Evasione Iva e contrabbando: sgominata rete di importatori nel porto di Genova
Gli indagati utilizzavano false dichiarazioni doganali per la merce in arrivo al terminal container di Pra’
Evadevano svariati milioni di euro di Iva e dazi presentando in dogana documentazione artefatta al fine di consentire lo sdoganamento della merce. È stata così scoperta dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione dell’Iva ed al contrabbando mediante l’utilizzo di false dichiarazioni doganali in importazione che operava attraverso lo schermo di società “cartiere” bulgare.
Per oltre 12 mesi, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica genovese, i funzionari ADM dell’ufficio Antifrode della Direzione Interregionale per la Liguria, il Piemonte e la Valle d’Aosta, in collaborazione con il personale della Sezione Polizia Stradale, hanno effettuato pedinamenti, attività di monitoraggio tramite telecamere e GPS ed intercettato 5 utenze telefoniche. Il materiale probatorio raccolto, anche a seguito di attività di perquisizione presso le sedi di due società riconducibili ai partecipanti all’associazione criminale, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di dodici persone, tutte di nazionalità italiana e ha consentito di provare che tale sodalizio operava attraverso tre distinte direttrici fraudolente.
Sono quattro le ipotesi di reato a carico degli indagati: associazione a delinquere, falso in atto pubblico, contrabbando ed evasione dell’Iva all’importazione, reati aggravati dalla transnazionalità. Secondo le ricostruzioni effettuate infatti, la merce estera che giungeva presso il porto di Genova Prà, non assolveva l’imposta sul valore aggiunto ed aveva come destinatari due società bulgare rivelatesi delle mere “scatole vuote”. Le indagini hanno dimostrato che le merci venivano invece immesse in consumo nel territorio dello Stato e in quello di altri Paesi dell’Unione, differenti da quello originariamente dichiarato evadendo così completamente l’Iva. A tale scopo venivano, falsificati i documenti di trasporto consegnati di volta in volta ai trasportatori. Una seconda tipologia di attività illecita, falso per induzione in atto pubblico, contrabbando aggravato ed evasione dell’Iva all’importazione, consisteva nella sistematica alterazione della documentazione commerciale riferita alla merce in importazione con dichiarazione in dogana di valori imponibili inferiori a quelli reali, al fine di ridurre l’importo dei dazi e dell’Iva da versare all’importazione. Un terzo ulteriore e differente filone di falso per induzione e contrabbando, riguardava una serie di spedizioni di merci risultanti allo stato estero, quindi in sospensione di imposta, che andavano allocate all’interno di un apposito magazzino (magazzino di temporanea custodia) gestito dalla citata società di logistica; le merci in realtà non transitavano dallo stesso.
I funzionari doganali unitamente al Personale della Polizia di Stato coordinati dalla Procura della Repubblica di Genova, hanno eseguito una serie di misure cautelari, personali e reali in carcere nei confronti dei due capi e promotori del sodalizio criminoso e proceduto al sequestro preventivo di una società operante nel settore delle pratiche doganali. La società gestita dai medesimi soggetti veniva sistematicamente utilizzata per commissione di un nutrito numero di episodi delittuosi.
Altri otto indagati risultano invece destinatari della misura degli arresti domiciliari: si tratta di cinque dipendenti della società, nonché del titolare e dei due dipendenti di un’ulteriore impresa operante nel settore della logistica anch’essa destinataria di provvedimento di sequestro preventivo.
L’intera indagine è nata da una pregressa attività investigativa condotta dai funzionari doganali che aveva consentito di portare alla luce l’esistenza di un’associazione per delinquere – anch’essa radicata nel capoluogo ligure, costituita al fine della fraudolenta acquisizione di finanziamenti bancari con garanzia dello Stato, che aveva condotto al sequestro preventivo di conti correnti e altri rapporti finanziari per oltre 2,3 milioni di euro.
A fronte di un’attività d’indagine lunga e complessa, la fattiva collaborazione tra l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la Polizia di Stato con il coordinamento della Procura della Repubblica, sono state la chiave di volta del buon esito delle indagini.