Scatta l’amministrazione giudiziaria per Brt e Geodis
Si aprono le porte dell’amministrazione giudiziaria per Brt e Geodis, operatori logistici attivi anche nel settore delle consegne che lo scorso dicembre sono finiti al centro di una inchiesta della Procura di Milano. Nell’ambito dell’indagine – prima incentrata sulla emissione di fatture per operazioni inesistenti e contratti di appalto che simulavano la somministrazione di manodopera, […]
Si aprono le porte dell’amministrazione giudiziaria per Brt e Geodis, operatori logistici attivi anche nel settore delle consegne che lo scorso dicembre sono finiti al centro di una inchiesta della Procura di Milano. Nell’ambito dell’indagine – prima incentrata sulla emissione di fatture per operazioni inesistenti e contratti di appalto che simulavano la somministrazione di manodopera, poi arrivata a includere anche l’ipotesi del reato di caporalato – erano stati disposti sequestri preventivi per complessivi 126 milioni di euro.
Oggi la decisione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, i giudici hanno riconosciuto la gravità dei fatti commessi e disposto, per il periodo di un anno, l’amministrazione giudiziaria per consentire un controllo sugli organi gestori delle due multinazionali.
Per quel che riguarda in particolare Brt, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, i magistrati avrebbero appurato che il sistema messo in atto avrebbe consentito all’azienda di risparmiare 100 milioni all’anno da una decina d’anni a questa parte “a tutto detrimento dei lavoratori e dell’erario”. Non solo. I vertici dell’azienda sarebbero stati “perfettamente consapevoli della inadeguatezza delle tariffe imposte ai fornitori” e questa avrebbe avuto come esplicita politica interna quella di “cambiare la cooperativa ogni due anni e aprirne un’altra allo scopo di non far emergere criticità fiscali”, determinando quella “transumanza di lavoratori” già stigmatizzata dagli inquirenti.
Della prassi viene ritenuto essere stato consapevole l’amministratore delegato Costantino Dalmazio Manti (autosospesosi alcuni giorni fa) che in aggiunta avrebbe anche ammesso di avere ricevuto circa 1 milione di euro in mazzette fra il 2016 e il 2022 dai fornitori di manodopera, con l’obiettivo da parte di questi di essere selezionati.
Riguardo la sua posizione, Brt ha in giornata diffuso una nota in cui afferma di star “collaborando con la Procura della Repubblica dal mese di dicembre 2022” e di avere “espresso la volontà di implementare procedure e controlli ancor più stringenti” e di avere “iniziato molteplici investigazioni interne volte ad analizzare alcune situazioni critiche”. Tra le azioni intraprese segnala inoltre di avere sostituito già dallo scorso 8 febbraio 2023 Dalmazio Manti con Mathieu Wintgens, presiedente del CdA dell’azienda.
Per quel che riguarda invece Geodis, pure posta in amministrazione straordinaria per un anno, la testata milanese spiega che la misura avrebbe in particolare lo scopo di evitare che l’azienda continui ad agevolare il reato di riciclaggio contestato ad Antonio Suma, amministratore di fatto delle coop di cui questa si serviva.
Sulle due misure odierne si segnala la nota unitaria di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che oltre ad auspicare che il duplice provvedimento a carico di Brt e Geodis “favorisca un miglioramento delle condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori e porti al consolidamento e allo sviluppo delle attività” si è detta diposnibile a collaborare con l’autorità giudiziaria. “Vanno tutelati – chiedono infine le tre organizzazioni sindacali – i circa 30 mila dipendenti di Brt Geodis, fermo restando il nostro sostegno e la nostra disponibilità nei confronti della magistratura in quanto l’inchiesta deve fare il proprio corso su un tema a noi molto sensibile come quello della lotta allo sfruttamento di lavoratori e lavoratrici del sistema di appalti e subappalti nel settore della logistica”.
L’inchiesta a carico di Brt e Geodis era venuta alla luce nel dicembre dello scorso anno, quando la Guardia di Finanza di Milano aveva inizialmente sequestrato ai due operatori importi rispettivamente per 44 e 37 milioni di euro (altri 21 milioni erano stati bloccati a Suma quale soggetto ‘intermediario’), ipotizzando da parte di entrambi il ricorso a false cooperative come mezzo per evadere l’Iva. Sotto indagine erano finiti anche Giorgio Bartolini e Costantino Dalmazio Manti di Brt, e Luigi Francesco Cazzaniga e Fabrizio Airoldi per Geodis in quanto firmatari delle dichiarazioni fiscali 2017-2021, sulla base della legge 231 del 2001 sui reati commessi da vertici aziendali nell’interesse delle società.
In seguito Brt era stata oggetto di un ulteriore sequestro preventivo per 24,4 milioni di euro, disposto nell’ambito di un allargamento delle indagini a ricomprendere anche l’ipotesi di reato di caporalato.
La vicenda ha avuto un ulteriore sviluppo a latere nella giornata di oggi, quando è venuto alla luce come la Procura di Trieste abbia deciso di sottoporre a sequestro preventivo somme per 2 milioni di euro nell’ambito di una indagine su 7 società (di Trieste, Milano, Roma, Genova e Parma) del settore trasporti con l’ipotesi di reato di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Secondo diverse testate nazionali, le imprese avrebbero operato nell’indotto di un “operatore logistico francese con sede a Milano già a sua volta colpito da sequestri preventivi lo scorso dicembre”, una descrizione che pare ricondurre a una delle due società oggi poste sotto amministrazione giudiziaria. Come noto Brt è infatti un corriere espresso oggi controllato dall’operatore francese postale La Poste, mentre Geodis Italia è la filiale italiana del gruppo, pure francese, Geodis, con sede centrale a Levallois-Perret, nella regione dell’Île-de-France.
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