Netto aumento dell’export italiano extra Ue ad agosto (+8,8%)
In forte contrazione invece le importazioni (- 32,7%) secondo le ultime rilevazioni Istat
Agosto si è chiuso con un netto aumento su base annua delle esportazioni extra Ue italiane, che segnano un +8,8% (dopo il -6,7% di luglio), trainato dalle maggiori vendite di beni strumentali (+27,6%) e di beni di consumo non durevoli (+8,6%). Lo stesso mese è stato contrassegnato però anche da una forte contrazione delle importazioni, in calo del 32,7%. Questa, segnala l’Istat, che ha diffuso oggi questi dati, risulta generalizzata ma più ampia per energia (-52,2%) e beni intermedi (-27,7%).
In termini tendenziali, risulta in marcato aumento l’export verso Stati Uniti (+34,0%), Giappone (+16,3%), paesi Opec (+14,7%) e Svizzera (+8,1%), mentre calano le vendite verso Regno Unito (-10,1%), Cina (-9,4%) e Turchia (-9,0%). Guardando all’import, Istat rileva contrazioni su base annua da tutti i principali paesi partner extra Ue27, a esclusione del Regno Unito (+14,6%). A registrare la flessione più ampia sono quelle dalla Russia (-90,6%), ma riduzioni marcate si riscontrano anche negli acquisti da paesi Asean (-38,4%), paesi Mercosur (-35,3%), paesi Opec (-33,7%) e Cina (-32,0%).
Sotto il profilo congiunturale, il mese è stato caratterizzato da un aumento su entrambi i fronti, più ampio per le esportazioni (+7,1%) rispetto alle importazioni (+3,8%). La crescita mese-su-mese dell’export extra Ue viene spiegata dalle maggiori vendite di energia (+49,5%), beni strumentali (+9,1%) e beni di consumo non durevoli (+8,5%). Crescono invece in modo più contenuto le vendite di beni intermedi (+0,6%), mentre diminuiscono quelle di beni di consumo durevoli (-4,8%). Guardando all’import, si riscontrano incrementi congiunturali per tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni intermedi (-2,3%); i più marcati riguardano le importazioni di energia (+12,1%) e beni di consumo non durevoli (+5,2%).
Infine nel trimestre giugno-agosto 2023, rispetto al precedente, l’export riporta una crescita dell’1,3%. L’incremento riguarda tutti i raggruppamenti, a esclusione di beni intermedi (-2,8%). Nello stesso periodo, l’import registra una riduzione del 5,7%, quasi totalmente determinata dalla flessione degli acquisti di energia (-9,4%) e beni intermedi (-8,5%).
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