Export bresciano in sofferenza per la crisi dell’economia tedesca
Dati allarmanti sono stati forniti tra gli altri dai vertici di Feralpi, Rubinetterie Bresciane e Olimpia Splendid
Tra gli imprenditori dell’area (e sulla stampa) sta salendo in questi giorni il timore per la tenuta dell’export della provincia di Brescia, legato a doppia mandata all’andamento dell’economia tedesca, prima in rallentamento ma arrivata in territorio negativo (-0,1%) nel terzo trimestre 2023 rispetto al precedente (dopo la stagnazione del primo e il +0,1% del secondo; il governo un mese fa ha detto di ritenere che nel 2023 il Pil subirà una flessione dello 0,4%).
Il grido di sofferenza, raccolto nelle ultime settimane tra gli altri da Sole 24 Ore, Huffington Post e Corriere della Sera, arriva come detto in primis dal Bresciano. Se al mercato tedesco è attribuito un peso del 12,4% sulle vendite estere complessive italiane, nella provincia lombarda dove operano diverse imprese dei settori di metallurgia, meccanica e automotive, la fetta arriva al 20%. Secondo il Sole in ambito manifatturiero la flessione nel secondo trimestre è stata del 18%, con un ammanco di oltre 200 milioni frutto sì di una diminuzione dei prezzi ma anche al calo dei volumi. Per il gruppo siderurgico Feralpi, ha dichiarato alla testata il suo presidente Giuseppe Pasini, la flessione in particolare è stata del 25%. Altre testimonianze raccolte sono state quelle di Aldo Bonomi, presidente e ad di Rubinetterie Bresciane (Bonomi Group), per il quale il calo è stato del 30% e di Roberto Saccone, presidente di Olimpia Splendid, che realizza climatizzatori, che ha parlato di vendite dimezzate.
Come detto le difficoltà dell’economia tedesca non hanno ricadute solo nella provincia di Brescia. Al nord, a soffrire è anche il Veneto orientale. Interpellata da Huffington Post, Confindustria Veneto Est ha rilevato come le esportazioni verso la Germania abbiano retto nella prima metà dell’anno, ma che le aziende toccate dal fenomeno, già visibile, del calo degli ordini, stanno già riorientando l’offerta verso i mercati di Europa dell’Est, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. A esprimere preoccupazione è stato invece un altro imprenditore, rappresentante di un’altra provincia toccata dai cali, ovvero il bergamasco Paolo Agnelli, di Gruppo Alluminio Agnelli, che rispetto alle criticità dell’export ha allargato il discorso a cause diverse quali la carenza di adeguati sostegni dallo stato per i costi dell’energia alle aziende metallurgiche, a quello della produttività per singolo lavoratore, così come alla superiorità qualitativa della produzione italiana che “comincia ad assottigliarsi” rendendo quindi meno giustificati prezzi più alti.
ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER GRATUITA DI SUPPLY CHAIN ITALY