Traffico ferroviario merci italiano cresciuto in 5 anni soprattutto nel Nord Est (+16%)
Una crescita modesta dei volumi, accompagnata da una sostanziale stagnazione della ripartizione delle quote modali ferroviaria e terrestre. Così può essere riassunto l’andamento del traffico ferroviario merci osservato in Italia nel 2022, secondo il report annuale pubblicato oggi (prima edizione) da Fermerci. Una sintesi che però secondo la stessa associazione “offre una lettura superficiale dell’andamento […]
Una crescita modesta dei volumi, accompagnata da una sostanziale stagnazione della ripartizione delle quote modali ferroviaria e terrestre. Così può essere riassunto l’andamento del traffico ferroviario merci osservato in Italia nel 2022, secondo il report annuale pubblicato oggi (prima edizione) da Fermerci. Una sintesi che però secondo la stessa associazione “offre una lettura superficiale dell’andamento del settore”, che invece andrebbe analizzato considerando in primis che la stabilità del traffico ferroviario si pone “nettamente in controtendenza rispetto alla grave caduta della produzione industriale nazionale” nonché alla “decisa flessione” dell’autotrasporto. Non solo: le dinamiche del sistema ferroviario nazionale, evidenzia Fermerci, sono sostanzialmente coerenti, se non migliori, di quelle di alcuni competitor europei.
Fatte queste premesse, il report mostra innanzitutto (sulla base rispettivamente di dati Istat e Rfi) che nel 2022 i volumi gestiti (in termini di treni/km) sono stati di poco inferiori a quelli del 2021 (53,4 milioni contro 53,8 milioni), anno in cui le movimentazioni in Italia avevano raggiunto il loro massimo dal 2010. Il confronto con il 2000 (64,8 milioni di treni/km) mostra però un netto calo, nell’ordine del 18%. La tendenza non deve però preoccupare troppo perché, spiega Fermerci, si accompagna a una sostanziale stabilità dei volumi (di poco superiori ai 20 miliardi di tonnellate/km), dato all’incirca costante dal 2015 a questa parte, a riprova dell’”avanzamento tecnologico della rete e dei mezzi” che ha permesso “l’entrata in esercizio di treni più lunghi e con maggiore capacità di carico” e dell’”efficientamento organizzativo dei flussi”.
La fotografia di Fermerci offre anche qualche spunto sulla ripartizione geografica dei traffici registrati nel 2022. Al Nord Est è ascrivibile una quota del 41%, contro il 33% del Nord Ovest. Decisamente inferiore la fetta del Centro Italia (8%), mentre al Sud fa capo il 17% dei traffici e alle isole solo l’1%. Il report, oltre a rilevare come la ripartizione rispecchi il peso dei diversi distretti produttivi italiani, osserva anche come negli anni 2018-2022 la circoscrizione nord orientale sia stata quella dove si è osservata il maggior aumento (+16%) a fronte di una sostanziale stabilità dell’offerta nel resto del paese, una situazione che potrebbe però riequilibrarsi con “il forte impulso offerto dal Pnrr al potenziamento della rete trasportistica meridionale”.
Come accennato, Fermerci ha anche voluto mettere in relazione la situazione italiana con quella degli altri paesi europei, un confronto che restituisce un ritratto dell’Italia positivo considerato che nell’arco di tempo preso in analisi (dal 2003 ad oggi) lo sviluppo dei suoi traffici (+20%) è stato inferiore solo a quello di Germania e Austria.
Tra gli altri punti evidenziati c’è poi quello dell’andamento del traffico ferroviario combinato e intermodale. L’incremento del secondo, riporta il report, è stato “costante ed ingente” e non è stato rallentato dalla crisi pandemica. A partire dal 2018 il traffico combinato è infatti “sostanzialmente esploso”, con un incremento dell’offerta di 5,9 milioni di treni km, a fronte di un aumento di quello convenzionale di soli 100mila treni km. Secondo Fermerci, l’aumento dei treni combinati in questi ultimi quattro anni ha anche comportato un mutamento sostanziale dell’offerta, prima più orientata alla domanda convenzionale (55% contro il 45% del combinato nel 2018) e oggi leggermente più attenta a quella intermodale (49% a fronte del 51% nel 2022). Relativamente, invece, al trasporto combinato l’analisi indica anche che in Italia si è sviluppata una maggiore integrazione tra ferrovia e strada rispetto a quella tra ferrovia e mare. In particolare sul primo fronte si è registrato tra il 2018 ed il 2022 un aumento di 4,7 milioni di treni km combinato terrestre, mentre nello stesso periodo il secondo ha avuto uno sviluppo pari a 1,3 milioni di treni km aggiuntivi.
Il report getta infine uno sguardo agli “asset” del settore, ovvero personale, reti e mezzi. La fotografia mostra come ad oggi il comparto del trasporto ferroviario delle merci conti 15mila persone tra operativi (movimentazione, servizi al trasporto e di logistica) e addetti amministrativi. La quota di dipendenti sopra i 50 anni è però decisamente superiore alla media nazionale e pari a poco meno della metà della forza lavoro, situazione che creerà nei prossimi anni la crescente necessità di un consistente ricambio generazionale.
Relativamente alla rete, il report evidenzia come la sua estensione sia “sostanzialmente in linea con quella dei principali paesi europei” (fatta sempre l’eccezione della Germania). La sua lunghezza è di circa 17mila km, dato che rapportato alla superficie indica una ‘densità’ maggiore di quelle di Francia e Spagna. Passando per ultimo alla analisi del parco di locomotive circolanti, il report annuale di Fermerci riporta come dal 2000 ad ne siano state acquistate 458, di cui il 67% elettriche e il 33% diesel. Di queste, il 33% è stato acquisito da società di leasing e il restante 67% è da imprese ferroviarie.
L’intera flotta di locomotive circolanti in Italia, compresi dunque anche i mezzi acquistati precedentemente al 2000, vede oggi prevalere la quota di mezzi elettrici (56%). L’età media della flotta ad oggi è di 28,1 anni, una età ancora abbastanza elevata ma in calo rispetto alla media di oltre 35 anni del 2000.
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