privi di identità, ma come motore verso il progresso”.