Paradosso logistica: valore aggiunto pro capite maggiore per micro e piccole imprese
Sulle aziende di dimensioni più grandi, spiega Randstad Research, pesano gli investimenti in digitalizzazione ma soprattutto il più alto costo del lavoro
Costi del lavoro molto più bassi (a fronte di tutele pure di livello scarso) e scarsi investimenti in digitalizzazione. Sono i fattori che secondo Randstad Research possono spiegare un paradosso italiano: nella logistica, sono le aziende più piccole a saper generare il maggior valore aggiunto per addetto.
Lo evidenzia la società nel rapporto ‘Trasformazioni del settore e delle professioni nella logistica’, che ha fornito anche del comparto una istantanea in termini ‘demografici’. Il dato (relativamente) più sorprendente dello studio è che a fronte di un pressoché costante aumento del valore aggiunto generato in media per addetto (pari a 49.278 euro nel 2021, anno dell’ultima rilevazione, a fronte dei 44.822 euro nel 2013, al netto dell’inflazione), se si guarda alle dimensioni delle aziende sono state appunto le più grandi a perdere via via quota sotto questo profilo, mentre le realtà più piccole (o addirittura microscopiche) hanno registrato una crescita.
Facendo prima un passo indietro, lo studio evidenzia come nel settore il valore aggiunto pro capite, nell’ambito come detto di un percorso grossomodo di sviluppo tra 2013 e 2021, abbia toccato un picco nel 2018 (49.310 euro), seguito da una fase di calo nel biennio 2019-2020 (44.539 e 39.151, sempre al netto dell’inflazione), per poi tornare a un valore vicino a quello massimo nel 2021 (49.278 euro). Un andamento simile – perlomeno per la presenza di un exploit nel 2018 e di un declino del 2019-2020 – a quello visto nei servizi, settore che però si colloca in una fascia inferiore, che rispetto a questo parametro ha registrato nel 2021 un valore medio di 23.585 euro.
Nello stesso intervallo di tempo, nella logistica italiana – rileva inoltre lo studio – è cresciuto il costo del lavoro. Anche per questo dato si osserva un picco nel 2018 seguito da un calo nel biennio successivo, ma al di là di questa parentesi si può notare come si sia passati da una media di 30.831 euro nel 2013 (contro i 25.029 dei servizi) ai 31.971 euro del 2021 (23.585 nei servizi).
Il passo successivo dell’analisi di Randstad è stato quello di guardare nel dettaglio come il valore aggiunto pro capite muti al variare delle dimensioni delle aziende. È qui che emerge come – in modo del tutto peculiare e diversamente da quanto avviene invece nei servizi – nel 2021 siano proprio le performance delle realtà più strutturate (ovvero con oltre 250 addetti) quelle inferiori, con importi che restano al di sotto dei 45.000 euro, mentre per le aziende di piccole dimensioni (tra i 10 e i 49 addetti) il valore aggiunto pro capite per addetto abbia raggiunto in media i 50.000 euro. Le aziende più grandi, affermano al riguardo gli analisti allargando lo sguardo agli anni precedenti, hanno peraltro sperimentato una “decisa diminuzione del valore aggiunto a partire dal 2018”, attribuibile in parte “a fenomeni strutturali legati alla crisi dei principali attori del trasporto aereo (Alitalia) e marittimo (Moby e Tirrenia) e dall’altro alla pandemia”. Pur essendo caratterizzate da minore valore aggiunto pro capite medio prima del 2018, le medie imprese (49-250 addetti) nel 2021 invece hanno avuto una riduzione più contenuta e hanno registrato un recupero maggiore.
Si tratta di un andamento che in generale secondo Randstad Reserach si spiega da un lato con i maggiori investimenti in tecnologia e digitalizzazione avviati dalle realtà più grandi (che al momento non hanno però ancora generato i ritorni attesi), ma anche con il fatto che le realtà più piccole spesso pagano un costo del lavoro decisamente inferiore offrendo allo stesso tempo meno tutele.
Lo studio fa poi ancora un passo avanti mettendo a rapporto il valore aggiunto pro capite con il costo del lavoro in base alla dimensione delle aziende, ottenendo un indicatore che secondo la società “mostra in che misura il valore aggiunto generato dall’impresa è in grado di coprire il costo del lavoro dell’impresa stessa”.
Nel dettaglio, emerge come questo dato nel 2021 sia stato pari a 1,68 per le micro imprese (meno di 10 addetti), a 1,41 per quelle piccole (da 10 a 49), di 1,35 per le medie (da 50 a 249) e infine di 1,21 per quelle grandi (più di 250 dipendenti). Per offrire un grossolano metro di paragone con il passato, si può ricordare che sempre secondo lo studio questi valori nel 2013 erano stati nell’ordine pari a 1,56 (micro), 1,31 (piccole), 1,29 (medie), 1,30 (grandi). Anche il settore dei servizi vive un andamento simile (con la differenza che per le realtà più grandi il dato nell’arco di tempo considerato resta stabile) portando gli analisti a concludere che in Italia sia riscontrabile una “maggiore efficienza delle piccole imprese, sia nel settore della logistica che nei servizi in generale”.
F.M.