In lieve calo la puntualità media dei treni merci in Italia (57,5%)
Anche al netto degli eventi esterni nel 2022 è diminuito il numero di convogli arrivati ‘in orario’
Nel 2022 la puntualità reale del traffico ferroviario merci italiano – ovvero quella esperita dal cliente, e calcolata effettuando il rapporto tra i treni arrivati a destinazione entro 30 minuti sul totale dei convogli circolati – si è attestata al 57,5%, in calo di 1,9 punti percentuali rispetto a quella del 2021. Lo si legge nel Piano Commerciale di Rfi pubblicato lo scorso luglio, nel quale l’azienda ricorda come la riduzione delle performance sia conseguenza di diversi fattori, dal provvedimento di Ansfisa che limitava la velocità per i treni con carri equipaggiati con le suole organiche di tipo LL IB116, a eventi impattanti quali l’attacco hacker dello scorso 23 marzo per passate ai ritardi dei treni provenienti dall’estero.
Il declino è ancora maggiore se rapportato al tasso del 65,2% di puntualità registrato nel 2020. Ciò detto, le rilevazioni del 2022 rimandano comunque un valore in linea con quello del pre-pandemia, considerato che nel 2019 era arrivato “in orario” il 57,9% dei treni merci transitati in Italia.
La puntualità dei treni merci italiani appare in calo anche se si guarda ai dati escludendo l’effetto dei ritardi causati da circostanze esterne a Rfi e alle imprese ferroviarie (suicidi, avverse condizioni meteo, terremoti e così via). Utilizzando questo parametro (in cui i treni penalizzati da cause esterne al gestore sono considerati ‘in orario’, sommati a quelli puntuali, e messi a rapporto con il totale dei treni in circolazione), secondo il report la puntualità nel 2022 si è avuta nel 64,1% dei casi. Nel 2021 era invece arrivato ‘in orario’ il 67,7% dei treni, mentre nel 2020 la puntualità era stata toccata nel 72% dei casi.
Dal report si apprende anche che nel 2022 hanno circolato ogni giorno 433 treni ordinari (circa 8 treni/giorno in meno rispetto al 2021), mentre quelli straordinari sono stati 137 al giorno (rispetto ai 146 dell’anno prima). Il decremento secondo l’azienda è stato “in parte conseguente alla situazione internazionale con un nuovo equilibrio nello spostamento delle merci post-covid e alle tensioni in Europa che hanno portato alla guerra in Ucraina”.
F.M.
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