Confermato il maxi-pignoramento a carico di Schenker Italiana
Disposto il versamento dei risarcimenti agli autisti dell’appaltatore Gbf Trasporti, in realtà legati a lei da rapporto di mono-committenza
Il giudice delle esecuzioni del Tribunale di Milano Maria Rosaria Bernasconi ha confermato la correttezza del pignoramento che era stato disposto a fine giugno a carico di Schenker Italiana e ha disposto che da un conto corrente intestato alla società sia ora versata una somma pari a circa 730mila euro a mo’ di risarcimento a una decina di camionisti di Gbf Trasporti. I conducenti, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, lavoravano per suo conto sulla base di un contratto d’appalto, ma in realtà erano legati da un rapporto di mono-committenza alla filiale italiana di Db Schenker. A dare conto di questo nuovo capitolo della vicenda sono oggi diverse testate lombarde.
Secondo quanto ricostruito al momento in cui era stato reso noto il pignoramento, questo era stato disposto, su un importo di 1,1 milione di euro, perché la società non aveva rispettato, per un periodo di oltre tre mesi, le disposizioni di una sentenza esecutiva che la condannava appunto al risarcimento dei lavoratori, per la cifra ora versata. Questo ha lo scopo di compensare gli autisti dei mancati pagamenti di straordinari, Tfr, scatti di anzianità, indennità di trasferta e trattenute indebite dalle buste paga, per un periodo di 7 anni durante i quali pur impiegati da Gbf Trasporto avrebbero in realtà svolto attività in rapporto di mono-committenza per Schenker Italiana, svolgendo anche – secondo quanto riferito all’epoca da Repubblica – turni di “10-11 ore al giorno con una pausa di 15-30 minuti”.
I contratti di subappalto di trasporto stradale di Schenker Italiana erano finiti sotto l’attenzione della magistratura lo scorso anno, quando la società era stata posta in amministrazione giudiziaria per il rischio di infiltrazione mafiosa. Secondo quanto trapelato successivamente, l’attenzione degli inquirenti si era poi estesa ai contratti di subappalto di manodopera, nei quali la Procura avrebbe riscontrato irregolarità proprio perché volti a mascherare rapporti di subordinazione.
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