L’uso di tecnologia non salva la committenza dall’accusa di appalti non genuini nella logistica
Garantire margini di autonomia ad appaltatori e dipendenti (o utilizzare strumenti forniti in comodato d’uso) sono due possibili fronti di intervento
La fornitura, da parte delle aziende committenti, di tecnologie e software di sua proprietà ai lavoratori dell’appaltatore mette a rischio la genuinità del rapporto di appalto se questi sono utilizzati senza garantire loro un certo grado di autonomia.
Questo, almeno, è l’orientamento giurisprudenziale che pare emergere da alcune sentenze – alcune emesse anche nel 2023 – citate nel testo: “Il futuro del lavoro nella logistica, La prospettiva delle relazioni industriali” realizzato da Adapt e presentato durante l’evento “Lavorare meglio, questione di logistica – Costruiamo le basi per il futuro del Paese”, organizzato da Assologistica.
Nel documento sono quattro i pronunciamenti riportati a conferma di questa tendenza. Il primo, emesso a Padova nel luglio 2019, riguarda il caso di un committente che, tramite comandi vocali in cuffia, forniva ai lavoratori indicazioni puntuali sulle attività da svolgere, senza margini di autonomia per l’appaltatore e i suoi dipendenti (sui quali poi esercitava anche un controllo a distanza tramite riconoscimento vocale, in violazione della normativa di protezione dei dati). In modo simile si è pronunciato il Tribunale di Catania nel 2021, rispetto a un caso in cui il committente, con sue tecnologie, programmava i servizi svolti dai dipendenti dell’appaltatore, stabilendo anche turni e orari del personale. In un terzo caso (con sentenza dello stesso tenore emessa dal Tribunale di Padova lo scorso marzo), i lavoratori dell’appaltatore ricevevano direttive di lavoro direttamente dal committente, sia attraverso terminali mobili, sia direttamente dal suo personale in caso di errori dei sistemi. Bocciato infine tramite sentenza (dalla Corte di appello di Venezia del marzo 2023) come non genuino anche il caso in cui l’organizzazione del lavoro risultava totalmente automatizzata tramite software nella disponibilità esclusiva del committente.
Commentando questo scenario, la ricerca di Adapt sottolinea come l’orientamento giurisprudenziale sia quello di ritenere dirimente, nella valutazione della genuinità degli appalti, il margine di autonomia
che i lavoratori dell’appaltatore devono avere nonostante l’utilizzo di tecnologie di proprietà del committente. Di conseguenza, se si vuole garantire che un appalto di questo genere resti genuino secondo Adapt è possibile agire su due fronti: la prima è quella di garantire “almeno in parte” una autonoma organizzazione, nello svolgimento delle lavorazioni, da parte dell’appaltatore. La seconda è quella di gestire in modo diverso la disponibilità giuridica dei software (o una parte di essi) forniti agli addetti, ad esempio tramite comodato d’uso.
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