La riscossa dei piccoli spedizionieri con i grandi caricatori: “Risolviamo problemi che altri non gestiscono”
Alice Arduini (Alix International) rilancia il ruolo delle realtà indipendenti in un contesto attraversato da consolidamento e disintermediazione
San Donato Milanese (Milano) – Portabandiera della categoria dei piccoli spedizionieri, ad Alice Arduini (fondatrice di Alix International, di cui è socia unica) si deve l’intervento che forse ha più fatto drizzare le orecchie a molti dei presenti in sala al Business Meeting “Container Italy: integrazioni verticali e cambiamenti epocali”, organizzato a Milano da SUPPLY CHAIN ITALY e SHIPPING ITALY.
Sia per il contenuto – una appassionata difesa della categoria di appartenenza, appunto quella delle piccole case di spedizione che si confrontano con i giganti, in un contesto in cui operazioni di M&A sono all’ordine del giorno -, sia per i numerosi aneddoti e racconti di dietro le quinte con cui lo ha presentato.
Il primo già riassume bene il modo in cui l’imprenditrice vede il ruolo di una azienda come la sua nel mercato attuale. “Recentemente mi ha cercata un grosso gruppo di Modena che commercia carni, con ufficio logistico di 40 persone che dialoga direttamente con le compagnie marittime”. Queste realtà, spiega Arduini, “si rivolgono a noi per il lavoro difficile, per le triangolazioni, per traffici inusuali o comunque per quelli che per i grandi spedizionieri rappresentano un carico non interessante”. Nei loro confronti, quello che le realtà più piccole sono in grado di offrire è la ricerca di una soluzione a tutti i costi: “Troviamo il modo, non diciamo di no, anche sfruttando la nostra rete di contatti internazionali. Non siamo nemmeno più solo consulenti, andiamo oltre” ha aggiunto, richiamandosi al punto di vista espresso poco prima dal presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto, rispetto al ruolo a cui è ora chiamata la categoria degli spedizionieri. Anche perché, naturalmente: “Più difficile la spedizione, maggiore chiaramente è la marginalità” ha ammesso Arduini, che però anche su questo punto ha voluto sottolineare come le realtà piccole debba mettere in campo un approccio diverso: “Non puoi massacrare un cliente che ti tende una mano, perché se lo ricorderà”.
Volente o nolente, il confronto con i big – spedizionieri e non – per una azienda come Alix resta sempre sullo sfondo e secondo Arduini chiaramente i piccoli non possono pensare di vincerlo giocandolo sul piano delle tariffe. In primis perché per loro “è difficile anche solo ottenere i noli a lungo termine”. Ma anche perché, appunto, la partita si gioca su un livello differente: “So che un carrier è andato a cercare i miei clienti, ma per lavorare direttamente con la compagnia dovrebbero effettuare booking on line, attività cui occorre dedicare tempo e risorse”. I committenti che scelgono questa strada, secondo Arduini, cioè “devono fare un investimento, che però deve portare i suoi frutti. Anche solo capire se ne è valsa la pena, se questo si è ripagato, può essere molto complesso”. Un ulteriore fattore di vulnerabilità che si presenta lavorando direttamente con il vettore, secondo la fondatrice di Alix International, riguarda poi l’aspetto della riservatezza delle informazioni commerciali: “Se avvii dei tender con le compagnie, esponi il tuo traffico, lo rendi noto. E corri il rischio che a volte queste informazioni diventino praticamente di dominio pubblico”.
F.M.
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